Tommaso Tam costruisce la sua “Isola di Tam (Tempo per me)”

Estratto dall’album omonimo in uscita a gennaio, “Isola di Tam (Tempo per me)” è il singolo che ben anticipa il mood sognante che si respirerà nel disco. Noi lo abbiamo intervistato, ecco cosa ci siamo detti.

Ciao Tommaso, benvenuto! Il 15 dicembre pubblichi il tuo nuovo singolo “Isola di Tam (Tempo per me)”: ti va di raccontarcelo?

È una canzone in cui racconto con la puntualità di una cronaca spietata le atmosfere e le contraddizioni da cui cerchiamo di scappare. La strofa caratterizzata da un piano martellante e ossessivo è quasi una filastrocca malevola, che poi sfocia in un ritornello electro-funky inaspettato e melodicamente molto particolare.

Il tema è la fuga. Fuggire e ritenere che trovarsi su un’isola significhi ricavarsi del tempo per se stessi, salvo accorgersi che però, alla fine, riflettere su se stessi significa inevitabilmente riflettere sul mondo e quindi anche sugli altri.

Sappiamo inoltre che quest’ultimo singolo anticipa anche il tuo prossimo disco in uscita a gennaio, come si collegano le due cose?

Il singolo è anche la title track del disco e infatti riassume bene il mood di tutto l’album.

Ci piacerebbe entrare anche nella parte più tecnica e musicale del tuo progetto: come nasce solitamente un singolo di Tommaso Tam?

Le mie canzoni non nascono a tavolino con l’idea di creare singoli. Se poi lo diventano è secondario. Per questo disco ho utilizzato un approccio completamente diverso dal mio solito modus operandi, che si basava sulla scrittura del brano alla chitarra o al piano e a cui successivamente veniva ricamato sopra un arrangiamento. Per questo disco è avvenuto l’esatto contrario. Ho sviluppato prima l’architettura sonora, e quest’ultima mi ha indicato la via per tessere la melodia e in ultimo, il testo. È stato molto interessante e auto sorprendente.

Il sottotitolo, se così si può chiamare, del tuo singolo è “tempo per me”: quanto è quindi importante per te e secondo te prendersi del tempo da dedicare a se stessi?

Esiste un tempo psicologico e uno soggettivo la cui percezione cambia da persona a persona e in base al contesto che stiamo vivendo. Prima di scrivere e registrare il disco, ad esempio, il tempo scorreva lentamente perchè ero sprofondato in un oblio dove non succedeva nulla di particolarmente interessante. Durante la fase creativa invece, il tempo è letteralmente volato e in alcuni momenti pareva addirittura essersi fermato, proprio perchè ero totalmente immerso nella mia isola sonora e quando questo accade, la sensazione è ineguagliabile.

…quali sono le grandi distrazioni del momento e come secondo te è possibile fuggire da queste ultime?

Le nostre vite sono pervase dalla non presenza. E siamo arrivati al punto in cui ci distraiamo anche dalle distrazioni stesse. Ad esempio, mentre guardiamo la tv, diamo un occhio al cellulare per consultare i social o whatsapp. In sostanza la distrazione entra in gioco quando non siamo felici del momento presente. Aggiungiamoci poi le armi di distrazione di massa perpetrate dal sistema, e siamo al completo. Direi che l’unico modo per sfuggire da questo meccanismo, è cercare il più possibile di essere presenti in ogni azione della nostra vita quotidiana. Per quel che mi riguarda, la musica spesso assolve a questa funzione salvifica.

Siamo all’inizio dell’anno, lasciaci con dei buoni auspici per il 2024!

Vorrei che fosse un 2024 ascensionale. Che sia il tempo in cui non possiamo più ingannare noi stessi o essere ingannati. La capacità dei media di regime è quella di far passare i buoni per cattivi e i cattivi per buoni. Lo fanno da sempre, ma oggi siamo all’apoteosi della manipolazione e del capovolgimento della realtà. Mi auguro  un risveglio di coscienza collettivo che possa farci aprire gli occhi su questo caledoscopio manipolato e distorto.

 

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