Il 15 gennaio è uscito 23 giugno, il nuovo singolo dei Capitale, band romana tra sonorità alt-rock e influenze d’introspezione cantautorale.
- 23 giugno è il secondo singolo della vostra avventura musicale. Come nascono i Capitale? Da una necessità personale o musicale?
Devo dire che tutti e 5 suoniamo da tanti anni con un sacco di progetti diversi, ma sempre nel panorama del Rock e di tutti i suoi sottogeneri. Ad inizio 2020 abbiamo reso reale un’idea che frullava nella testa di Michele (voce) e Daniele (chitarra) da un paio d’anni: rimettersi in gioco con un gruppo rock e vedere cosa ne usciva fuori. Ed eccoci qui abbiamo registrato un sacco di demo in 3-4 mesi, scelto quelli che ci convincevano di più e registrato un disco a Settembre.
- Quanto il 2020 ha influenzato la scrittura e il mood dei vostri brani?
Tutto il disco, ed i singoli che lo precedono, sono stati scritti nella prima metà del 2020 quindi in pieno lockdown, pandemia, rivoluzione della cultura e delle abitudini. Credo che si sentano i toni cupi in giro per l’album. Ma forse, fare musica in questo anno assurdo, è stato quello che ci ha permesso di tirare avanti in certi momenti veramente tosti.
- Quali sono le band italiane e internazionali che più influenzano i Capitale?
È innegabile che nella scena italiana i nostri riferimenti sono Ministri, Zen Circus, Teatro degli Orrori, Giorgio Canali e Cara Calma per citarne alcuni, se dovessimo guardare al panorama internazionale abbiamo interessi molto disparati, ma a tutti quanti piacciono i Foo Fighters, Biffy Clyro, Idles e Muse ad esempio.
- Se rifacessimo quest’intervista tra un anno, cosa vorreste poter dire?
Vorremmo poter dire che ricominciare a suonare in giro per l’italia è stata la più bella novità del nostro anno, che nel frattempo abbiamo scritto un altro disco maturando un po’ la nostra proposta ed il nostro sound (che è vero, lo stiamo già scrivendo) e che finalmente Pippo (batteria) dopo mesi a romperci l’anima ha finito il trasloco e gli hanno allacciato tutte le utenze.