“Yoshi. Cronache di vendetta” è il primo romanzo di Beppe Caputo (Torre del Greco, 1975), pubblicato grazie all’ausilio della piattaforma professionale Etabeta. Una storia dove la profondità dei sentimenti e l’originalità dell’intreccio mettono in comunicazione due culture peculiari e piuttosto distanti tra loro: da una parte la cultura giapponese – fondata su narrazioni mitologiche e antiche tradizioni; dall’altra la cultura partenopea, fatta invece di tradizioni e legami inviolabili, quella della città di Cuomo e di Napoli.
Un romanzo che si presenta come una perfetta ed equilibrata miscellanea di due generi: il thriller e il romanzo evolutivo, poiché segue – in un continuo alternarsi tra il presente e il passato che dà un ritmo molto scandito alla narrazione – le vicende che riportano il giovano Leonardo in Italia, il luogo in cui è nato ma che non riconosce più come casa sua.
D’altro canto, la copertina del libro di Beppe Caputo preannuncia al lettore che si troverà davanti a questa duplicità di temi e genere: sui colori tenui e concilianti di un paesaggio marittimo sorge la figura di un tempio macchiato di sangue.
Cronache di vendetta
Protagonista assoluto del romanzo è Leonardo, un ventottenne di origini italiane che ha trascorso la maggior parte della propria vita in Giappone. Per questo, il suo modo di ragionare, la sua filosofia, la sua formazione, si dimostrano specchio della cultura giapponese, più che di quella italiana. È grazie al suo mentore Kenzo Yamaguchi che anni addietro, Leonardo era diventato un affiliato del leggendario clan Tomoe: era stato il primo straniero a cui fosse mai stato concesso tale onore. Ma fin dall’esordio della narrazione è chiaro al lettore che quell’equilibrio andrà meno, poiché Leo ha intenzione di compiere la sua ultima missione per la Yakuza con estremo rigore, ma è infine deciso a ritornare in Italia, seppure lì, in quel posto che ormai non ha più le sembianze della sua terra, non gli è rimasto nessuno a parte due tombe.
Due tombe e un vivido desiderio di vendetta.
Tutto comincia a Cuomo nel lontano dicembre del 1993, ormai diversi anni prima rispetto il tempo in cui esordisce la narrazione. Era stato durante la sera della Vigilia di Natale a casa dello zio Antonio, che Leo aveva incontrato per la prima volta quello che sarebbe poi divenuto il suo mentore, Kenzo Yamaguchi che, dopo aver concluso il suo ultimo affare a Roma per conto della Yakuza, aveva deciso di passare qualche giorno dal fratello di sua madre.
Yoshi
È allora che per Leo arriva anche Yoshi, un cucciolo di Akita, fedele amico inizialmente destinato al cugino, un cane di razza giapponese che gli viene regalato proprio da Kenzo Yamaguchi. Un cane che si sarebbe dimostrato inavvicinabile per tutti, ma non per Leo, per cui invece diventerà un fedele compagno, un padre e un amico che sostituirà i suoi genitori appena mancati. E proprio Yoshi saprà rivelarsi l’unico amico possibile per Leo, che non trova più fiducia in nessuno, e che è costretto a scappare, così come sua madre si era fatta promettere prima di morire, per sottrarsi alla terribile camorra napoletana e alla spregiudicatezza della famiglia materna.
Tra storia e insegnamenti zen
Il primo romanzo di Caputo si dimostra essere una storia avvincente, curata nei minimi dettagli, dove lo spessore dei personaggi e le loro peculiarità ricostruiscono un mondo che prende vita davanti agli occhi del lettore. Il parallelismo tra la camorra napoletana e tra la Yakuza giapponese si rivela una chiave vincente per il lettore; anche per chi non ha mai sentito parlare del tema. In qualche modo, Yoshi è un romanzo che narra una storia avvincente. Allo stesso tempo sottintende, nemmeno troppo velatamente, un intento nobile: quello di raccontare una delle più antiche organizzazioni mafiose giapponesi.
Arricchiscono la trama gli insegnamenti zen, la nota filosofia del Karma, la disciplina del monaco Jubéi che accompagnerà la sua prima adolescenza dopo la scomparsa prima della madre – ammalata di cancro – e poi del padre. Ed è proprio la vendetta che Leo deve compiere, quel delitto mai dimenticato che lo porterà a ritornare in Italia: davanti al Vesuvio dove il concetto di bene e il concetto di male sembrano non avere più chiarezza nella loro distinzione. Dove tutto sembra cambiato e anche il ricordo dei suoi genitori sembra occultato da forze non del tutto ignote a Leonardo.
Lo stile di Beppe Caputo e la narrazione dell’empatia
In un costante salto tra gli eventi che conducono Leo alla narrazione presente, sullo sfondo l’incantevole città di Tokyo e i suoi monasteri donano all’ambientazione un fascino magnetico; il Monastero del Loto, e la città di Osaka. Sarà impossibile sottrarsi al legame che sin da subito si stabilisce tra il lettore e il protagonista, Leo, ormai invischiato nella Yakuza giapponese, ma che non ha mai abbandonato gli insegnamenti sotto cui è cresciuto, gli antichi valori in cui crede: perciò il suo animo diventerà sede di profonde contraddizioni, in una lotta tra l’affermazione degli istinti più bestiali e quelli mossi dalla sua reale natura compassionevole.
Yoshi si classifica come un’opera godibile, densa di significato; dove la storia raccontata con uno stile asciutto e immediato si fa tempio per gli insegnamenti della cultura orientale, che tutti dovrebbero applicare nelle proprie esistenze. Ma l’empatia che si crea non può che essere uno dei molti meriti che si possono riconoscere a Beppe Caputo, autore di cui si evincono grande preparazione e solide basi per i suoi prossimi libri che, si auspica, verranno.
Titolo: Yoshi. Cronache di Vendetta
Autore: Beppe Caputo
Pagine: 162
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