Simon Mago, tra leggenda e storia – Gli Atti degli apostoli parlano di un certo Simone che, a Samaria, andava in giro spacciandosi per messaggero di Dio e che gli abitanti della città gli prestavano ascolto perché da molto tempo incantati dalle sue arti magiche (8, 9-12). Numerose fonti dei primi secoli cristiani forniscono notizie su questo personaggio: tra esse, Ireneo di Lione che ne tratteggia l’ideologia (Contro le eresie, I, 23, 1-5 e 24, 1-2) e Giustino, il quale accusa i romani di averlo elevato agli onori divini (Apologia, I, 26, 13).
In verità, quest’ultimo scrittore del sec. II d.C. commette un grave errore – difficile stabilire quanto involontario o meno – giacché sostiene che « a Roma, la vostra città regale, fu ritenuto un dio e l’avete onorato erigendogli una statua. Essa si trova tra i due ponti sul Tevere e reca l’iscrizione il latino “Simone deo sancto” ». È vero che nel 1574 alcuni scavi sull’Isola Tiberina portarono alla luce un’epigrafe ove risultava la dedica « Semoni deo sancto filio », ma si trattava di un omaggio a un’antica divinità romana, protettrice dei giuramenti.
Va bene, anche i santi possono sbagliare. Il fatto è che le citate fonti del sec. II dell’era cristiana non gettano luce alcuna su questa figura, a metà fra il saltimbanco e l’eresiarca. Esiste una certa tradizione che lo vuole nativo di Gitta, località limitrofa a Samaria, ove egli avrebbe praticato l’occultismo. Quindi, nell’anno 37 d.C., Simone avrebbe abbracciato la fede cristiana, facendosi battezzare da Filippo.
È importante osservare però che questo apostolo non soltanto ricopriva un ruolo primario nella comunità essenza di Giacomo il Maggiore (fratello di Gesù e capo della c.d. Chiesa di Gerusalemme) ma, con tutta probabilità, fu l’autore di molteplici scritti gnostici rinvenuti nelle grotte di Nag Hammadi.
In maniera conforme agli Atti, Giustino riporta che Simone avrebbe offerto denaro a Pietro e a Paolo per ottenere il potere di sanare i malati attraverso l’imposizione delle mani. Più di uno scritto apocrifo racconta poi di una sfida che Simone avrebbe lanciato ai due apostoli, non però a Samaria, bensì a Roma, al tempo di Claudio Tiberio Nerone.
Ho trovato due versioni di questo episodio. Secondo la prima, Simone millanta di poter levitare, ma le invocazione al cielo di Pietro e di Paolo producono l’effetto di smascherare l’inganno. Non è chiaro il trucco con il quale Simone avrebbe simulato il proprio sollevarsi dal suolo, mentre è sicuro che sia precipitato da una certa altezza, morendo sfracellandosi. Questa versione deve aver riscosso gran successo nella cultura tradizionale cristiana al punto che, ancora nel sec. XVII, il pittore Francesco Solimena riproduce l’evento in un celebre affresco della basilica partenopea di San Paolo Maggiore.
La seconda versione è meno truculenta e dotata di una qualche vena comica, necessaria per screditare la pericolosa figura dell’eretico: Simone sostiene di poter risorgere dopo tre giorni come Gesù e si fa murare in una tomba. E lì resta stecchito.
La mia personale convinzione è che, al di là della tradizione, degli scritti del proto-cristianesimo, delle leggende più o meno fantasiose, il personaggio di Simone antagonista degli apostoli nessuna corrispondenza possieda con l’omonimo fondatore di una corrente gnostica ispirata ai principi del mazdeismo iranico e vissuto, a parer di qualcuno, addirittura un paio di generazioni prima del mago di Samaria. E non è un caso che Dante, riprendendo la nozione di « padre di tutte le eresie », collochi Simone gnostico (non il mago) nel girone infernale dei fraudolenti (Inf, XIX, 1-6 ).
L’Alighieri si connette certo alla tradizione antica che fa derivare il termine “simonia” dal tentativo di acquisto della taumaturgia, ma è sintomatico che la condanna alla pena eterna venga espiata tra coloro che hanno tentato di danneggiare gravemente l’unità della Chiesa.
Simone lo gnostico si proclamava « figlio di Dio » nonché « emanazione del Pleroma » (l’originaria Unità indistinta dello gnosticismo), sostenendo che la donna al suo fianco, Elena, ex prostituta di Tiro, fosse Ennoia, il primo concetto scaturito dalla mente divina e la generatrice degli Eoni e degli angeli. Ci informa Ireneo che ella, secondo Simone: « è stata trattenuta dagli angeli e dalle potenze emesse da lei e da parte loro ha sofferto tutte le offese per impedirle che tornasse da suo padre, fino al punto da esser stata imprigionata in un corpo umano e condannata nei secoli a trasmigrare da uno all’altro involucro femminile. Ed era lei anche quella Elena di Troia per cui venne combattuta la guerra e per la quale venne privato della vista Stesicoro che la diffamò con i suoi canti; questi poi, essendosi pentito e avendo composto le Palinodie in cui l’ha glorificata, ha riacquistato la facoltà del vedere. Pertanto ella, trasmigrando la un corpo all’altro e continuando a sopportare l’offesa, da ultimo ha esercitato il mestiere di meretrice in un bordello: è questa la pecora smarrita (Lc., 15, 4) ».
Simili testimonianze degli autori cristiani dei primi secoli hanno contribuito alla fusione tra le due figure che, al contrario, vanno assolutamente tenute distinte. Simone lo gnostico non vantava poteri divini né mai aveva avuto occasione di incontrare Pietro e Paolo. Godeva di una folta schiera di seguaci e predicava la sua missione di liberare il mondo dal dominio degli angeli cattivi, tra i quali includeva il Dio dell’Antico Testamento. In accordo con altri esponenti della gnosi, sosteneva il docetismo, vale a dire la natura solo divina di Gesù, con la conseguenza di vedere nella morte in croce una pura apparenza.
Sorge spontanea una considerazione: cosa risponde la critica storica moderna? Ebbene, essa si è divisa sul punto che un tale mito gnostico così elaborato già nella metà del sec. II d.C. possa retrodatarsi al periodo della predicazione apostolica e non costituisca invece una derivazione delle tesi di Valentino. Dietro questa discussione tuttavia, si nasconde un aspetto assai più rilevante: se e in qual misura lo gnosticismo esca dalle categoria di religione non cristiana a sé stante o sia una sostanziale eresia del cristianesimo. I lavori sono ancora in corso.