Contemporary Cluster [Collective Intelligence] sabato 14 maggio arriva a Trastevere in Piazza di San Calisto.
Cluster, Drago Publisher, Ginnika e Honiro presentano il loro primo progetto corale all’insegna dell’Intelligenza Collettiva affidando allo street artist JBROCK il compito di riportare l’arte e il pubblico nei luoghi più iconici di Roma. Una mostra itinerante di street art, suddivisa in sette appuntamenti, che toccherà gli ambienti simbolo della città.
Una volta al mese, da dicembre a maggio, l’artista romano JBROCK presenterà un’opera inedita in esposizione per un’intera giornata in un luogo che sarà comunicato al pubblico di volta in volta. Una giornata in cui arte, città e cultura si uniscono per dar vita a un evento unico nel suo genere che promette di immergersi nella quotidianità più autentica della città e dare vita a una nuova forma di arte e di fruibilità dell’opera. La scelta di affidarsi ad un artista quale JBROCK è stata spontanea, da sempre lo street artist romano ha considerato le vie di Roma il suo migliore spazio espositivo e punto di riferimento principale.
Dopo i primi cinque appuntamenti tra le vie del mercato di Porta Portese, Campo de’ Fiori e lo Skatepark del Ponte della Musica, Sette Variazioni si sposta in un luogo storico della movida romana: Piazza di San Calisto a Trastevere. Dalle 19.00 alle 23.00 al bar San Calisto farà la sua apparizione la sesta variante del Ciccio di JBROCK, accompagnato dal fotografo Niccolò Berretta pronto ad immortalare i passanti e chiunque voglia interagire con il Ciccio.
JBROCK è attivo sulla scena dei graffiti underground romana dai primi anni Novanta, lavora con diversi media e su un’ampia gamma di supporti, includendo il video, la scultura, l’installazione e l’assemblaggio. Il progetto “Sette Variazioni” è concepito dall’artista come operazione in episodi, attraverso la realizzazione di sette opere che rappresentano l’evoluzione stilistica del personaggio nel tempo. Da un lato JBROCK ripercorre lo sviluppo dell’iconografia del “Ciccio” dal 2000 a oggi, dall’altro compie un atto di delocalizzazione e straniamento, lasciando che il Ciccio reinterpreti reversibilmente lo spazio espositivo e il contesto urbano.