Le Pietre Dei Giganti e il loro rework di “Ohm” feat. Victor Bomì. Intervista

Abbiamo avuto il piacere di intervistare la band de Le Pietre Dei Giganti in occasione dell’uscita del rework di “Ohm”, rivisitato e reinterpretato attraverso la sensibilità artistica di Victor Bomì che ha saputo mischiare sapientemente gli ingredienti dando nuova vita alla canzone. Il tribalismo psichedelico del pezzo originario flirta con atmosfere e ambienti sonori pregni di echi, riverberi e profonde suggestioni esoteriche. 

Come è nata l’idea di creare un rework del brano “Ohm”? 

L’idea nasce dalla possibilità di partecipare alla compilation di “Serravalle Rock”, un festival a cui abbiamo partecipato l’anno passato. Ci era stato chiesto di proporre una versione alternativa del brano. 

Come è avvenuto il coinvolgimento di Victor Bomì nel progetto?

Dopo aver scartato l’idea di una versione acustica, abbiamo pensato anche alla possibilità di un remix. Il nome di Victor ci è stato suggerito da Marcello, il nostro discografico. Credo che abbiano collaborato in passato. 

In che modo Victor Bomì ha reinterpretato il vostro brano? 

L’idea iniziale era quella di fare una cosa alla Mogwai e non un semplice remix danzereccio. Victor ha avuto carta bianca, esattamente come avevamo fatto con DEM per il lavoro visuale di Veti e Culti. Ha rielaborato liberamente le tracce ed ha aggiunto alcuni sintetizzatori. Ci siamo coordinati con un paio di videochiamate. 

Quali sono le principali differenze tra la versione originale di “Ohm” e il rework di Victor Bomì? 

Sono brani completamente differenti. La versione originale di Ohm è più viscerale e contiene anche delle parti urlate, mentre quella di Victor, a tratti, suggerisce certe atmosfere che a me ricordano il migliore Moby. Il filo conduttore che le unisce è la dimensione atmosferica e la centralità del ritmo nello sviluppo del brano. 

Qual è il significato di “Ohm” per voi e come pensate che il rework ne abbia influenzato il messaggio o l’atmosfera? 

Ohm è un brano che parla dell’umanità, di un suo probabile futuro postapocalittico e del rapporto tra la terra e gli uomini. È uno dei brani che ci piace di più suonare in giro perché permette di improvvisare molto, dilatando le atmosfere e giocando con gli effetti. Il significato del brano non cambia, perché il testo è rimasto sostanzialmente intatto. 

Qual è il vostro obiettivo con questa reinterpretazione e cosa sperate che gli ascoltatori traggano da questa versione di “Ohm”? 

Ogni volta che proviamo a fare qualcosa di diverso, guardiamo semplicemente avanti. A noi piace sempre la possibilità di aprire nuovi percorsi e sperimentare nuove sonorità, e ci auguriamo che questo spirito possa essere condiviso anche da chi ascolta la nostra musica. 

Considerando il vostro percorso artistico fino a oggi, quali nuovi obiettivi o sfide artistiche state cercando di affrontare nei prossimi progetti? 

Al momento stiamo accumulando un po’ di materiale. Ci sono molte bozze diverse in cui confluiscono suggestioni molto differenti ed è facile perdersi in tante idee. L’idea centrale comunque è di partire sempre dal ritmo per partorire poi tutto il resto. Stiamo anche valutando la possibilità di utilizzare del materiale registrato dal vivo, chissà…

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