Viviamo in un Paese in declino?!?

Viviamo in un Paese in declino?!? Forse il declino è inarrestabile, al di là dei governi. Forse l’unica cosa da fare sarebbe partire, emigrare, salutare definitivamente questo Paese: questo Paese che ormai dà poche opportunità di realizzarsi ai giovani, ma anche ai meno giovani. L’immobilismo regna sovrano e se qualcosa cambia, spesso cambia in peggio. Cambiano i governi. Non possiamo dire da questo punto di vista che manchi la democrazia, se l’alternanza è indice di democrazia. È vero che a onor del vero spesso i governi politici, scelti dagli elettori, vengono sostituiti dai governi tecnici.  È un bene per alcuni perché alcune scelte scellerate dei demagoghi vengono corrette, ma è un male per altri perché viene meno il rispetto della volontà popolare. Inoltre la coperta è sempre troppo corta. Qualche categoria per ogni decisione governativa presa resta sempre scontenta. La parola d’ordine è tagliare, fare economia, non fare ulteriore debito. Viviamo in un Paese in declino?!? Naturalmente come tutti anche io spero che la ripresa economica sia dietro l’angolo. Resto così in attesa come molti a sperare in un cambiamento, in una svolta, in una ricaduta positiva.  Siamo in piena crisi. Scarseggiano i capitali. Le stesse banche non hanno grande liquidità. Il debito pubblico dai primi anni ’80 a oggi è cresciuto vertiginosamente. Altrettanto non si può dire del nostro prodotto interno lordo. La situazione non è allettante nemmeno se si considerano tutti gli altri indicatori economici. L’industria è in crisi. Gran parte dell’economia nostrana è in mano ai banchieri e alle società straniere. Viviamo in un Paese in declino?!? Ci vorrebbe un nuovo miracolo italiano. È un Paese anomalo l’Italia. I lavoratori italiani sono tra i meno pagati di tutta Europa. La disoccupazione giovanile è un nodo irrisolto. Ciò nonostante i nostri politici sono tra i più pagati d’Europa. Ogni tanto qualche intellettuale o qualche giornalista denuncia i privilegi della casta. Un poco di rumore e poi nulla. Siamo un Paese a crescita zero e con un tasso di povertà tra i più elevati in Occidente. I giovani sono precari e non si sposano. Allo stesso tempo siamo anche il paese più vecchio d’Europa. E allora sorge spontanea una domanda: chi pagherà le pensioni? I giovani precari? Gli immigrati? Hanno fatto per bene i conti? Ma non è tutto. Siamo noti in tutto il mondo per la nostra dipendenza energetica. Ma siamo anche uno dei Paesi più motorizzati del mondo. L’esempio degli olandesi, che si muovono in bicicletta, sembra essere improponibile. Le fonti di energia rinnovabili e il nucleare? Manco a parlarne. Troppi veti. Tutto ciò causa un immobilismo permanente. I politici talvolta si dimostrano miopi. Inoltre certe novità fanno paura anche a noi del popolo. La stessa cosa dicasi per nuove infrastrutture, che potrebbero renderci più competitivi. Non parliamo dei servizi pubblici. L’Italia è il Paese in cui paghi biglietto, supplemento rapido e prenotazione per Eurostar, che poi arrivano sempre in ritardo. È stato il paese dell’Alitalia. Viviamo in un Paese in declino.  È il paese dei lacci e lacciuoli burocratici e di leggi spesso arzigogolate, frutto del garantismo e sovente garanzia di impunità. C’è troppa inflazione legislativa e poi trovata la legge, trovato l’inganno. Ci lamentiamo dei politici, ma sono rappresentativi dei nostri vizi e delle nostre pecche: la classe politica ci rappresenta fedelmente. È un Paese in cui i cittadini vogliono vivere sempre al di sopra delle proprie possibilità economiche, inseguendo gli status symbol della fascia di reddito più elevato. Molti bambini hanno il telefonino. Molti adulti comprano solo le griffe. Per le strade girano molti Suv.  Siamo diventati più poveri rispetto agli ultimi decenni del Novecento. Gli esperti ci dicono che i figli saranno più poveri dei padri. Viviamo in un Paese in declino, al di là dei trionfalismi di facciata dei politici di ogni partito.  