Con “Arancione EasyJet,” gli ALHENA raccontano il fascino delle connessioni emotive improvvise, dove piccoli dettagli come un colore risvegliano sentimenti profondi. Questo singolo riflette la loro evoluzione artistica, nata quasi per caso e maturata tra live e studio, culminando in un sound autentico che segnerà il loro prossimo album.
Come è iniziata la vostra avventura nel mondo della musica?
La nostra avventura musicale è iniziata quasi per caso in una scuola di musica del quartiere Pigneto a Roma, “Armonie Musicali”, dove si sono incontrati Andrea e Nicolò. Da lì è partita un’esplorazione musicale insieme, fatta di molte prove e sperimentazioni. La vera svolta, però, è arrivata durante un live a Largo Venue, in un contest musicale a Roma. Era un palco importante, e sentivamo il peso di essere di fronte a band più esperte e preparate. Non avevamo ancora una direzione artistica ben definita e suonavamo con una formazione diversa, ma ci eravamo resi conto che qualcosa era scattato. Quella sera, guardandoci intorno dopo l’esibizione, ci siamo resi conto che il palco era la nostra “casa,” un posto dove volevamo tornare e migliorare, imparando a esprimerci sempre più a fondo.
Quello è stato l’inizio del nostro viaggio, fatto di investimenti su noi stessi, di evoluzioni personali e di gruppo, e di una ricerca costante di suoni e storie che potessero parlare al cuore delle persone. Da quel momento abbiamo capito che volevamo fare della musica la nostra strada, e ogni sfida che incontriamo da allora è solo un altro passo verso quello che possiamo ancora diventare.
C’è stato un momento decisivo in cui avete detto “questa è la nostra strada”?
Se dovessimo identificare un momento in cui abbiamo capito che la musica sarebbe stata la strada che volevamo intraprendere, diremmo che è stato durante un live a Largo Venue, a Roma. Partecipavamo a un contest insieme a band che, onestamente, erano molto più preparate di noi. In quel momento suonavamo pezzi chitarra, voce e batteria, senza una vera e propria direzione artistica. Non avevamo neanche il nome attuale e la formazione era la metà di quella di oggi.
Nonostante tutto, quella serata ci ha lasciato un segno profondo: quando siamo usciti da quel locale, ci siamo resi conto che, anche se forse non eravamo ancora pronti artisticamente, il palco era il nostro posto. Lì, abbiamo capito che quella sensazione di appartenenza ci avrebbe spinto a continuare, a crescere e a investire tutto il nostro impegno nella musica. Da quel momento, il nostro viaggio ha preso una forma più chiara e si è trasformato in ciò che oggi chiamiamo Alhena.
Come avete superato le sfide che avete incontrato e cosa avete imparato da esse?
Ogni volta che ci siamo trovati davanti ad un ostacolo lo abbiamo affrontato con la consapevolezza che, se ci trovavamo in quella particolare situazione e questa ci risultava momentaneamente invalicabile o particolarmente complessa, dovevamo migliorare in qualche ambito. Abbiamo investito molto su noi stessi e continuiamo a farlo costantemente, tanto da essere riusciti a costruirci una sorta di “cassetta degli attrezzi” sempre più fornita, con la quale affrontiamo le nostre sfide nel quotidiano. Ed ogni volta che ci troviamo nuovamente davanti a delle difficoltà, ripetiamo il processo da capo.
Sicuramente il dover affrontare degli ostacoli ci ha insegnato molte cose, ma l’aspetto più importante crediamo sia aver imparato a cogliere il meglio anche nelle avversità. Quando ci si sente dire che non si è abbastanza, la soluzione più facile è quella di demotivarsi e mollare tutto: noi abbiamo imparato, piuttosto, ad analizzarci con un occhio particolarmente critico, perché è solo comprendendo i nostri punti deboli che possiamo trasformarli in punti di forza e crescere come artisti e come persone. È una lezione continua, una sorta di allenamento emotivo che ci porta ogni giorno un po’ più vicini alla versione migliore migliore di noi.
Come avete visto evolvere il vostro stile musicale e artistico nel corso degli anni?
