Studio Azzurro, la bottega e l’autore plurale. Inaugurazione Anno Accademico 2023-24 di ISIA Faenza

Giovedì 14 dicembre alle ore 17, nell’Aula Magna Andrea Emiliani, ISIA Faenza inaugura l’anno accademico 2023-24 con la conferenza pubblica Studio Azzurro, la bottega e l’autore plurale con Laura Marcolini e Fabio Cirifino. Aprono l’evento con un saluto istituzionale Massimo Isola, Sindaco di Faenza e Massimo Bucci, Presidente di ISIA Faenza. Conduce Maria Concetta Cossa, Direttrice di ISIA Faenza.

Studio Azzurro è un gruppo di artisti dei nuovi media, fondato nel 1982 da Fabio Cirifino, Paolo Rosa e Leonardo Sangiorgi a Milano (www.studioazzurro.com). Più che intorno all’idea di collettivo, il suo percorso si è definito intorno alla pratica di una “autorialità plurale”, di una condivisione di intenti e progetti aperta alla fecondità delle interferenze, degli sfioramenti e delle sintonizzazioni, in definitiva della curiosità per l’altro, per il suo pensiero, il suo fare, la sua sensibilità.

Nell’habitat permeabile costituitosi intorno ai soci fondatori, presto si sono configurate piccole galassie, costellazioni dinamiche, alimentando una condizione di nutrimento reciproco, di osmosi tra le differenti formazioni di provenienza, di espansione quasi organica delle sensibilità e delle conoscenze. Tra tutte queste persone, qualcuno si è fermato a lungo, qualcuno è rimasto per il tempo della formazione, qualcuno per il tempo di una collaborazione molto specifica, professionalmente definita. Di tutti è rimasta una traccia sensibile nelle opere di Studio Azzurro.

Come dichiarato dagli stessi protagonisti: “Negli anni è accaduto che qualcuno iniziasse ad accostarci ad una “bottega rinascimentale”, una definizione che da una parte ci piace molto, dall’altra crediamo possa essere integrata proprio da questo concetto aperto e policentrico dell’autorialità plurale, per sottolineare la luminosità degli attraversamenti, la reciprocità delle innumerevoli fecondazioni che avvengono durante lo sviluppo di un progetto e la sua realizzazione. Sappiamo che questa è un’esperienza che si intravede e si può sperimentare anche in università come questa, che quando accade la nostra vita cambia, i nostri orizzonti sembrano meno irraggiungibili“.

Nell’auspicio che anche attraverso una porzione della storia dello Studio, questa attitudine possa essere considerata una vera e propria pratica da perseguire, Studio Azzurro ripropone un passaggio del libro che nel 2011 ha raccolto e sistematizzato la moltitudine di pensieri e considerazioni cresciute negli anni, L’arte fuori di sé, scritto a quattro mani da Andrea Balzola e Paolo Rosa. Nella prospettiva della complessità di cui siamo sempre più consapevoli, in questi tempi «emerge una nuova figura d’artista che noi identifichiamo con l’artista plurale, inteso in primo luogo come artista capace di relazionarsi creativamente con altri artisti e collaboratori, dalla fase di ideazione e progettazione a quella realizzativa. L’esperienza di Studio Azzurro è la testimonianza concreta di questa possibilità: un team di artisti e tecnici, periodicamente integrato e rinnovato da nuove leve, aperto a molteplici collaborazioni esterne mirate a singoli progetti, con un campo d’azione trasversale rispetto ai linguaggi e ai generi. Oggi molti giovani, soprattutto nell’ambito delle arti multimediali, tendono spontaneamente a organizzarsi in gruppi avendo ormai interiorizzato la complessità tecnologica come un sistema di relazioni necessarie fra background, capacità e attitudini differenti. Ciò non significa vincolare l’individualità dell’artista a una collaborazione coatta, com’è avvenuto all’epoca in cui la militanza politica pretendeva di subordinare l’arte e gli artisti all’ideologia e al “lavoro di gruppo”, bensì significa dare una risposta alla molteplicità di competenze necessarie ai nuovi linguaggi tecnologici. Un artista è plurale non solo perché è all’interno del gruppo creativo, ma è colui che sviluppa un’attitudine al coinvolgimento e al dialogo con il pubblico. Un dialogo che non è mai scontato, è spesso imprevedibile e implica una pratica fortemente conflittuale perché significa dare spazio ad altro dentro se stessi».

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