Casta Editore è una giovane casa editrice messinese nata nel 2017 grazie alla passione e all’entusiasmo del suo fondatore, Giuseppe Castagnolo. In pochi anni il sogno di un bambino si è trasformato in un meritato successo imprenditoriale. Tra difficoltà, sacrifici e tanta voglia di conquistare il mercato, Casta Editore vanta un catalogo di tutto rispetto, con collane che vanno dalla narrativa, al fantasy, alla saggistica, fino ad arrivare ai titoli per i lettori più giovani. Qualità delle opere, attenzione all’editing e una distribuzione capillare su tutto il territorio nazionale chiudono il cerchio di una realtà editoriale mossa da intraprendenza, entusiasmo e una forte determinazione.
Ho intervistato Giuseppe Castagnolo per conoscere meglio la sua esperienza e per cercare di analizzare l’attuale andamento dell’editoria.
Iniziamo parlando un po’ della storia della casa editrice. Com’è nato il progetto editoriale?
Casta Editore nasce dai sogni di un bambino che all’età di otto anni amava circondarsi di libri e fumetti ed aveva già in testa idee editoriali: “pubblicava” giornalini dedicati a personaggi fantastici che “distribuiva” ad amici e parenti. Quel bambino divenuto adulto coltivò e realizzò il suo primo sogno: “pubblicare”, questa volta davvero, i suoi racconti ma per arrivare a raggiungere questo traguardo il cammino fu difficile e tortuoso: dovette scontrarsi con la realtà della maggior parte delle case editrici medio – piccole che in pratica esordivano complimentandosi per il manoscritto che avevano ricevuto e concludevano con uno slogan finale che si può tradurre in tre parole: “Se paghi scrivi”. Fu allora, dopo essere riuscito a trovare un editore serio, che iniziò a maturare un altro sogno: quello di creare una Casa Editrice tutta per sé che non richiedesse alcun contributo all’autore, che non l’obbligasse ad acquistare copie, che non gli imponesse un tariffario per l’editing, che non vincolasse il pagamento dei diritti d’autore ad un tot di copie vendute ecc. Casta Editore nasce nell’estate del 2017 e vuol dare la possibilità agli autori che selezionerà di realizzare (gratuitamente) il sogno di diventare uno scrittore. Casta Editore non punta alla quantità, non punta a pubblicare decine e decine di titoli all’anno solo per infoltire il catalogo, mira piuttosto alla qualità delle opere e alla possibilità di introdurle con successo in un mercato più che saturo com’ è quello editoriale.
Qual è l’aspetto più stimolante del mestiere dell’editore, quale, invece, il più complesso?
L’aspetto più stimolante è l’adrenalina che si prova dopo aver scelto un’opera che potrebbe diventare un capolavoro, un bestseller; il più complesso è la gestione ottimale del proprio catalogo perché a causa di innumerevoli fattori legati a una pubblicazione a volte gli obbiettivi prefissati non vengono raggiunti al 100%.
Quale caratteristica deve avere un editore per riuscire ad affermarsi in un mercato che, soprattutto in Italia, non fa i grandi numeri?
L’unica caratteristica che personalmente sento come seconda pelle e che secondo me è l’unica essenziale è la passione.
Perché uno scrittore dovrebbe scegliere Casta Editore? In cosa vi sentite differenti?
Casta ha un occhio speciale per gli esordienti, seleziona con cura ciascuna opera che pubblica, offre un servizio di editing che si sviluppa in diversi step e organizza un piano di lancio sempre in connessione con l’autore; siamo differenti da molti altri editori perché chi sceglie Casta sceglie una famiglia.
Tutti scrivono e pochi leggono. Secondo il tuo punto di vista, chi ha la responsabilità della scarsa predisposizione alla lettura degli italiani? È un fenomeno semplicemente culturale o c’è una sorta di “concausa” da parte degli addetti ai lavori?
Ogni volta che si arriva a questo argomento ricordo una citazione: “Una volta le bestie parlavano, oggi scrivono”. Non parlerei di addetti ai lavori perché ciascuno, a suo modo, cerca di proporre un’idea di cultura e di editoria che poi si può condividere o meno. Bisognerebbe intervenire maggiormente a livello scolastico per indirizzare i bambini e gli adolescenti alla lettura ma anche qui non mi sento di addebitare colpe alle istituzioni formative. Per quanto riguarda la predisposizione offro un proverbio siciliano: “Quannu u sceccu non vori mbiviri è inutiri chi ci frischi” (Traduzione non letterale: è inutile insistere quando qualcuno non intende fare qualcosa).
Cosa ne pensi del fenomeno del self publishing? Può in qualche modo contrastare il lavoro di una casa editrice?
Sul self publishing non vorrei essere troppo duro ma sono contrario in assoluto, è a causa delle autopubblicazioni (e dell’editoria a pagamento) che il mercato è inflazionato. Detto ciò sono sicuro del valore di alcuni prodotti in self ma è sempre meglio affidarsi a un editore che sottopone l’opera a un editing accurato (e se nonostante il lavoro degli editor qualche refuso può rimanere figurarsi per l’autore che si affida al self. O paga qualcuno per le correzioni o realizzerà un’opera approssimativa), e che permette di entrare nella catena distributiva nazionale (e non soltanto su Amazon o negli store online, per intenderci un librario non ordinerà mai un libro autoprodotto a meno che non ci sia un rapporto di amicizia con l’autore che gli fornisce direttamente le copie).
Cosa cercate in un manoscritto e quale aspetto può fare la differenza?
In un’opera cerchiamo quel quid che fa venire le farfalle allo stomaco. La differenza la fa lo stile, la scrittura e la capacità dell’autore di caratterizzare i personaggi.
È l’autore a portare in alto una casa editrice o viceversa?
Né l’uno né l’altro, è il lettore che sceglie chi far diventare grande.
Di un libro è più importante la qualità o la capacità di saperlo vendere?
La qualità in primis, che per noi è molto importante, ma anche la capacità di saperlo vendere. Le due cose vanno a braccetto.
Dove vuole arrivare Casta Editore?
Verso l’infinito e oltre.
Intervista a cura di Roberta Capriglione