Di recente è uscito il nuovo singolo di Dado Bargioni dal titolo A tempo terso. Si tratta del terzo singolo estratto da un nuovo album in uscita prossimamente, un brano che gioca già nell’ambiguità del titolo: “Terso” suona come “perso”, ma quella piccola consonante cambia totalmente il modo di vedere le cose, in una prospettiva più positiva di visione chiara del mondo, un mondo che ci lascia ogni giorno più soli ed incerti e che ha bisogno di un “Tempo Terso”, appunto. Ne abbiamo parlato direttamente con lui.
Cosa unisce i tre singoli pubblicati sinora in attesa dell’uscita del tuo nuovo album?
Sono canzoni nate qualche anno fa, risultato di una crescita personale come autore. Sono brani importanti con un equilibrio tra testo e musica che ricercavo da tempo. Suonano leggere ma ad un secondo ascolto si accede ad un altro livello, più profondo e di significato (è non mi riferisco solo al testo). Tutto l’album avrà una coerenza di questo tipo. È il frutto di una scrematura e di scelte ponderate (e svolte anche dolorose per me) fatte insieme al mio produttore Luca Grossi. Un Pop sfaccettato e dalle mille influenze, quello che io definisco “Meltin’ Pop”.
Come descriveresti A tempo terso a chi non l’ha ancora ascoltato?
È un brano solare dall’andamento funky pop. Una canzone da “domenica mattina”! Ci sono immagini evocative al suo interno ed è un elogio alla ricerca dei particolari, che in alcuni giorni sembrano rivelarsi in modo più nitido, come se avessimo usato degli occhiali. Nelle giornate di tempo terso ogni cosa diventa più chiara e comprensibile, che siano dettagli abitualmente nascosti o l’animo delle persone. Ma in fondo direi, a chi non l’ha ancora ascoltata, di non fermarsi alla mia descrizione, ma di ascoltarla. La canzone funziona quando in qualche modo ci riconosciamo in essa, facendo in modo che diventi parte della colonna sonora della nostra vita. Ma siamo diversi e le emozioni interagiscono fra di loro in svariati modi. Non è detto che la chiave di lettura che ho suggerito, sia quella più efficace per altri. L’importante è che rimanga qualcosa e che magari faccia nascere la voglia di ascoltarla nuovamente.
Chi sono gli altri musicisti che hanno collaborato con te?
In A Tempo Terso suono io tutti gli strumenti, eccetto la batteria. Per avere una parte ritmica veramente forte ci siamo affidati al talento e al tocco vintage di Lino Gitto (batterista dei The Winstons). Era lui l’uomo giusto al momento e nel posto giusto. I suoi fill alla Ringo Starr danno quel tocco Beatlesiano al pezzo che lo rende assai particolare. Gli altri musicisti che hanno collaborato all’album provengono dagli ambienti più disparati d’Italia, ma in comune hanno tutti, alla base, un rapporto di amicizia con me. Oltre a Gitto, hanno suonato grossi nomi come Fulvio Ferrari (attuale tastierista di Carboni), Dario Vezzani ed Emi Pierro (rispettivamente basso e batteria dei Ridillo) e poi, ovviamente tutti i Dado Bargioni Quattro + (Negro, Picollo, Negruzzo, Belluardo, Giacobbe, Vivaldi, Ristori, Tinto, Gagliardi, Bonzano, DeGennaro, Bargioni R. e Martinelli…e tanti altri). Nell’album ci sarà persino un coro gospel! Insomma non ci siamo fatti mancare nulla. Al mio fianco a suonare l’elettronica e a pistolettare con le manopoline c’è sempre stato lui, Luca Grossi (il mio produttore) e gran parte di questo super sound lo si deve a lui (e al gran lavoro di mastering di Andrea Bernie De Bernardi)! Ascoltatelo in cuffia!
Che tipo di ascoltatore sei? Quali sono i tuoi ultimi ascolti?
Sono pressoché anglofono nell’ascolto e sono orientato verso alcuni generi in particolare. Mi piace il jazz di Jamie Cullum e Gregory Porter; Lo yacht rock degli Steely Dan e di Michael McDonald; Il divertente spirito funk dei Vulfpeck (e tutti i loro progetti solisti) così come il maestosi e classici Earth Wind & Fire; Il folk di Crosby Stills & Nash e di James Taylor. Ma soprattutto continuo ad ascoltare il classy pop di Paul McCartney. Diciamo che negli anni la musica è cambiata quando lui l’ha fatta cambiare! Precursore e genio assoluto (lui e gli altri tre amichetti!). Fra gli italiani continuo ad amare Dalla e DeGregori ed il giovanissimo Fulminacci. L’ultimo disco che ho apprezzato è stato Contenta Tu di (un ancora ingiustamente poco conosciuto) Marco Castello!
Cosa c’è nel futuro di Dado Bargioni?
Spero tanta musica live! Qui se ne sente veramente il bisogno. Ma soprattutto si sente l’esigenza del pubblico! Quindi mi auguro di poter presto presentare il nuovo album (“Il Pezzo Mancante”) un po’ dappertutto, ma di farlo di fronte a persone in carne e ossa (e mascherine!). A fine mese uscirà un quarto singolo e quindi sarò impegnato anche con voi… a rilasciare una nuova intervista! Grazie ragazzi!