Niccolò Fabi in concerto il 5 agosto a Fordongianus (OR), nella bella cornice delle Antiche Terme Romane: il festival Dromos, appuntamento immancabile e tra i più attesi dell’estate musicale in Sardegna, posa così la prima tessera nel mosaico della sua ventiduesima edizione.
Il cantautore romano approderà nell’isola con il tour estivo – prodotto e organizzato da Magellano Concerti e Ovest – del suo nuovo disco di inediti, “Tradizione e tradimento“, pubblicato lo scorso ottobre, tre anni dopo il successo di “Una somma di piccole cose” con cui ha vinto la Targa Tenco per il miglior disco in assoluto del 2016 (bissando così l’alloro ottenuto nel 2013 con l’album “Ecco“). Scritto e registrato tra Roma e Ibiza, “Tradizione e tradimento“ è il risultato di un lavoro corale che vede alla produzione artistica Niccolò Fabi insieme a Roberto Angelini e Pier Cortese, suoi storici amici e compagni di viaggio anche nel tour che l’estate prossima farà tappa a Fordongianus insieme ad Alberto Bianco, Daniele “mf coffee” Rossi e Filippo Cornaglia.
I biglietti – a 25 euro in poltronissima, 20 in poltrona e 15 in piedi (più diritti di prevendita) – si possono acquistare da lunedì 9 marzo online e nei punti vendita di Ticketone e poi anche sul circuito Box Office.
In programma nel consueto periodo della prima quindicina di agosto, Dromos celebra quest’anno la sua edizione numero ventidue sotto il titolo “Tentazioni”; un tema da affrontare seguendo la prospettiva suggerita da uno dei più noti aforismi di Oscar Wilde: “Posso resistere a tutto tranne che alla tentazione”. Quelle di Dromos saranno, come sempre, soprattutto tentazioni musicali, con il jazz a fare la parte del leone; ma non solo, perché l’arte contemporanea, la fotografia, il cinema, la letteratura, troveranno ancora una volta il giusto spazio nel vasto cartellone del festival con la partecipazione di artisti di caratura internazionale, nazionale e regionale, per una pluralità di generi e stili musicali e artistici in una sintesi ideale tra dimensione globale e locale.
Ben radicato nel suo territorio ma aperto al mondo, Dromos andrà come sempre in scena nei più suggestivi spazi urbani o naturali dei comuni (ben tredici nella scorsa edizione) che compongono il suo circuito, con il contributo delle comunità locali e degli enti istituzionali che sostengono il festival: gli Assessorati del Turismo e della Cultura della Regione Autonoma della Sardegna, le amministrazioni dei Comuni coinvolti, la Fondazione di Sardegna e, nuovo ingresso di quest’anno, Tiscali, la società di telecomunicazioni con base a Cagliari, che nei suoi spazi del campus de Sa Illetta ospiterà una selezione rappresentativa delle opere della Collezione Mameli, incentrata sulla produzione e sui percorsi estetici delle nuove generazioni di artisti attivi in Sardegna e non solo.
«Tentazioni culturali, dunque, plasmate sulle peculiarità della Sardegna centro-occidentale – dalle sue coste alle sue montagne –, che caratterizzeranno un festival la cui finalità è quella di mantenere un forte legame col territorio, con le sue tradizioni popolari, la sua cultura materiale e il suo patrimonio enogastronomico», scrive il curaotre della mostra Ivo Serafino Fenu nella sua premessa all’edizione numero ventidue di Dromos: «Un intreccio di relazioni tra aree geografiche distanti, tra popolazioni e tradizioni culturali diverse che in Dromos si incontrano e si confrontano, in una circolarità che, partendo dal paese, al paese ritorna, perché, per dirla con Cesare Pavese, un paese ci vuole. Tentazioni destinate a trasformarsi in quel frutto proibito seduttivo e ammaliante, al quale non si può dir di no perché il segreto della felicità è cedere alle tentazioni (O. Wilde). E Dromos – con quel pizzico di follia e di positiva utopia che da sempre lo caratterizza –, si pone, dunque, l’obbiettivo di riverberare quella “felicità“ sui territori e sulle comunità che vivono e investono nel festival, stimolando o riattivando quella condizione umana della “restanza“, in bilico tra resilienza e resistenza. Restanza è, infatti, desiderio di restare, è una condizione interiore e, al contempo, la consapevolezza della fatica materiale di chi sceglie di rimanere in un determinato luogo, legato alle proprie radici, perché restare nei paesi d’origine non è sterile nostalgia ma scelta consapevole, certezza di trovare in quegli stessi luoghi nutrimento per il corpo e per lo spirito. Se poi, alla figura del “restante“, si somma quella del “ritornante“, di colui che, abbandonata la sua terra per costrizione o, talvolta, per curiosità e necessità intellettuale, decide, – una volta acquisito o consolidato un patrimonio esperenziale più strutturato – di tornare, si attiva un processo virtuoso di quel “ripopolamento culturale che sta divenendo oggetto di studio per la cosiddetta Antropologia della Ritornanza: un fenomeno che Dromos, quest’anno, intende promuovere e incentivare attraverso le sue irresistibili Tentazioni».