Debutta in prima assoluta al Teatro Belli di Roma, sabato 15 e domenica 16 maggio, IL MANIFESTO, spettacolo scritto e diretto da Paolo Roberto Santo, interpretato da Francesco Bonaccorso.
Un monologo ironico e malinconico, che parte dall’esperienza personale del protagonista, Tommaso, per affrontare un viaggio nel contemporaneo e una riflessione sui sogni e le ambizioni di un giovane uomo, sul lavoro, sulla vita o meglio sul mestiere di vivere.
Tommaso, fuorisede sui venticinque anni, dopo aver conseguito la laurea in “Scienze della Comunicazione” si barcamena come può per trovare un lavoro e dare uno scopo alla sua vita.
Un pomeriggio come tanti, dopo innumerevoli colloqui rivelatisi delle clamorose fregature,
arriva l’occasione giusta… o quantomeno l’unica:
un lavoro come cartellone umano per pubblicizzare il nuovo, rivoluzionario modello di carta igienica
contenente al suo interno uno strato di sapone solidificato. La mansione consiste nel diventare un vero e proprio manifesto umano. Tommaso dovrà vagare per la città indossando il cartellone pubblicitario, nella speranza che qualcuno lo noti.
Nelle sue lunghe passeggiate il ragazzo osserva le persone, cerca di capire qualcosa sugli altri e su sé stesso.
Si domanda il motivo per cui, per avere una minima prospettiva di vita, debba andare in giro con un cartellone addosso. E soprattutto si chiede perché, con o senza cartellone, venga continuamente ignorato dal resto del mondo.
L’aspetto fisico, il carattere, le parole non dette, quelle che avrebbe fatto meglio a dire, e quelle che non avrebbe mai dovuto pronunciare, sono i pensieri che scatenano in lui una lunga riflessione che lo porterà a mettere in discussione tutta la sua vita.
“Il Manifesto” è un monologo teatrale caratterizzato da una messa in scena minimale ed essenziale, esaltata da proiezioni video con cui l’attore entra in relazione. Il protagonista si muove in uno spazio semi vuoto dove il gioco teatrale prende vita attraverso luci ed ombre con cui il protagonista si ritrova a dialogare e quindi a rapportarsi, e che si fanno metafora di passanti incontrati per strada o ombre di fantasmi interiori.
Come Tommaso è apparentemente immerso nella sua solitudine,
così l’attore mette alla prova le sue capacità espressive e interpretative, traendo forza da un allestimento privo di orpelli.
Momenti brillanti si fondono con altri più intimi ed introspettivi a intessere un “manifesto” della nostra contemporaneità, di una generazione, del cosa voglia dire per un giovane inseguire un sogno oggi. Tra ambizione, delusione, coraggio.