Tornano a Torre Boldone le pale restaurate del Cifrondi

Nel suo storico Progetto “Grandi Restauri”, attivo dal 2007, Fondazione Creberg si è particolarmente impegnata per consentire il recupero di molte opere d’arte al fine di permetterne al pubblico la massima leggibilità; è questo un tema a cui la Fondazione da sempre tiene molto in una logica divulgativa, considerate le numerose iniziative svolte o in itinere, tra le quali spiccano le aperture straordinarie di chiese e di luoghi storici, con percorsi mirati e con visite guidate, nonché le consuete aperture del Palazzo Storico programmate lungo tutto il corso dell’anno.

Angelo Piazzoli, Presidente di Fondazione Creberg, ricorda: «Dal 1988, anno della sua istituzione, la Fondazione Credito Bergamasco è impegnata in molteplici ambiti di attività, che spaziano dalla salvaguardia del patrimonio storico e artistico alla promozione e organizzazione di eventi culturali (mostre d’arte con l’edizione di cataloghi e di pubblicazioni), dalla sussidiarietà e solidarietà sociale al sostegno alla ricerca medica e scientifica. In particolare, ci siamo molto dedicati al ripristino di beni culturali. Tra le iniziative di maggior prestigio, spicca il progetto “Grandi Restauri” iniziato tra il 2007 e il 2008 – e, dunque, particolarmente longevo – risultando molto apprezzato considerata la quantità e la qualità degli interventi di restauro operati».

«In quest’occasione – continua il Presidente – siamo molto lieti di essere nuovamente accanto alla Parrocchia di San Martino Vescovo di Torre Boldone dopo il restauro, lo scorso anno, della preziosa e imponente pala di Filippo Comerio raffigurante “La Vergine Maria con i Santi Martino di Tours e Margherita”. In questo caso lo sforzo è stato doppio in quanto siamo intervenuti su due opere monumentali – molto ampie e impegnative, collocate nel tamburo, alla base della cupola – le quali, prima degli interventi di salvaguardia e di ripristino, presentavano ampi segnali di deterioramento».

Mons. Alessandro Locatelli, Parroco di Torre Boldone, sottolinea la valenza del restauro che non si limita al versante della salvaguardia del bene, connotandosi con un forte significato culturale e pastorale: «Per tutti noi che vediamo queste pale d’altare vi è la possibilità che nasca uno sguardo nuovo sulla chiesa. Sono lì rimesse a nuovo grazie alla generosa disponibilità della Fondazione Credito Bergamasco e alla competente opera del restauratore Gianbattista Marco Fumagalli».

Prosegue Mons. Locatelli: «Sono lì nella loro bellezza, nella loro luce, nel loro racchiudere una storia: la storia di fede della nostra comunità di Torre Boldone. Sono lì da vedere, da contemplare, da ammirare, perché il mondo ha bisogno di bellezza, di contemplare il mistero attraverso l’arte che narra la storia di un cammino di fede che affonda le sue radici nel passato, vive nel presente, e ci mette sulla strada giusta per guardare con speranza il futuro. All’origine dell’arte c’è certamente un’emozione. L’emozione del bello. Qual è la radice di questa emozione? Grazie all’opera d’arte avviene un incontro tra ciò che si porta dentro e l’opera che in qualche modo lo svela, lo esprime, lo anticipa, lo fa nascere».

L’ARTISTA ANTONIO CIFRONDI

Antonio Cifrondi (Clusone 1656 – Brescia 1730) spese la sua vita artistica fra terra bergamasca e terra bresciana anche se il suo apprendistato si colloca a Bologna forse come allievo di Marcantonio Franceschini nella seconda metà degli anni Settanta del Seicento. Ebbe la possibilità di compiere il classico viaggio d’istruzione a Roma nel 1679 e, all’inizio degli anni Ottanta soggiornò probabilmente a Torino e in Francia. Rientrato a Clusone entro il 1686-87 lavorò fra l’altro a Bergamo nel convento e nel refettorio di San Bartolomeo e nella chiesa di San Leonardo e in Provincia, diventando un pittore estremamente prolifico che ha lasciato il segno del suo operato in tutta la valle Seriana e ben oltre. Particolarmente celebri sono i dipinti murali della volta della Seconda Sagrestia ad Alzano eseguiti intorno al 1690: ovali e immagini dai contorni mistilinei incastonati tra gli stucchi dove sono raffigurate le “Storie della Passione” e le “Storie della Resurrezione di Cristo”.

