Sarà un debutto a suon di Mozart e Haydn quello del 12 novembre alle 20:45 per il Teatro Salieri di Legnago (Verona): sul palco l’Orchestra Filarmonica Italiana, che sarà una delle grandi protagoniste di questa stagione, nella sua formazione di orchestra d’archi classica con Andrea Bacchetti, nei doppi panni di pianista solista e concertatore, impegnati in un programma assolutamente classico con il Concerto in do min k491 di Mozart nella versione cameristica di Ignaz Lachner e il Concerto in re magg per pianoforte e Orchestra di F. J. Haydn.
“Sono felice di inaugurare la nuova Stagione con Mozart e Haydn, due autori contemporanei al nostro Salieri.– Così il Direttore Artistico Marco Vinco – E sono ancora più felice che siano l’Orchestra Filarmonica Italiana e il grande Andrea Bacchetti a renderne viva la musica! Quella con l’Orchestra Filarmonica Italiana, quest’anno, peraltro sarà una bellissima avventura musicale, un emozionante viaggio dai classici, al jazz, al tango argentino di Astor Piazzolla, al magico mondo delle colonne sonore di Walt Disney. Oltre all’appuntamento inaugurale del 12 novembre, quindi, li ritroveremo in altri quattro importanti concerti lungo tutto l’arco della Stagione!”
Grande talento, virtuoso d’eccellenza, genio del pianoforte e non solo, Andrea Bacchetti (classe 1977) è cresciuto alla scuola di personaggi come Herbert von Karajan, Nikita Magaloff, Luciano Berio e Alicia de Larrocha, debuttando a undici anni con I Solisti Veneti diretti da Claudio Scimone. Un talento dunque che, come quello di Mozart, ha dato i suoi frutti fin da subito, facendo indiscutibilmente guadagnare a Bacchetti la condizione di enfant prodige.
Bacchetti in questo concerto in veste di solista e concertatore, esegue il Concerto in do min k 491 di Wolfang Amadeus Mozart nella versione cameristica di Ignaz Lachner e il Concerto in re magg per pianoforte e Orchestra di Franz Joseph Haydn.
Il Concerto per pianoforte e orchestra n. 24 in Do minore K 491 di Wolfgang Amadeus Mozart è una pietra miliare nell’universo della musica classica. Secondo dei due concerti per pianoforte composti da Wolfgang Amadeus Mozart in tonalità minore, l’altro è il n. 20 in Re minore K 466 composto un anno prima, rispetto al precedente vede l’uso più ampio che Mozart abbia mai usato in un concerto per orchestra una ricchezza strumentale che gli ha consentito di esplorare una vasta gamma di sfumature sonore, ben presenti anche nella versione cameristica disegnata da Lachner, in particolare nei movimenti lenti e nel finale. Non solo, invece del tradizionale Rondò, nel K 491 Mozart opta per la forma del “Tema con variazioni” nel movimento finale, un’innovazione per l’epoca. Questo approccio conferisce al concerto un’atmosfera unica e drammatica, culminando in un cambio di tempo (6/8) che sottolinea l’audacia creativa del compositore.
Gran parte delle opere di Haydn per strumenti a tastiera era inizialmente pensata per il clavicembalo, ma il crescente uso del fortepiano presso la corte degli Estarházy ha spinto Haydn a comporre per questo strumento.
Il Concerto in re maggiore, noto come Hob. XVIII n. 11, è uno dei più celebri e eseguiti concerti di Franz Joseph Haydn, anche sua data esatta di composizione rimane un mistero. Nessun manoscritto originale è giunto fino a noi, e Haydn stesso non lo ha incluso nel suo catalogo. Tuttavia, possiamo fissare il termine “ante quem” grazie alla prima edizione a stampa realizzata da Artaria, il principale editore viennese di Haydn, nel luglio del 1784. Presumibilmente pensato per il mercato degli ottimi dilettanti dell’epoca anziché per i pianisti professionisti, è strutturalmente e tecnicamente più semplice rispetto alle opere contemporanee di Mozart. Si compone di tre movimenti: un primo tempo luminoso e sereno (Vivace), seguito da un Un poco adagio in la maggiore, caratterizzato da un’intensa ornamentazione al pianoforte e una suggestiva cadenza di Haydn. Il Rondò all’Ungarese (Allegro assai) chiude il concerto con toni brillanti e vivaci, basato su una danza popolare croata chiamata “Siri Kolo.” Uno dei primi esempi di fusione di elementi popolari nella musica colta, con frasi irregolari e acciaccature che conferiscono al lavoro un tocco unico.