Oltre 12 mila visitatori, record di eventi (120) e di punti espositivi (72), un nuovo tema, il tempo, il gemellaggio con l’Università di Edimburgo e le sinergie con il Festival del Tempo, l’Università di Genova, Confindustria Nautica e l’Ordine degli Architetti di Genova: è la terza edizione della Genova BeDesign Week che ha registrato il pieno di turisti e visitatori durante tutti i cinque giorni della manifestazione, dal 18 al 22 maggio 2022.
Il Festival del Tempo ha voluto, infatti, contribuire in modo determinante allo sviluppo del tema proposto presentando le quattro installazioni di Ars Ruralis, Coquelicot Mafille, Diego Repetto e Jonida Xherri -risultanti dal Call Internazionale promossa insieme al Dide Distretto del Design-, l’installazione di Design Differente e promuovendo la partecipazione straordinaria dell’artista sudcoreana Jaye Rhee, curata dalla direttrice artistica del Festival, Roberta Melasecca, e dal curatore Edoardo Marcenaro, con il patrocinio di Cittadellarte Fondazione Pistoletto.
Inoltre la terza edizione del Festival del Tempo si è avvalsa del supporto della nuovissima startup Artistico (www.artistico.live), piattaforma per l’arte moderna e contemporanea che lavora per promuovere le ricerche emergenti e più innovative attraverso nuove formule di condivisione e valorizzazione e che ha premiato e promosso l’installazione Flow time di Diego Repetto.
Ars Ruralis (Valentina Grossi e Simone Mulazzani) hanno presentato, in Piazza Sauli, l’installazione in legno, edera, canapa, Pòrtàle Altrove: realizzata in elementi lignei e rivestita di edera, l’opera è un elemento effimero e simbolico, legato alla sua natura metafisica e ad una dimensione nella quale l’idea di tempo viene sovvertita, dilatata, fermata, sottratta alle funzioni più apparenti, riconsegnata all’ambito del sacro, in un ricongiungimento con l’originale, l’aurorale, l’altrove. Pòrtàle Altrove è lo strumento di un’esperienza sensoriale mediante la quale il corpo, tempio del nostro essere, ritorna ad essere misura e incarnazione di un macrocosmo che viene esperito dai nostri sensi, con i quali abitiamo i luoghi e gli spazi, e medium per una trasformazione attraverso l’ascolto e l’immaginazione. Il portale diventa il simbolo di una trasmutazione sensoriale da un luogo urbano e antropizzato ad uno naturale e non antropizzato.
Coquelicot Mafille ha presentato, nell’atrio di Via Mascherona, l’installazione Corpi danzanti: realizzata con carte viniliche utilizzate solitamente nell’arte urbana e che Coquelicot Mafille denomina “ricami dipinti”, Corpi danzanti è costituita da linee tratteggiate e sottili che raffigurano immagini di corpi danzanti e fluttuanti. Il ricamo, intriso di memoria e tempo, si trasforma in scrittura, in linea che delicatamente si posa sulle pareti, sulle pelli degli edifici. E nelle cavità vuote dell’atrio, spazio di transizione tra interno ed esterno, tra pubblico e privato, i corpi volteggiano e girano, sentono e gioiscono, respirano e cantano in un’onda sinuosa di emozioni e suoni.
Diego Repetto ha messo in atto una nuova versione del progetto Flow time, installazione interattiva immersiva audio-video con il concept narrativo di Davide Mazzocco, lo sviluppo software interattivo di Marco Brianza e l’ambiente sonoro di Flavio Ferri. L’installazione, in via di San Bernardo 34, sviluppata in collaborazione con un team creativo transdisciplinare, nasce per riflettere sulle strategie di resilienza che siamo chiamati a mettere in atto per difenderci dalla costante predazione di tempo messa in atto dall’attuale sistema socio-economico e per generare, negli attori-spettatori, uno sguardo più profondo sugli aspetti critici del progresso tecnologico. Cosa accade quando gli esseri umani provano ad adattarsi a tecnologie che accelerano i ritmi della vita a livelli insostenibili? Quali errori, nevrosi e patologie vengono generate da questa asincronia fra tempo biologico e tempo tecnologico? Nell’installazione sperimentale visiva e sonora è proprio l’essere umano l’algoritmo che determina il tempo, acquisendo nuove consapevolezze, introducendo nuove dinamiche percettive nello spazio e favorendo un impatto emotivo sulla memoria collettiva.