I DIPINTI

Nella chiesa di San Martino a Torre Boldone, Antonio Cifrondi lascia un ciclo di quattro importanti tele, due ispirate ad episodi dell’Antico Testamento (Giona e la balena, Sansone e il leone) e altre due – oggetto del nostro restauro – con episodi del Nuovo Testamento:

Angelo che annuncia ai pastori la nascita del Salvatore

olio su tela, cm 300 x 300

San Pietro liberato dal carcere

olio su tela, cm 300 x 300

La collocazione attuale che vede quelle relative all’Antico Testamento nel transetto destro e le altre nel tamburo della cupola centrale della chiesa non è originale in quanto l’attuale chiesa parrocchiale di San Martino venne costruita solo nel 1739, nove anni dopo la morte di Cifrondi.

Le tele dovrebbero risalire all’ultimo periodo bergamasco del pittore, prima del suo trasferimento a Brescia, intorno al 1715-1720. Lo studioso Dal Poggetto ha riconosciuto similitudini stilistiche e compositive con le opere della Parrocchiale di Gavarno Vescovado (Scanzorosciate) appartenenti anch’esse alla tarda attività del pittore.

La scenografica tela con il San Pietro liberato dal carcere ci mostra il Santo abbacinato dalla luce dell’angelo che irrompe nella scena come una comparsa. Cifrondi insiste particolarmente sull’espressione di stupore, se non addirittura di sbigottimento dell’anziano barbuto dal naso adunco di fronte al gesto protettivo dell’Angelo mentre gli apre la strada mostrandogli la via d’uscita che lo porterà in salvo. Anche la struttura compositiva, fondata sulle direttrici diagonali della lancia e delle mani in controluce dei personaggi conduce l’attenzione del fedele verso l’esterno del dipinto. Molto studiati sono gli effetti di chiaroscuro dove la luce emanata dalla presenza ultraterrena crea un bagliore circolare rassicurante, nel quale il busto di San Pietro è completamente immerso.

Diversa è invece la “forma” luminosa dell’Angelo nell’Annuncio ai pastori; qui si tratta di un lungo cono di luce che aiuta la presenza salvifica ad entrare in scena dall’angolo in alto a sinistra e, anche in questo caso, a provocare sorpresa, emozione e meraviglia nella folla degli astanti. Sono decisamente buffe le ali che spuntano sulla schiena del riccioluto Angelo e che gli bucano le soffici vesti. Lo stesso fenomeno si ravvisa nel San Pietro liberato dal carcere ma qui la posizione frontale del personaggio nasconde l’originale invenzione.

IL RESTAURO DI FONDAZIONE CREBERG

Spiega Angelo Piazzoli: «Non è la prima volta che Fondazione Creberg si prende cura di opere di Antonio Cifrondi. Inizialmente fu nel 2011 con il “Compianto su Cristo morto con la Maddalena” (Chiesa di Santo Spirito in Bergamo) e, in seguito, lo scorso anno con “Il transito di San Giuseppe” e “Tobia e l’Angelo” del Museo di Arte Sacra San Martino di Alzano Lombardo – in occasione del centenario dell’elevazione a Basilica della chiesa di San Martino – che si sono innestati nel percorso di approfondimento scientifico e di divulgazione, sempre presente nelle nostre iniziative di ripristino del patrimonio artistico. Gli interventi, infatti, sono stati tasselli importanti per l’organizzazione della mostra “Cifrondi ad Alzano e dintorni: alla scoperta di un maestro del Settecento bergamasco” di cui siamo stati il principale partner».

