Dal 2 ottobre è disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming “I TUOI OCCHI”, nuovo brano di GIUSEPPE BINETTI che anticipa il nuovo EP.
“I tuoi occhi come stelle che danno luce al buio parlano di te”: così canta la voce di GIUSEPPE BINETTI nel suo nuovo brano dal titolo “I TUOI OCCHI”, una canzone, ma anche un’intima lettera che l’autore rivolge a una persona cara, a qualcuno che potrebbe riconoscere soltanto da uno sguardo.
«Secondo estratto dopo “Quello che non ti ho detto”, aspettando sia pronto il nuovo EP – spiega l’autore a proposito del suo nuovo brano – “I tuoi occhi” è una canzone che si presenta in una veste un po’ più soft rispetto allo stile aggressivo che contraddistingue le mie precedenti produzioni musicali. Questo si percepisce dal melodico inserimento del piano, sebbene sia presente con un ritmo incalzante».
Il videoclip ufficiale di “I tuoi occhi”, diretto da Edoardo Bossi, è stato girato alla terrazza Mazzotti.
Chi è Giuseppe Binetti? Presentati ai nostri lettori.
Sono un cantautore italiano con una forte passione per la musica che mi è stata inculcata dai miei zii musicisti. Attraverso le mie canzoni provo ad esprimere non solo le mie emozioni ma anche lo stato sociale in cui viviamo.
Di cosa parla il tuo ultimo brano? Quando l’hai scritto?
“ I tuoi occhi” nasce durante il periodo del lockdwn che non ci ha consentito di vedere le persone a noi care. Quante volte nella nostra mente abbiamo immaginato i loro occhi. Quegli occhi che “come stelle danno luce al buio”, in quel periodo buio in cui solo la speranza di rivederli ci aiutava a non sentire dentro il silenzio che ci circondava.
Qual è il tuo brano al quale sei più legato e perché?
La canzone alla quale sono più legato è “Solo rock” che è stato anche il titolo del mio primo album. Questo brano ha avuto una grande risonanza e testimonia la mia passione per la musica rock.
Quali sono i tuoi miti, anche al di fuori dell’industria musicale, e perché?
Io sono un appassionato della musica rock e non potrei non citare Vasco Rossi quale icona del rock italiano al quale mi sono ispirato fin da piccolo. Ho interpretato le sue canzoni in varie situazioni e sono stato anche premiato come miglior cover band di Vasco Rossi. Ma un mio grande mito, al di fuori del settore musicale, è Papa Giovanno Paolo II che riusciva attraverso il suo modo di esprimersi ad arrivare al cuore della gente. Mi ricordo che una volta disse: “Io sono un sostenitore del… come si chiama… rock.” E come non dargli ragione, anche io sono un sostenitore del rock!!
Un pro e un contro dell’essere un musicista.
L’aspetto più entusiasmante dell’essere un musicista è il carico di emozioni che deriva dal contatto diretto con il pubblico inclusa l’interazione attraverso i social media, che si sta imponendo sempre più sulla scena musicale soprattutto a seguito della pandemia. Un aspetto invece poco appagante è avere illusione di emergere in una realtà dove tutto è effimero e nonostante gli sforzi e la costante dedizione, a volte, non si raggiungono i risultati attesi.
Qual è una cosa che non hai ancora avuto modo di dire nelle altre interviste e che vorresti far sapere ai tuoi ascoltatori?
Nonostante le difficoltà che presenta il settore musicale e nonostante il poco tempo a disposizione perchè sono un musicista per passione ma di lavoro faccio altro, non ho mai smesso di suonare ma soprattutto non ho mai smesso di credere nel potere della musica. E come disse Hornby, “la musica ha un grande potere: ti riporta indietro nel momento stesso in cui ti porta avanti, così che provi, contemporaneamente, nostalgia e speranza”.