Jonida Xherri ha realizzato l’installazione Intrecci di sogni con la partecipazione della cittadinanza e delle comunità locali. Il workshop, svoltosi in Piazza Giustiniani dal 14 al 17 maggio, ha visto la realizzazione di un arazzo che è stato poi esposto a Santa Maria di Castello. Il progetto è costruito sulla base di tre narrazioni: la prima rimanda all’immagine dei gomitoli di lana che venivano srotolati dagli emigrati dei primi del ‘900 al momento della partenza delle navi; la seconda è la raffigurazione disegnata del desiderio dell’artista, di origine albanese, che da bambina sognava di venire in Italia, su una barca; la terza narrazione è incentrata su quanto accaduto nel 2018 quando alla nave Aquarius con 629 migranti, tra i quali 7 donne incinte, venne vietato lo sbarco in Italia. Le tre narrazioni si fondono nel numero 7 intrecciando storie di immigrazione che si ripetono nel tempo e unendo cultura, arte, storia e vita delle persone di tutto il mondo in un messaggio di speranza e di coraggio.
L’installazione Il Tempo della pace di Design Differente (Davide Crippa, Carlo Scardigno, Manila Baldelli), in Piazza Negri, è costituita da una serie di quattro opere composte da segni grafici e lettere estratte da insegne e allestimenti in disuso della storica azienda Eliosneon. Mediante la collaborazione con la startup NonSiButtaViaNiente, la prima piattaforma di riciclo, sharing e rigenerazione di allestimenti e giacenze, ispirata ai principi dell’economia circolare, le singole lettere che compongono le parole, ispirate ai 30 articoli della Dichiarazione dei Diritti Umani, sono recuperate da alcune insegne utilizzate in passato da vari marchi internazionali. L’installazione vuole rendere i cittadini partecipi di una riflessione, quanto mai attuale, riguardo ai temi della pace, scegliendo i seguenti articoli: art. 1 Freedom, art.7 Equality, art. 9 Justice, art.28 Peace.
Jaye Rhee, artista sudcoreana di base a New York, ha presentato, in Piazza Sauli, le sue riflessioni sul tempo attraverso la videoinstallazione Once Called Future, che narra di un tempo utopico, del tutto irraggiungibile, che si materializza mediante l’immagine della Futuro House, prototipo progettato nel 1968 dal finlandese Matti Suuronen e realizzato in serie in 80 esemplari. L’artista ha effettuato le riprese del video in due piccole città del Texas, Royse City e Corsicana, dove ha ritrovato una Futuro House abbandonata e alcuni strumenti da addestramento della NASA: questo oggetto futuristico diventa veicolo che trasporta dal passato a un futuro che c’è già stato o forse che non è mai esistito; e l’intero lavoro è un viaggio per rivelare i meccanismi della memoria e dell’immaginazione e spiegare come tali meccanismi possano dare un senso al presente.
Il Festival del Tempo continua, così, il lavoro assiduo sui 17 Obiettivi ONU concentrando l’attenzione sulla rigenerazione sociale, urbana e umana attraverso l’arte e la cultura e trovando nell’associazione Dide Distretto del Design e nella Design Week genovese il partner ottimale per lo sviluppo della propria mission di sostenibilità umana, culturale ed economica.
Il Festival del Tempo ringrazia tutti i partecipanti al festival, i collaboratori, i partner del Dide Distretto del Design, dando appuntamento a prossimi spazi e tempi da condividere.
Tutte le installazioni sono sul sito: www.festivaldeltempo.it