Grazia Marzolla, classe 1990 è una scrittrice pugliese. Nata a Monopoli in provincia di Bari, vive ad Alberobello, la città dei trulli. Laureata in Scienze politiche, lavora in ambito turistico. È una ragazza sensibile, umile e testarda, affascinata dalle cose semplici, come passeggiare e osservare le bellezze della natura. Amante dei fiori, della cucina e della lettura, la Marzolla ama dedicare il suo tempo agli affetti più cari. Due a due, il suo primo romanzo pubblicato dalla Giovane Holden Edizioni, nasce in un periodo buio della sua vita, a causa della ricerca disperata di un figlio che non voleva arrivare. Di colpo la luce, la stessa che l’autrice vuole regalare ai suoi lettori attraverso le pagine del suo romanzo. Conosciamola meglio.
Ciao Grazia. Benvenuta! Come nasce “Due a due”?
Due a due nasce due anni fa in un periodo un po’ buio della mia vita, quando desideravo un figlio ma non stava arrivando. Nonostante il dolore e la paura, nutrivo grande speranza per la vita che reputo in sé un desiderio di Dio di tenere vivo questo mondo. “Siamo donne madri di qualsiasi sogno partorito” dico nella dedica. I desideri devono mantenerci vigili e vivi, non trasformarsi in ossessioni. E ho voluto lasciare questo messaggio di amore per la vita con una narrazione contemporanea.
Mi ha emozionato tantissimo scoprire che la pubblicazione del tuo romanzo è coincisa con un piccolo miracolo. Ce ne vuoi parlare?
Decisamente sì. Ho scritto il mio romanzo da novembre 2018 a febbraio 2019. La casa editrice Giovane Holden mi ha fatto una proposta di pubblicazione nella primavera del 2019 e ad agosto sono rimasta incinta. Senza farlo apposta, creature tutte mie… due a due. Un romanzo e un figlio.
Quanto c’è di te e della tua vita nel romanzo?
Di me nel romanzo c’è il sogno, a volte utopico, di avere delle relazioni stabili e profonde in amicizia, amore e famiglia e un paio di eventi che sono realmente accaduti: l’incidente stradale che ha coinvolto mio marito undici anni fa e un sogno che ho fatto tornando da un pellegrinaggio a San Francesco di Paola.
In un tuo post hai scritto che “la vita ha senso solo se spesa in emozioni e relazioni”. Già dal titolo del romanzo è evidente quanto sia importante per te il fatto di percorrere la propria esistenza in compagnia di qualcuno e non da soli. Ci vuoi spiegare meglio?
“Li mandò a due a due.” Due a due è un romanzo che vuole esaltare la bellezza della vita nonostante i dolori, nonostante la morte, sottolineando, attraverso l’intreccio delle varie relazioni, che è una cosa possibile solo attraversando tutto tenendo la mano a qualcuno. E poi perché il Vangelo dice chiaramente: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono Io in mezzo a loro.”
Hai detto: “Due è il numero da cui partire per poter raggiungere qualsiasi cosa”. Sembra una felice premonizione. Dove vuoi arrivare e cosa vuoi raggiungere ancora?
Guarda io penso di essere arrivata alla gioia più grande che è quella di essere stata chiamata a collaborare con Dio alla creazione. Il mio ventre ha generato una bambina, sono stata scelta per il miracolo della vita adesso non ho niente di più da chiedere. Continuerò a vivere di gratitudine e consapevolezza della grandezza che mi appartiene.
Parliamo del mondo editoriale. Quali sono le difficoltà maggiori che incontra uno scrittore al giorno d’oggi?
La difficoltà più grande è convincere chi ha il coltello dalla parte del manico a darti una possibilità. E non ho la soluzione a questo, forse non ce l’ha nessuno.
Puoi dare un consiglio a chi si affaccia per la prima volta nel mondo della scrittura?
Il mio consiglio è puntare alle singole soddisfazioni. Io gioisco per un semplice messaggio in privato di un lettore emozionato, commosso ed entusiasta di aver letto il mio libro come se avessi firmato un grande contratto editoriale.
Tu sei il chiaro esempio che nella vita la luce della speranza non deve spegnersi mai. Vuoi salutarci regalando ai lettori un messaggio positivo?
Certo. Vi lascio con un estratto del mio libro così magari desto anche curiosità:
“Oggi sono nata al cielo e se non avessi vissuto con entusiasmo non avrei potuto lasciarvi un messaggio di gioia. Sognate di lasciare questa Terra così, beati e soddisfatti senza i sensi di colpa per tutti gli attimi persi, senza rabbia e disperazione per tutti i doni che apparentemente vi sembrerà non aver ricevuto. Puntate a rischiare di farcela sempre. Dio vi vuole felici. Adesso, ognuno prenda un sacchetto di semi di bucaneve all’uscita e lo porti a casa. Correte a leggere la bellissima leggenda di questo fiore, mettete i semi in giardino, prendetevene cura e guardateli fiorire con pazienza l’inverno prossimo. La vostra vita ha la stessa potenza.”
Intervista a cura di Roberta Capriglione