«Il restauro delle due opere ora in restituzione si manifesta quale gesto di concreta vicinanza alla parrocchia di Torre Boldone, nel segno della liberalità, con il ripristino diretto del bene culturale affidato a Marco Fumagalli. Nel nostro itinerario di “Grandi Restauri” ci siamo sempre impegnati per consentire il recupero di opere d’arte, con particolare riguardo a quelle legate a una logica di “Pronto Soccorso” che ha raccolto numerose richieste di S.O.S. da parte di Parrocchie che vedevano le loro pale d’altare in grave pericolo

perché molto deteriorate. L’ulteriore obiettivo che ci sta a cuore è di permetterne la fruizione, nelle migliori condizioni di leggibilità, da parte di tutti. Per questo motivo le due opere saranno esposte per circa tre settimane nella Chiesa a che tutti le possano ammirare da vicino, con tutti i loro particolari, prima che vengano riposizionate nella loro collocazione definitiva a oltre dieci metri di altezza».

Il lungo e delicato intervento di restauro è stato eseguito da Marco Fumagalli con la Direzione di Angelo Loda, funzionario della Soprintendenza di Bergamo in stretta correlazione con il Parroco Mons. Locatelli. Sui dettagli dell’intervento si sofferma il restauratore incaricato da Fondazione Creberg: «La prima sfida per il restauro di queste due grandi tele è stata la loro rimozione dal tamburo della cupola della Chiesa: si è quindi montato un ponteggio appositamente per raggiungere in sicurezza i 12 metri d’altezza, arrivando così alle tele per poterle calare a terra. I due dipinti sono stati oggetto di profondo restauro negli anni Sessanta con una forte foderatura con una doppia tela di lino; al tempo furono dotati di nuovi telai di sostegno, che abbiamo mantenuto in quanto sostengono la tela originale – composta dal pittore da più tele cucite affiancate per raggiungere tali dimensioni – che si è rilevata molto debole e con alcune spaccature: questo rende onore dunque al restauro precedente. Per poter regolare la tensione della tela foderata abbiamo aggiunto meccanismi di dilatazione dei telai in modo da mantenere costante la distensione dei dipinti. Nessuna manutenzione in più di sessant’anni; questo fattore ha reso la superficie dipinta completamente annerita e molto poco leggibile a causa di depositi di polvere e fuliggine, fumo di candele e, purtroppo, deiezioni di uccelli, entrati da chissà dove in chiesa».

«Il restauro della superficie dipinta – conclude Marco Fumagalli – si è rivelato necessario per dover rimuovere tutto il deposito polverulento e unto, arrivando al colore originale, in tutta la gamma coloristica di Cifrondi, con virtuosismi di pennellata fluida e particolari nello sfondo che prima erano inghiottiti nell’uniformità sorda dello sporco. Protetto il colore da una verniciatura di buona tenuta del precedente restauro, la stessa andava però rinnovata per progredire nella conservazione. Alcuni sollevamenti di colore dalla tela per suo allentamento han reso poi necessario un fissaggio localizzato, con adesivi liquidi facilmente reversibili. In molti punti poi il precedente intervento di integrazione pittorica, alterato dal tempo e dalla luce, è stato sostituito con colori più stabili all’esposizione, completato da una protezione su tutto il dipinto con vernice con filtri di protezione alla luce ultravioletta».

Conclude Angelo Piazzoli: «A fine anno, con il completamento della campagna annuale, il numero complessivo dei capolavori restaurati da Fondazione Creberg dal 2007 al 2024 – nell’ambito del progetto “Grandi Restauri” – ammonterà a 118 opere (157 dipinti, considerando i polittici).

LA FRUZIONE DELLE PALE RESTAURATE

La Parrocchia di Torre Boldone ha programmato un importante evento di approfondimento sulle opere e sui lavori di restauro, in un incontro a ingresso libero programmato presso la Chiesa Parrocchiale per la sera di giovedì 31 ottobre 2024 (ore 20.45) con accompagnamento musicale a cura del “Duo Podera Mezzanotti” (Michela Podera, al flauto, e Raffaele Mezzanotti, chitarra); in tale occasione le tele potranno essere ammirate dai presenti in anteprima.

Successivamente i dipinti restaurati saranno visibili dal 1° al 18 novembre – periodo molto caro alla locale Comunità dedicato alle celebrazioni del Patrono San Martino – negli orari di apertura della Chiesa per essere poi ricollocati nella Cupola entro la fine del mese di novembre.

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