Stairing di Guglielmo Maggini, nuova installazione permanente per l’ingresso del MIC Faenza

L’opera site specific è stata realizzata da Guglielmo Maggini vincitore del bando “Per Chi Crea” – Edizione 2023

Inaugurato il progetto permanente site specific “Stairing” di Guglielmo Maggini, vincitore del bando “Per Chi Crea” – Edizione 2023 – under 35 – promosso dalla SIAE per la produzione di nuove opere.

Dopo alcuni mesi di residenza nei nostri laboratori Guglielmo Maggini (Roma, 1992), artista già selezionato alla 62° edizione del Premio Faenza, ha progettato e realizzato un’installazione in ceramica e resina su misura per l’imponente scalone di ingresso del MIC Faenza in dialogo con il grande pannello “Nero e oro” (1993) di Burri.

Il titolo “Stairing” è infatti un ambivalente gioco di parole ideato dall’artista. Nella sua etimologia anglosassone “stairing” è l’azione di guardare – in questo caso il suo “maestro”, Alberto Burri – ma indica, allo stesso tempo, l’azione di salire la scala.

L’opera in ceramica e resina riveste parte della scalinata inondando i gradini in marmo di un tappeto liquido di materia rosa dalle diverse sfumature e dalle diverse consistenze.

Il flusso di ceramica contaminata dalla plastica – materia cara non a caso anche al suo maestro Burri – scende inarrestabile dai gradini più alti della gradinata quasi a rappresentare un’esplosione di sensazioni e memorie inconsce custodite nelle tante opere presenti nell’immensa collezione del museo faentino.

Dopo il bombardamento del maggio 1944 il Museo di Faenza venne ricostruito e inaugurato nel 1952 con un ingresso imponente, un grande scalone che richiamava stili e forme di un passato non più in linea con l’attualità che l’architettura della ricostruzione post-bellica imponeva. – racconta Claudia Casali, direttrice del MIC Faenza – Venne infatti scelto un rivestimento greve in marmo con un severo grigio che ne connotò la struttura, il senso di spazialità e di accoglienza. Ho sempre pensato che questo ingresso avesse bisogno di una prospettiva più contemporanea e più accogliente, a partire proprio dalla luce che deve modellare lo spazio, non mortificarlo con la sua assenza. Inserire un intervento contemporaneo, nuovo, con materiali attuali è stato sempre un obbiettivo che finalmente ha trovato esito positivo grazie al dialogo e alla proposta di Guglielmo Maggini”. 

Il lavoro di Guglielmo Maggini ha luogo al confine tra installazione e scultura. Le sue forme con-fondono con ironia materiali diversi in una proliferazione organica di elementi e gesti. Una ricerca che parte dalla sperimentazione tra materiali nella contradizione tra natura/artificio per arrivare ad una dimensione intima del rapporto tra sensualità e tattilità, tra memoria e inconscio.

Ricordo la prima volta che mi sono diretto a Faenza: è stato durante l’alluvione del maggio 2023. – conclude Guglielmo Maggini .- Dentro quello scenario drammatico, ben noto alle cronache, conservo un’immagine spaesante: un tappeto rosa di fiori a pelo d’acqua, vastissimo, erano i peschi delle coltivazioni agricole lungo l’autostrada. Alberi sommersi per chilometri. In questa risaia spettrale e assurda riemergevano solo alcuni boccioli, solo le punte delle chiome sfioravano la superfice. Poi sono arrivato al Museo, mi sono levato le scarpe incrostate di fango e scalzo mi sono perso nel resto meraviglioso”.

L’installazione è corredata da un video che è visibile nella project room fino al 1° novembre e da una monografia, edita da Gli Ori, curata da Claudia Casali e Irene Biolchini.

Info: 0546697311, info@micfaenza.org

Articolo precedenteLa top ten dei personaggi italiani maggiormente seguiti. Si parte con Barbara D’Urso
Articolo successivoIl Castello di K. spettacolo scritto e diretto da Massimo Roberto Beato in scena al Teatro Spazio 18B di Roma