Apre oggi a Milano “IO | N”, la prima mostra del ciclo artistico “Extraordinario” promosso da Gaggenau e Cramum per ricominciare a pensare realmente al futuro a partire dagli spazi Gaggenau DesignElementi di Milano e Roma. L’ideatore, Sabino Maria Frassà, ha costruito il progetto intorno al filo conduttore del rapporto tra l’essere umano e lo spazio urbano, sociale e architettonico. Con “Extraordinario” Gaggenau e Cramum si uniscono, per il quarto anno consecutivo, in un percorso dedicato a scoprire il valore extraordinario di tutto ciò che ci circonda, nel quale arte e design si intrecciano, accumunati dalla forte capacità di superare l’ordinario, esplorando e portando all’estremo le potenzialità dello spazio e della materia.
Il ciclo di quattro mostre “Extraordinario” parte oggi con la mostra personale di Fabio Sandri “IO | N” aperta fino al 29 luglio al Gaggenau DesignElementi Hub di Milano. Il maestro dell’off-camera Fabio Sandri indaga il sempre più labile confine tra noi e gli altri e il concetto di spazio attraverso le sue celebri grandi installazioni fotografiche (“Stanze” e “Autoritratti”) realizzate senza l’ausilio di alcuna lente e/o macchina fotografica.
Le opere in mostra si integrano nello spazio meneghino a formare un intenso racconto sulla presa di coscienza dell’altro da sé, sul noi (da cui la natura quasi palindroma del titolo “IO” – “NOI”). “Per Sandri non esiste alcun grado di separazione tra l’io e l’altro da sé. Chi sono io? Io sono la realtà, lo spazio in cui esisto, mai da solo. Sono quindi anche tutto ciò che è altro da me, sono un infinito NOI,” spiega il curatore Sabino Maria Frassà, che aggiunge: “Le grandi “Stanze” appese alle pareti risultano organiche e complementari agli elementi di design dello showroom, che a loro volta diventano parte integrante della mostra: una camera da letto appesa alla parete si trova così al fianco di una vera cucina. Il risultato è un caleidoscopio di senso e suggestioni, aperto a infinite chiavi di lettura e altrettanti rimandi non solo a grandi artisti come Bacon, Giacometti e Vedova, ma anche ai maestri del design italiano Magistretti e Castiglioni”.
Nelle opere di Fabio Sandri, la luce diventa lo strumento per il disvelamento del reale; il medium fotografico viene indagato nella sua essenza, ovvero quale impronta su supporto fotosensibile a contatto diretto con la materialità dei luoghi. La carta fotografica viene utilizzata per creare, collassando in un’unica dimensione tutte quelle dello spazio abitato dall’uomo, ma in cui l’uomo non è il protagonista: è solo uno degli elementi di questa co-esistenza. “IO | N” diventa quindi una profonda riflessione sul dove finisco io e dove comincia l’altro: una divisione che in realtà non esiste, poiché eliminando la macchina fotografica, lo stesso artista fa parte dell’opera – ne diventa parte poiché è uno degli elementi che abita lo spazio.
Allo stesso modo, nel ciclo degli “Autoritratti” è il pubblico che diventa artefice dell’immagine finale, attraverso la propria scelta consapevole sul se e quanto restare immobili. Come ricorda il curatore: “Fabio Sandri ci porta a prendere decisioni, a riflettere su di noi nello spazio, chiedendoci di resistere e stare fermi per imprimere la nostra immagine attraverso il video sulla carta fotografica. In una società frenetica come la nostra, molti non ci riescono e così la maggior parte degli autoritratti è composto da infine sfocate immagini di spettri e ologrammi nello spazio”.
L’immagine scompare infine nell’ultima opera in mostra, “INCARNATO – FILTRO”. Si tratta di un’opera site-specific, un autoritratto collettivo, il NOI, che si formerà per tutta la durata della mostra: in questo NOI precipiteranno le impronte di tutte le persone che vivranno la mostra, ma anche lo spazio che abitiamo e di cui siamo intima parte.
Fabio Sandri – biografia
Nato a Valdagno (VI) nel 1964, si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia nel laboratorio di Emilio Vedova. Insegna presso il Liceo Artistico “U. Boccioni” di Valdagno e l’Accademia di Belle Arti di Bologna.
La sua ricerca artistica si caratterizza per una concezione plastica del medium fotografico, indagato nella sua essenza di impronta su supporto fotosensibile a contatto diretto con la materialità dei luoghi o di impronta continua in divenire temporale. Presenza umana e fisicità temporale precipitate nel materiale fotografico, opere in cui si sommano a volte impronte di film a quelle della situazione ambientale in processi aperti di costruzione.
Ha esposto la sua ricerca in diverse mostre personali e collettive curate da importanti teorici quali Italo Zannier, Daniela Palazzoli, Elio Grazioli, Tim Otto Roth, Simone Menegoi, Luca Panaro e altri. Ha esposto in diverse rassegne internazionali, in Italia e in Europa: Galerja Scuc (Lubiana, SLO); Kettle’s Yard (Cambridge, UK); Fotografia Europea (Reggio Emilia); Artforum (Berlino, D); Kurpfalzischmuseum (Heildelberg, D); Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di San Marino (RSM); Extra City Kunsthal di Anversa (B); SIFEST (Savignano, FC); Museo Salinas (Palermo).