Pensa che abbiamo fatto i nostri primi live con una chitarra acustica ed un cajon. Quando condividevamo il palco con altre band, era inevitabile fare dei paragoni con chi suonava “di più e più forte” di noi, e ne uscivamo sempre sconfitti. Avevamo capito che dovevamo cambiare strategia, e da quel momento abbiamo iniziato a costruire un piccolo studio in casa. Da li sono cambiate molte cose, perché abbiamo progressivamente cercato di rendere il sound delle nostre canzoni sempre più “prodotto”. Il cambiamento più grande l’abbiamo notato dopo aver studiato produzione musicale con Matteo Cantaluppi: da quel momento, abbiamo capito che tutto lo studio che avevamo fatto nella nostra scuola di musica avrebbe trovato senso nelle tecniche che avevamo appreso nell’ambito della produzione musicale. Riflettendoci, abbiamo cambiato stile progressivamente perché inseguivamo il sound attuale, che è quello che volevamo da principio. È un percorso durato un paio d’anni, ma siamo felici di dove siamo arrivati e di quelle che sono le prospettive che le nostre competenze attuali ci offrono per il nostro prossimo futuro.
Quali consigli dareste a chi sta iniziando la propria carriera artistica?
Il consiglio più importante che possiamo dare a chi sta iniziando il proprio percorso artistico è di perseverare. La strada è lunga e piena di ostacoli, ma se c’è una cosa che abbiamo imparato è che la passione non basta. Ci vuole dedizione, tanto lavoro e anche la capacità di accettare le sconfitte come parte del processo. Spesso le cose non vanno come ci si aspetta, ma ogni passo, anche quello che sembra un fallimento, contribuisce a farci crescere.
Non avere paura di investire su noi stessi è un aspetto fondamentale, non solo in termini economici ma anche di tempo e di energie. Affidatevi ad esperti del settore per apprendere tecniche di produzione, mix e mastering, perché oggi come oggi si fa musica in modo molto diverso dai decenni passati. Come qualsiasi altra forma d’arte, la musica richiede impegno costante e una continua evoluzione. A noi piace definirla come “una palestra”. Cercate di migliorare ogni giorno, mettete in discussione le vostre certezze e sperimentate senza timore di uscire dalla vostra comfort zone.
Infine, circondatevi di persone che condividano la vostra visione, ma che siano anche in grado di sfidarvi e arricchirvi. Il confronto, per quanto a volte possa sembrare difficile, è un elemento chiave per crescere. E, soprattutto, non dimenticate mai perché avete iniziato: mantenete viva quella scintilla iniziale, quella passione che vi ha spinto a intraprendere questo percorso.
C’è un messaggio o un’emozione che sperate di trasmettere attraverso questo singolo “Arancione EasyJet”?
Arancione EasyJet, seppur in modo decisamente leggero, cerca di porre l’attenzione su due questioni in particolare. La prima è sicuramente la bellezza delle connessioni emotive che nascono, inspiegabilmente, in un battito di ciglia. Sarà capitato a molti di aver avuto la sensazione di conoscere da una vita intera una persona che che in realtà abbiamo incontrato un istante prima. Il perché questo accada non ci è dato saperlo: probabilmente notiamo un insieme di piccoli dettagli che abbiamo visto in altre persone che ci hanno accompagnato durante la nostra vita e che hanno giocato un ruolo particolarmente importante.
Il secondo messaggio è strettamente legato al primo, perché riguarda qualcosa che stiamo perdendo sempre più complice anche tutto ciò che l’evoluzione tecnologica ci offre, ovvero l’attenzione e la cura per i dettagli. Siamo abituati ormai a ricevere così tante informazioni in un breve lasso di tempo che trasliamo il tutto sul modo in cui viviamo le interazioni sociali e le relazioni. Sembra quasi che ricerchiamo compulsivamente la bellezza senza però soffermarci a contemplare quello che abbiamo davanti con la giusta attenzione: il risultato è che così facendo perdiamo la bellezza che vive nelle piccole cose, lasciandoci ammaliare, per un istante, solo da quella che risiede in superficie.
Avete intenzione di esplorare nuovi generi musicali nei vostri prossimi progetti?
Al momento non crediamo che ci discosteremo molto dal sound di Arancione EasyJet, poiché rappresenta per noi il raggiungimento di quell’identità artistica che abbiamo inseguito per molto tempo: il nostro primo album avrà uno stile coerente con quello che abbiamo attualmente. Se proprio dovessimo esplorare nuove sonorità, vorremmo che fosse per un processo naturale del quale magari, inizialmente, non ci rendiamo neppure conto. Che sia dunque la conseguenza di una necessità comunicativa, e non qualcosa iniziato per una personale imposizione. È anche vero che la musica è come se fosse un vestito che si pone sul testo, quindi non escludiamo a prescindere che in futuro il nostro stile possa discostarsi da quello che abbiamo oggi qualora ne sentissimo l’esigenza.