Il progetto Manaus nasce nel 2018 dalle ceneri di VoodooPank, la varietà del background musicale dei membri della band collide e si fonde in un centrifugato di esoterismo e viaggi spazio/mentali su un tappeto di chitarre distorte vorticose e claustrofobiche, con ritmiche che alternano momenti sognanti ed eterei ad altri più veloci e serrati.
Noise/punk/alternative, psichedelia ed atmosfere stoner/doom, con episodi che ricordano la dark wave sono gli elementi principali del sound della band, con testi introspettivi e profondi, un focus sulle proprie inquietudini, un invito a scrutarsi dentro per guardare cosa è rimasto.
Come è iniziata la vostra avventura nel mondo della musica?
Prima di tutto vogliamo ringraziarvi di averci dato modo di parlare del nostro progetto, è sempre bello e mai scontato. Sicuramente ognuno di noi ha avuto il suo percorso personale,cerchiamo di entrare un po più nel dettaglio.Ciò che ci accomuna è che abbiamo iniziato ad approcciare all’ascolto ed allo strumento (più o meno seriamente) in giovane età ed il fatto che poi tutti in qualche modo siamo finiti per suonare principalmente Rock.Miriana dice di aver sempre cantato da quando ne ha memoria,Daniel è sempre andato cazzeggiando con la chitarra in mano ed Eugenio è cresciuto con una famiglia di musicisti..La musica ci ha sempre accompagnati durante la nostra vita.
Come avete superato le sfide che avete incontrato e cosa avete imparato da esse?
Crediamo che fare musica e proporla live sia sempre una sfida con se stessi, significa esporsi, mettere in campo le proprie emozioni, il proprio modo di sentire, questo penso non sia mai facile ne scontato. Terapia d’urto!!
C’è un messaggio o un’emozione che sperate di trasmettere attraverso il nuovo singolo “Calabi Yau”?
Scrivendo delle nostre inquietudini, viaggiando alla scoperta di noi stessi, vogliamo coinvolgere l’ascoltatore nel nostro universo. Con il flusso che cerchiamo di creare attraverso la musica,invitiamo a scoprire cosa c’è dietro ai nostri testi. Speriamo che chi ci ascolta riesca ad immedesimarsi in ciò che cerchiamo di trasmettere. Speriamo che alla fine dica, “allora non sono l’unico a vivere queste emozioni, questo disagio, non sono solo”.
Come vi preparate per un concerto dal vivo?
Come detto su esibirsi live è sempre un’emozione forte, sicuramente è importante arrivare preparati, il che significa provare bene i brani da eseguire, cosa che dà anche una certa sicurezza quando poi è il momento di salire sul palco.
Avete dei progetti paralleli o altre passioni artistiche?
Passioni artistiche sicuramente si. Amiamo tutto quanto riguarda la sfera dell’arte, accogliamo molto volentieri qualsiasi espressione artistica riesca in qualche modo a colpirci. Al momento siamo belli concentrati sul progetto Manaus, questo occupa molto del nostro tempo libero, non avremmo il tempo di curare altri progetti al momento.
Cosa dobbiamo aspettarci dal vostro debut album previsto per il 4 ottobre?
Il nostro primo lavoro in studio è una sorta di concept album che tratta il tema dell’alienazione con una chiave di lettura molto personale. L’album nasce da una costante ricerca auto analitica, è un focus sul nostro modo di sentire. In fase di scrittura abbiamo solo pensato a concentrarci ed estrapolare i concetti da esprimere in modo meno criptico possibile, spesso i nostri testi hanno più chiavi di lettura, che ognuno ci trovi dentro il proprio significato. Le parti strumentali sono spesso caratterizzate da chitarre graffianti ed una sezione ritmica incalzante, il tutto si alterna poi a momenti sognanti, psichedelici e dilatati. I panorami sonori quindi si mescolano in un vortice che chiude in esso molte influenze, pur tuttavia lasciando la sensazione di un qualcosa di nuovo,qualcosa di inspiegabilmente “particolare”.