Chimere Nostre di Isabella Caracciolo
Il secondo lavoro di Isabella Caracciolo, Chimere nostre (dei Merangoli), si destreggia tra una moltitudine di argomenti e riesce ad unire sapientemente la letteratura con la quotidianità, passando per la psicologia.
Il racconto è narrato in prima persona da Filippo che vive nell’assoluta ossessione per il Tasso al punto che la sua smania di comprenderlo finisce con il farlo identificare in lui. Più volte negli anni Filippo proverà a mettere un punto alla sua interpretazione drammaturgica dell’autore, ma senza successo: ogni volta ad attenderlo, invece delle parole, vi erano le crisi bipolari ed una depressione profonda. Entrambi biglietti da visita per una terapia psicologica e addirittura un ricovero, più che per una concreta pubblicazione. Una patologia questa, che sembra accomunare tutta la famiglia di Filippo: ne è affetto, infatti, anche suo padre, Attilio. L’elemento potente di questo lavoro è proprio nella descrizione della malattia che non è per nulla romanzata: essa è realtà, come affermato dallo stesso psicologo Mario del Villano che ne compila la postfazione.
Insomma, un libro, Chimere Nostre, che procede tra la narrazione in prima persona di Filippo e squarci letterari, un viaggio alla scoperta dell’Io più profondo… come direbbe Freud.
Assolutamente da leggere.
Isabella Caracciolo nasce nel 1963 a Pisa e nel 1970 si trasferisce a Roma, dove si laurea in Letteratura Italiana con una Tesi su Tommaso Landolfi, scrittore, traduttore e glottoteta. Su Landolfi pubblica due saggi, il primo nella raccolta La liquida vertigine (2001), il secondo sulla rivista Paragone (agosto-dicembre 2007). Dal 2011 vive e lavora in Francia. Chimere nostre è il suo primo romanzo