Luca Gemma si racconta: la stima per Domenico Modugno, il teatro e un nuovo progetto!

Esce giovedì 16 giugno 2024 su tutte le piattaforme digitali (per Adesiva Discografica) un nuovo singolo di Luca Gemma, la sua versione dell’indimenticabile brano di Domenico Modugno, “L’avventura“.

Il brano fu originariamente scritto nel 1965 per lo sceneggiato televisivo “Scaramouche” e in questa versione è un primo e nuovo capitolo di un disco in uscita a settembre 2024.

L’occasione per fare un disco con le sue canzoni è arrivata a Luca alla fine del 2023, grazie a “Sacre Radici“, uno spettacolo della compagnia Koreoproject della coreografa e danzatrice Giorgia Maddamma, di cui Luca cura le musiche e le canzoni, suonandole in scena.

Lo spettacolo, che sarà in giro per l’Italia per tutto il 2024, affonda le sue radici nel Salento ed è anche l’occasione per far conoscere al pubblico un repertorio di canzoni di Modugno scritte nei primi anni Cinquanta in dialetto salentino.

Perchè quindi ricordare Modugno oggi?
Lo abbiamo chiesto direttamente a lui.

 

Ti ricordi ancora quando hai ascoltato Domenico Modugno per la prima volta? Ti ha colpito e coinvolto sin dall’inizio? 

Modugno è stato uno dei cantanti preferiti dei miei genitori e in particolare di mio padre e quando io e mia sorella eravamo piccoli si cantava Nel blu, dipinto di blu in macchina durante i viaggi. In casa tra i 45 giri mi ricordo Stasera pago io che mi piaceva molto così come mi colpiva la sua interpretazione potente. Crescendo poi ho amato tutt’altro: rock, hardrock, new wave e black music soprattutto e tra i cantautori i miei preferiti erano Bennato, Dalla e Battiato e di lui non c’era traccia tra i miei dischi. Nel tempo però sono tornato ad ascoltarlo e ho scoperto una miniera di brani bellissimi che sono alla radice della canzone d’autore italiana. Tanto che nel mio primo album solista ho messo una versione di Tu si ‘na cosa grande.

Questo tuo nuovo progetto, dove reinterpreti dei brani di Modugno, è inserito all’interno di un progetto teatrale, ce ne parli? 

Si tratta di uno spettacolo multidisciplinare di Koreoproject, una compagnia di teatro danza con base a Lecce. La coreografa Giorgia Maddamma, insieme a Ilaria Milandri per il concept e i testi e a Fabio Serino per le immagini, ha elaborato questo progetto incentrato sugli ulivi salentini martoriati dalla xylella, malattia che ha cambiato totalmente il paesaggio del Salento negli ultimi anni. Alberi secolari e maestosi ridotti a scheletri grigi che in questo spettacolo diventano sculture e come tali assurgono a nuova vita. In scena ci sono 3 danzatrici che interagiscono con le immagini girate da Fabio e io suono una colonna sonora di brani di Modugno, principalmente quelli scritti negli anni 50 in dialetto salentino, che sono erroneamente conosciuti come pezzi in siciliano. Per cui tutto lo spettacolo, che si chiama Sacre Radici, la maestà del legno, è incentrato sul territorio del Salento.

E che tipo di collaborazione hai con la coreografa e ballerina Giorgia Maddamma? Vi siete scambiati opinioni sulla musica e sulla tua interpretazione dei pezzi di Modugno, e in particolare “L’avventura”? 

Quando ci siamo conosciuti le ho proposto i pezzi di Modugno, partendo appunto da quelli in dialetto salentino, proprio con l’idea di recuperare quel repertorio prezioso, quelle radici e riconnetterle al territorio di appartenenza perché, come dicevo, si continua a dire e scrivere da più parti che si tratta di canzoni in siciliano, ma non è così. È giusto sapere che questa musica appartiene alla Puglia. Gli arrangiamenti dovevano ovviamente essere pensati per uno spettacolo di teatro danza, sposarsi con le immagini e soprattutto adattarsi a un’atmosfera che loro avevano in mente. Ilaria a un certo punto mi ha proposto di lavorare su Nel blu, dipinto di blu e da lì in poi ho allargato il campo ad altri brani in italiano, tra i quali L’avventura, che è uno dei miei pezzi preferiti.

 

E che legame hai invece tu con la Puglia e con la sua tradizione musicale? Modugno ne fa parte? 

Frequento il Salento da molti anni perché la mia compagna è di Lecce e di conseguenza il mio primo figlio è nato a Tricase. Ma questo non fa di me un esperto di musica popolare salentina. Grazie a lei però ho visto i primi due film del regista Edoardo Winspeare che di fatto ha riportato in vita il fenomeno della pizzica salentina. Ho visto tutte le edizioni della Notte della Taranta a Melpignano a cui hanno collaborato diversi miei amici negli anni, da Vittorio Cosma a Mauro Pagani, da Titti Santini di Ponderosa Music a Ludovico Einaudi. Io però di questa tradizione musicale resto un ascoltatore curioso, ben sapendo che non si tratta della mia tazza di tè. D’altronde il Salento è pieno di ottimi musicisti e interpreti locali che hanno un rapporto strettissimo e vitale con il territorio e la sua tradizione e che portano questa musica nel mondo. Modugno nel 1956, quindi molto prima del grande revival della pizzica degli anni 90, scrisse un pezzo che si chiama Lu Tambureddu (Pizzica Pizzica Po) perché quella musica nelle feste contadine e di paese è sempre stata viva. Lui parte proprio dalla tradizione dei cantastorie del sud ma fa un percorso musicale e linguistico che lo porta a esplorare molto in fretta altre strade, fino a essere il primo vero cantautore italiano. Ma quei brani degli esordi appartengono assolutamente alla cultura musicale pugliese e in quelle canzoni io trovo il mio punto d’incontro.

E il tuo brano preferito di Modugno?

Ne ho più d’uno e tra questi ci sono L’avventura, Tu si ‘na cosa grande e Lu grillu e la luna.

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