Recensione: in “Tossici” Ramo ci porta a scavare nel profondo della fine della propria relazione tossica

Ramo è tornato sulla scena musicale con un brano dal titolo di forte impatto “Tossici”.

Il titolo sembra inequivocabile, e in realtà è già dal titolo stesso, che l’autore melegnanese decide di stupirci.

Infatti in questo nuovo progetto musicale Ramo non ha voluto creare uno storytelling sui “paradisi artificiali” come si potrebbe immaginare in un primo momento… ma in maniera più sottile e sussurrata ha deciso di scavare nel profondo della fine della propria relazione tossica.

Si è messo a nudo con coraggio di fronte al proprio pubblico portandolo a riflettere e mostrando in una narrazione convincente e un’interpretazione misurata quanto possa risultare debilitante vivere all’interno di una relazione tossica.

Lo fa tramite un flusso di coscienza immediato, viscerale utilizzando un linguaggio universale e metaforico in cui tutti possono riconoscersi “lanciavamo fulmini e lampi e ora non so più chi siamo”… una frase che risulta visiva, percettibile, che descrive appieno l’evoluzione di una relazione giunta agli sgoccioli.

Da segnalare la copertina, che in un riuscito gioco cromatico e figurativo, risulta la quadratura perfetta del cerchio, donando forza e valore al progetto nella sua interezza nell’espressione di “Tossici”.

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