In “Apertivi e colazioni. Echi reali di una favola”, in scena dall’1 al 5 marzo all’OFF/OFF Theatre a Roma, l’autrice e regista Lucilla Lupaioli, ispirandosi alla favola giapponese “L’orso della luna crescente”, mette in scena il viaggio coraggioso e magico che compie una madre, Penny, verso lo spazio inaccessibile del figlio, sconosciuto e furente, chiuso nella sua stanza come un orso nella sua tana.
Sul palco gli attori Alessandro Di Marco, Guido Del Vento, Riccardo D’Alessandro, Andrea Lintozzi, Martina Montini e Manuela Catania, in una produzione Bluestocking, impreziosita dalle scene, dai giocattoli e dai costumi di Nicola Civinini, dal suono di Sirio Lupaioli e dalle luci di Umberto Fiore.
L’appuntamento con l’aperitivo in casa dell’amico Nico, caustico mentore e mago, diventa il territorio di partenza verso l’ignoto: con saggezza e ironia, Nico la spinge a rispondere all’eroico richiamo del mondo straordinario, luogo dove sarà possibile incontrare la rabbia del figlio orso, attraverso delle prove inaspettate, e accedere, imprevedibilmente, anche a sé stessa.
L’intero teatro si riempie delle voci e delle presenze dei personaggi che accompagnano Penny in un cammino costellato da atmosfere poetiche e apparenze, danze e giochi, domande e orizzonti capaci di destabilizzarci: nella certezza nulla si muove, è la crisi che crea il felice e necessario squilibrio.
“A un certo punto i figli crescono. – spiega la regista – E tu che avevi creduto di aver fatto un lavoro meraviglioso che rasentava la perfezione, ti ritrovi di fronte uno sconosciuto che chissà da dove è uscito. Certi figli si chiudono oggi in un mondo virtuale e remoto, dal quale sei escluso senza appello. Ti ringhiano contro e si sentono autorizzati a farlo perché forse tu, il genitore “amico” e perfetto, comprensivo e “olistico”, hai creato un mostro che pretende spazi e autonomia malgrado l’evidente inesperienza a sostenersi. Però.
Però tu vuoi riconquistarlo. Tu vuoi che esca dal suo vuoto, che respiri la vita, che gioisca e soffra invece di squagliarsi nella irrealtà virtuale che sconnette e separa, che è avara di esperienze corporee e struggenti che segnano i passi di ogni vita. Almeno secondo te”.
Penny vuole recuperare suo figlio, strapparlo all’anaffettività della sua tana, dentro la quale lo vede precipitare, rabbioso e lontano. “Ma se io muoio oggi, saprà cavarsela?” si domanda. Ed è così che Penny si mette in viaggio.
Tra prosa, poesia, danza, musica, burattini e ombre, lo spettacolo, l’eco della fiaba, come un’antica mappa del tesoro, accompagna il pubblico in quel territorio incantato dal quale l’età adulta spesso ci esilia, ma del quale avvertiamo costantemente la necessità.