“Patricia”: i Flowers For Boys raccontano il loro singolo

Il 22 aprile è uscito “Patricia”, il singolo della band emergente pugliese Flowers For Boys. Il brano, distribuito per l’Angapp Music Records, si dimostra come un ritmato incoraggiamento ad amarsi oltre ogni definizione. Il gruppo ha rilasciato un’intervista in cui si racconta meglio

Benvenuti ragazzi ! Intanto da dove deriva il nome della vostra band?

Il nome è un po’ il manifesto della nostra musica. Infatti, un gesto inusuale quale dare dei fiori a un ragazzo, va un po’ contro i preconcetti ai quali la società ci ha abituati. L’ evento scatenante l’abbiamo notato per caso alla serata finale di Sanremo di qualche anno fa quando Veronica, la cantante de La Rappresentante di Lista, appena ricevuto il bouquet, lo ha consegnato all’altro membro, Dario.

Subito ci siamo resi conto della potentissima semplicità di un semplice gesto. Ed è proprio questo il punto: vediamo le nostre canzoni, come anche “Patricia” come un qualcosa di semplicemente potente, ma contemporaneamente cantarle è un gesto di gentilezza, come lo è ogni forma d’arte.

Quali sono i vostri percorsi artistici? Come si sono incontrate le vostre strade?

Ci siamo conosciuti all’interno della scena barese, non molto tempo fa. Carlo ascolta ad un live il vecchio gruppo di Federico e pensa “vorrei davvero suonare in questo gruppo!”. L’occasione si presentò qualche tempo dopo, ed effettivamente iniziammo a suonare assieme così, per caso.

Così come per caso è nato il desiderio di sperimentare un genere che nessuno dei due aveva mai affrontato prima. Fortunatamente, abbiamo trovato altre due persone che condividono con noi lo stesso identico desiderio!

Il singolo “Patricia” parte da tematiche molto complesse come la transfobia o la disforia di genere. Qual è il motivo che vi ha spinto a trattare argomenti così attuali?

In realtà il brano è nato in maniera differente e partiva da una storia completamente diversa. Ma nel corso della stesura del testo, è emersa in maniera naturale una storia che affrontasse il superamento di difficoltà da parte di una donna transgender. Ci è subito parsa una possibilità di riscatto in musica per coloro che si sentono discriminati e giudicati, ma anche una celebrazione del raggiungimento dell’espressione completa del proprio essere.

Per essere il più possibile rispettosi di chi queste situazioni le vive in prima persona, abbiamo deciso di rivolgerci ad associazioni di promozione sociale del territorio, ascoltando assieme il brano e confrontandoci sul testo. È stato un momento di condivisione emozionante.

Da quali generi musicali siete maggiormente influenzati?

Il gruppo è partito col presupposto di far convogliare i nostri background musicali in un progetto che unisse la musica popolare con la ricerca sonora trovando un saldo punto d’incontro nei Two Doors Cinema Club, band inglese che al meglio rispecchia il sound a cui puntavamo.

I loro precursori, i Phoenix, sono venuti immediatamente dopo: più grezzi e spinti verso sonorità meno elettroniche, sono stati l’ispirazione perfetta per alcune nostre scelte artistiche in molte delle nostre canzoni. Dopo aver scritto i primissimi pezzi, abbiamo notato come ci accomunasse una curiosità nell’esplorare sonorità più house.

Questa curiosità artistica ha portato nuova linfa vitale che hanno trasformato il nostro sound introducendo elementi da band come Subsonica, Beck, Tuxedo e artisti come Tame Impala e Cosmo facendo virare tutto il progetto maggiormente verso la house music ed un più pesante uso di sintetizzatori pur rimanendo ancorati alle radici propriamente indie.

 

Credete che il brano “Patricia” sia una novità rispetto al vostro background musicale o una conferma?

Consideriamo “Patricia” come una pietra miliare del nostro stile compositivo. È stato un meraviglioso viaggio alla ricerca del modo più giusto  di esprimere la nostra sensibilità artistica. L’unione tra i suoni grezzi dell’indie e il nostro amore per i sintetizzatori, la ricerca sonora, volta a portare avanti il nostro messaggio nel modo più naturale e fresco possibile, non sono altro che un mezzo per far comprendere la doppia natura della gentilezza, ugualmente rappresentata da questa dicotomia apparentemente inconciliabile.

Avete in programma dei live? Come vi fa sentire poter suonare dal vivo di nuovo?

Questi ultimi anni sono stati difficili, sotto ogni piano. L’ambito musicale non ne è rimasto inerme. La nostra band si è trovata a nascere proprio in questo periodo. Abbiamo vissuto la fatica legata all’impossibilità di esibirci, di poter tirar fuori quello che avevamo preparato in questi anni.

Ora le cose stanno cominciando a tornare alla normalità e ce ne stiamo rendendo conto. Potersi esibire live è un momento meraviglioso ed emozionante, di condivisione con il pubblico (emozione che la registrazione in studio non può dare). Abbiamo già più date ed eventi fissati per i prossimi mesi, speriamo possano essere sempre di più!

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