La colpa, intendiamoci, non è dell’attuale governo: le responsabilità sono così diffuse che la colpa è di tutti e quindi di nessuno. Ogni governante dichiara che quella situazione critica l’ha ereditata, ma si dimentica di dire che anche il suo partito ha contribuito in passato a crearla.  Ci dicono che la crisi economica è mondiale e che inoltre stiamo pagando i danni della prima Repubblica, in cui avvenne la moltiplicazione degli enti inutili e in cui grandi opere pubbliche divennero cattedrali dell’incompiuto. Non parliamo poi di istituzioni. Gli italiani non hanno fiducia nelle istituzioni e qualche motivo valido ce l’hanno, ma come ho scritto prima lo Stato siamo noi.  Stendiamo poi un velo pietoso sull’università italiana: un’istituzione, in cui alcuni baroni tramite concorsi truccati elargiscono posti ad amanti, mogli, figli e parenti. Eppure l’università italiana dovrebbe essere il fiore all’occhiello delle istituzioni. L’università, essendo la migliore istituzione culturale d’Italia, dovrebbe dare il buon esempio. L’Italia è il Paese in cui i politici investono malissimo le risorse economiche del paese. Non investono nella ricerca scientifica, nella conservazione del patrimonio artistico, nella cultura. Gli operai continuano a morire nelle fabbriche. Ma vengono sempre assunti pochi ispettori del lavoro. Lo stesso dicasi per quanto concerne la sicurezza stradale. È da anni che ci sono le stragi del sabato sera. Recentemente hanno inasprito le sanzioni e le pene. Però è inutile inasprire le pene, se poi scarseggia la polizia stradale. Ma chi critica più questo stato di cose? Nessuno. Infatti l’opinione pubblica non esiste più. Punto e basta. Almeno un tempo si poteva dire che gli italiani erano dei voltagabbana e cambiavano spesso opinione. Oggi a nessuno gliene frega niente di niente: più prosaicamente “Francia o Spagna purchè se magna”. Il problema è che qui non si magna più. Tutto si trascina stancamente. Tutto procede per inerzia. E se stessimo andando verso l’abisso? Non parliamo poi di ambiente, di diritti civili, di diritti dei lavoratori, di parità di genere! Siamo ancora molto arretrati rispetto agli altri Paesi considerati civili.  Viviamo in un Paese in declino e forse neanche l’Europa ci salverà, neanche il Pnr, perché quei soldi vanno utilizzati bene e forse non ne siamo capaci. Nel frattempo le ragazze sognano di diventare veline, i ragazzi di diventare calciatori. I giovani italiani aspirano anche a diventare dei tronisti o dei naufraghi. Siamo un popolo di teledipendenti e di dipendenti da Internet. I giovani almeno fino a ieri prendevano come modello di vita Chiara Ferragni. E’ un paese folle l’Italia, perché per essere rispettato e per guadagnare cifre da capogiro devi andare in televisione o diventare una influencer. Se non appari non esisti. Il quadro non è rassicurante.  Siamo un Paese in declino.  Sono catastrofista, pessimista o forse solo realista? Una parte consistente dei giovani aspetta il sabato sera per ectasiarsi o per sniffare in discoteca. Certamente ci sono anche giovani che fanno volontariato,  ma di loro non si parla, non vengono apprezzati socialmente quel che dovrebbero essere. Cosa può fare il singolo individuo per cambiare questo stato di cose, visto e considerato che la società civile sta scomparendo? Nonostante tutto siamo un Paese a vocazione turistica. Questa è la nostra risorsa e anche la nostra speranza. Ci salverà il turismo? Nonostante le bellezze naturali e le grandi opere d’arte del nostro Paese ci sono altre nazioni soltanto in Europa che si arricchiscono più di noi con il turismo culturale.  Ci salveranno il turismo e la cultura? Basteranno da soli? Sappiamo davvero tutelare e valorizzare questi punti di forza? Oppure siamo un Paese ormai allo sbando e senza futu

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