Sharasad, l’intervista alla band

Oggi parliamo con gli Sharasad del loro nuovo singolo “Odysseus”. Questo brano offre una reinterpretazione moderna della figura di Odisseo, esplorando le sue emozioni e debolezze. Scopriamo insieme come la band ha lavorato per dare vita a questa storia attraverso la loro musica.

“Odysseus” riflette un’interpretazione complessa del mito di Odisseo. Come avete scelto di reinterpretare la figura dell’eroe greco nel contesto delle emozioni moderne? Quali parti della sua storia sentite siano più vicine alla vostra sensibilità artistica?

Essendo che l’album vuole parlare principalmente delle debolezze dell’uomo e di come spesso ci si possa lasciare andare a certi desideri, il mito di Odisseo ci sembrava perfetto, in più si sposava perfettamente con la musica e l’idea di tempesta, elemento chiave della canzone. Penso che ognuno di noi si sia lasciato abbandonare più di una volta a determinate tentazioni.

La curiosità di Odisseo lo porta a cedere al canto delle sirene. Nella vostra esperienza come artisti, c’è stata una “sirena” a cui avete ceduto nel processo creativo? Un’ispirazione o una scelta rischiosa che si è rivelata cruciale per la vostra musica?

Direi che la nostra musa ispiratrice fin dall’inizio sia stata la musica, per quanto possa sembrare banale, questa è la passione che ci ha uniti sin dall’inizio, la voglia di poter creare qualcosa di nostro, di conseguenza le parole nascono proprio dalle sensazioni provate nell’ascolto. Se parliamo invece di una scelta rischiosa può essere proprio quella dell’essere partiti da subito a creare materiale inedito con quel poco che ognuno di noi aveva a livello di esperienza.

La vostra musica sembra oscillare tra momenti di quiete e di tempesta. Come siete riusciti a bilanciare queste dinamiche sonore per rappresentare lo scontro interiore di Odisseo e, più in generale, dell’essere umano?

L’oscillare in questi momenti di quiete e tempesta è probabilmente uno dei nostri tratti più caratteristici, non solo per quanto riguarda la canzone “Odysseus”. In particolare per questa l’incipit è stato proprio il riff di chitarra principale, intorno a cui si è poi costruita tutta la canzone. Il tono oscuro e la velocità hanno fatto si che, una volta aggiunti gli altri strumenti, la prima cosa che si potesse pensare fosse proprio la tempesta. Con alcune parti della strofa e principalmente il bridge che scendono volutamente di dinamica si è creata questa sorta di distacco tra le due parti.

Quali aspetti tecnici o musicali del singolo “Odysseus” sono stati più complessi da realizzare e come avete superato le difficoltà durante la produzione?

E’ una di quelle canzoni che sapevamo avesse del potenziale fin da subito, quindi ci siamo presi tutto il tempo necessario per poterla completare al meglio. Direi che la parte forse più complessa rispetto alle altre fosse il fatto che è la nostra prima canzone che esce dal quattro quarti e per quanto riguarda la registrazione probabilmente il numero di stacchi e vari cambi di tempo.

Senza svelare troppo, quale sarà la linea narrativa o concettuale che unirà gli altri brani dell’album “Tales from the Rabbit Hole”?

Tales from the rabbit Hole è un insieme di racconti che parlano a turno, usando un elemento cardine, delle debolezze dell’essere umano il quale deve soccombere alla potenza di qualcosa di superiore, proprio come Odisseo con il canto delle sirene.

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