Esordio discografico per il cantautore e rapper abruzzese Rahimi. Un disco in bilico dentro scelte classiche e elettronica moderna, dentro la lirica pulita che alle allegorie chiede poco… la parola che si preoccupa di essere cruda, vera, reale… un disco come “Esserci” è decisamente un manifesto di emancipazione e di consapevolezza. Sin dal primo brano “C’est la vie”, dedicata al padre, dedicata alla vita e alle sue mancanze.
Artista che arriva dalla provincia e questo è un tema caldo per tanti di noi che dalla provincia vengono: per te cosa significa?
Pescara è il mio quotidiano quindi non so dirti, senza aver vissuto in una metropoli, qual è l’esatta differenza, anche perché la mia città è strana: ha una mentalità provinciale ma un atteggiamento da metropoli, andando a creare un intermezzo in cui magari molte cose materiali che la metropoli ha le trovi, ma per quanto riguarda sbocchi e occasioni siamo veramente indietro rispetto alle grandi città, che sono i fulcri del rap tra l’altro. Fatto sta che per salire di livello ho avuto la necessità di uscire dalla provincia, e di portarla nelle mie rime nelle metropoli.
Giovanissimo ma posso assicurarti che c’era un tempo in cui dalla provincia arrivava l’energia portante della musica italiana. Oggi secondo te da dove arriva?
A quanto vedo dai quartieri periferici delle metropoli, in cui vi sono situazioni di estrema povertà talvolta, che io non vivo minimamente per fortuna, ma a livello di occasioni avere a minima distanza tutto ciò che può servire a portare la propria musica a più orecchie possibili è fondamentale. Qui a Pescara musicalmente sono fuori dal mondo, se parliamo di puntare a lavorarci. E nessuno verrà qui a cercare nuovi talenti, ma quest’ultimi devono andare dove possono essere notati, che è a distanza di molti chilometri.
Commovente “C’est la vie”: liberazione o dolore da esorcizzare?
Entrambi, e anche cristallizzazione dei sentimenti, del dolore, del ricordo, cosi da non farlo sbiadire in futuro.
E tu in questo primo Ep hai messo la voglia di ricercare il futuro o è da pensarlo come un punto per capire dove esser giunto?
Scrivo sempre del mio passato, che è l’unica cosa certa a questo mondo, su cui posso fare ragionamenti e pensieri sensati, che possono rendermi una persona migliore nel presente, che creerà una base florida per il futuro.