La Serenità di Flora. L’intervista

Ciao Flora, “Serenità” è il tuo nuovo singolo. Ce ne vuoi parlare?

Serenità è il primo di tre nuovi singoli legati da un filo comune: nati a ridosso dell’inizio della pandemia, cresciuti  immersi nell’attualità, i tre brani trovano la loro veste definitiva nel ritratto inconsapevole di un momento storico decisamente particolare. 

Il brano nasce nel settembre 2020 ma si trasforma acquisendo nuovo significato qualche mese dopo vestendosi di una nuova consapevolezza: la vita, di tanto in tanto, può mettersi di traverso a tutti i nostri piani, scombinarci il domani e mandare all’aria ogni progetto, lasciandoci in un limbo colmo di paura dove l’unica cosa possibile da fare per rimanere a galla è aggrapparsi alle piccole cose (che poi tanto piccole non sono), quelle che, quando la vita scorre senza troppi drammi, sembrano passare in secondo piano.

Prodotta insieme ai ragazzi di Bodacious Collective (Giovanni Pallotti, Davide Sollazzi e Massimo Colagiovanni) e a Paolo Zou, Serenità è un inno all’amore e alle piccole cose, quelle che sembrano sciocche e senza importanza, ma che in realtà contano più di tutto.

Dove trovi la “serenità” nella tua vita?

Cerco di trovarla nella cura degli affetti e nella ricerca dell’eternità in brevi istanti. 

Nel mio brano canto l’attimo fuggevole in cui ci si ferma ad ammirare Roma con il suo vento caldo che soffia dal mare, il desiderio di tornare a dormire nel suo stesso letto, ogni sera di ogni giorno che verrà, lo sguardo di due genitori che nonostante ne abbiano passate tante trovano sempre il modo di riscoprirsi innamorati. Da sempre nella mia quotidianità mi soffermo fin troppo sulle cose “piccole”: mi perdo mentre cammino con lo sguardo alzato a guardare i balconi delle case, assaporo il primo sorso di birra come fosse un respiro d’aria fresca dopo un’apnea durata anni. 

Come hai vissuto il lockdown? Come ha influenzato la tua creatività?

Inizialmente il lockdown è stato un momento piacevole. Per forza di cose sono riuscita a staccare dai tanti impegni che avevo, a godermi la convivenza con la mia famiglia (ad inizio marzo mi trovavo a Roma a casa dei miei genitori), e ad assaporare la lentezza del tempo. Con il passare dei giorni però la tranquillità ha lasciato spazio alle tante ansie e paure per la salute dei miei famigliari, alla sensazione di impotenza davanti alla gravità del periodo storico che stiamo ancora vivendo e al dispiacere dovuto all’impossibilità di poter esercitare il mio mestiere. 

Spesso mi sono sentita persa e spaesata. 

La scrittura di canzoni si è rivelata fortunatamente una grande amica dalle doti catartiche e liberatorie: sono riuscita a convogliare le mie emozioni, i miei slanci, le nuove presunte consapevolezze e le mie paure in tre capitoli che sono tre canzoni. 

Hai mai suonato le tue canzoni live? Quale è il palco dei tuoi sogni?

Ciò che più amo di questo mestiere è la dimensione live. Dopo l’uscita del mio Ep “Si vedono i fiori” nel 2019 ho girato l’Italia portando la mia musica nei live club in versione acustica solo io e il mio pianoforte. Ci sono poi stati concerti in elettrico con la mia band che porto nel cuore. Oggi mi manca davvero esibirmi su un palco, mi mancano gli sguardi complici con gli altri musicisti, mi manca sentire il pubblico cantare insieme a me una mia canzone. Spero di tornare a suonare prestissimo. Mi piacerebbe un giorno arrivare a suonare all’Ariston di Sanremo ma sognando in grande il mio palco ideale lo immagino dentro uno stadio. 

Con questo brano come speri di influenzare il tuo pubblico? A chi ti rivolgi? 

Mi rivolgo a chiunque senza alcuna esclusione di genere o età con il solo intento di mostrare un po’ della mia anima e di trasmettere sensazioni positive. 

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