Guadagnuolo dipinge Stayin’ Alive, You should be dancing e la splendida How deep is your love dei Bee Gees – In occasione del 42° anniversario dall’uscita del celebre film La febbre del sabato sera Francesco Guadagnuolo ha dedicato due suoi lavori pittorici alla musica dei Bee Gees intitolati: Stayin’ Alive –You should be dancing (riconducibile allo straordinario assolo di danza). Il secondo quadro alla romantica canzone d’amore How deep is your love che conclude il film.
Film e canzoni rappresentano l’epoca storica della disco music, non solo uno stile musicale, ma una manifestazione sociale e culturale. “La febbre del sabato sera” (“Saturday Night Fever”), diretta dal regista John Badham, giunta nei cinematografi nel 1977, oltre ad affermare l’attore John Travolta, imprimerà ancora e tuttora la personalità musicale dei Bee Gees. Dopo 42 anni, il film prosegue ad essere un affascinante originale punto di riferimento musicale.
Le opere di Guadagnuolo non sono solo un omaggio ai Bee Gees e alla disco music, ma al pensiero e all’estetica degli anni ’70, che proiettava le prime indicazioni di quel piacere morale scoppiato negli anni ’80, diventandone un emblema che ha concorso a plasmare l’effigie, ma anche la concezione di una generazione di giovani. Insomma una pietra miliare della storia del cinema e della musica che, ancora oggi, vive in un film, in cui colonna sonora e sceneggiatura si fondono creando un tutt’uno, infatti, la musica esorta ogni scena, in un’unità assoluta tra conversi e brani. Film e canzoni sviluppano argomenti importanti ed esaminano difficoltà della condizione umana giovanile che sono presentemente attuali, come: razzismo, emigrazione, droga e alcool nelle discoteche, aggressività tra bande malavitose, violenza nel sesso. Sebbene l’ambientazione artistico musicale stupefacente, rimane un film dai testi molto dolorosi, così le canzoni, come ha riferito Robin Gibb: «L’argomento di “Stayin‘ Alive” è in realtà piuttosto serio; riguarda la sopravvivenza nelle strade di New York, e il testo in realtà lo dice». Così anche Barry Gibbi: «La gente chiede aiuto. Canzoni disperate. Queste sono quelle che diventano davvero grandi. “Stayin’ Alive” è la sintesi di ciò. Tutti lottano contro il mondo, combattendo tutte le cazzate e le cose che possono trascinarti giù. Ed è davvero una vittoria anche solo sopravvivere. Ma quando ti rialzi e vinci sei più forte di prima». Infatti, le opere di Guadagnuolo, oltre a comunicarci: musica Pop, suoni straordinari, fenomeni elettronici e situazioni metropolitane, esprimono il dramma che si vive nelle strade di New York e per raccontarci questo ha usato addirittura la fiamma ossidrica bruciando la tavola di legno dove ha poi dipinto, facendo trasparire la combustione prodotta, amalgamata nelle varie strade di New York, rappresentate con un interno/esterno nelle opere, con i titoli delle canzoni dei Bee Gees intervallate nella vita che si vive sul dancefloor.
In queste opere pittoriche si sente energia evocativa, abile a spingere anche altre configurazioni creative, di dimensioni percettive, che va oltre il campo visivo. L’artista parte, come progetto, dalla pista di ballo come un grande palcoscenico, dove si attuano l’esibizione e le giravolte più incredibili creative e sensuali al fine di socializzare e definire i rapporti all’interno di un gruppo, cercando di dimenticare le bruttezze della vita. Attraverso la coreografia, i corpi bramano per dare richiamo alle emozioni e ai sentimenti più circostanti all’epoca in cui si vive: gesti, movimenti, configurazioni e intrecci richiamano i pezzi musicali dei Bee Gees. È lì che si è ispirato Guadagnuolo nelle luci geometriche delle discoteche ritagliate in quadrati dove trova lo spazio per le sue sperimentazioni luministiche. Guadagnuolo vuole far apparire la febbre percepita sia come emotività sia come assordamento, un misto di appagamento e azzardo per rappresentare le ore notturne vissute sulla piattaforma danzante. È proprio in quel periodo che nascono discoteche storiche come lo Studio 54 (1977-1986), di New York ubicata al 254 della 54a strada a Manhattan. Nelle discoteche degli anni settanta-ottanta hanno trovato ispirazione designer, stilisti artisti come Andy Warhol e Keith Haring ed architetti, esempio: le architetture di Isozaki e gli arredi di Starck. Possiamo dire che la disco music ha originato una nuova cultura e le discoteche, non hanno cooperato solo all’evoluzione di musiche e stili di vita, ma sono state anche l’ambiente creativo delle arti.