Giorgio Pulvirenti: tra le pagine di “Mi Chiamo Harry Gray”

La seconda guerra mondiale fa da sfondo ad un’amicizia, al dolore, alla distruzione ovviamente… ma anche alla scoperta di un passato che affiora e porta con se nuove verità. Perdiamoci nella splendida lettura di “Mi Chiamo Harry Gray” il nuovissimo romanzo dello scrittore siciliano Giorgio Pulvirenti, una produzione autonoma che ovviamente troviamo dentro tutti i principali canali digitali.

Quanta musica c’è dentro questo libro?
Abbastanza. Buona parte della storia è ambientata all’interno di uno speakeasy, il B13, luogo dove si serviva alcool illegalmente e dove la musica blues e jazz la faceva da padrone. Ho cercato di ricreare un po’ quel mondo lì, e per farlo ho utilizzato come fonte di ispirazione vari brani di mostri sacri come Frank Sinatra, Louis Armstrong e Dean Martin che ho racchiuso in una playlist disponibile su Spotify. 

- E quanto cinema?
Beh, anche la mia passione per il cinema mi ha aiutato, senza alcun dubbio. Diciamo che, nonostante la storia l’avessi abbastanza chiara in mente prima di scriverla, la revisione di alcuni film del genere in questione come “Gli Intoccabili” e “C’era una volta in America” mi hanno dato quel qualcosa in più da riportare tra le pagine.

Esiste un evento preciso nel tempo di oggi, magari nella tua vita specifica, che ti ha regalato l’esatta ragione per scrivere questo libro?
Diciamo che non c’è stato proprio un evento scatenante. Il tutto è riconducibile al momento in cui scrissi il precedente romanzo “La chiave di Ellie”. Quando strutturai il personaggio di Harry, inizialmente, lo pensai solo come un personaggio secondario, che sarebbe apparso e servito solo per quella storia. Ma poi, quasi inconsciamente, quando lui si congeda da Blake (il protagonista della storia), se ne va con una frase specifica: “Torno in Louisiana per riprendere da dove ho lasciato…”. Da tempo desideravo scrivere una storia ambientata ai tempi del proibizionismo, che coniugasse quel mondo lì trattando pure i temi del razzismo, ed ecco che ebbi l’occasione per chiudere quel cerchio.

Mi incuriosisce sempre come e dove nasce il nome di un personaggio… Harry Gray, per davvero, chi è?
È un uomo dai buoni sentimenti, umile e resiliente, un po’ come tutti i protagonisti delle mie storie. Harry deve fare i conti con un passato che per troppi anni lo ha costretto a vivere con un peso insopportabile. L’unico modo che ha per farlo e liberarsi di quei ricordi, condividerli con qualcuno di fiducia, e quel qualcuno è rappresentato da Rupert, il giovane marines ferito che incontrerà nella nave e che servirà da amico confidente.

Che poi è una domanda che mi nasce sempre dentro: per davvero, i personaggi dei libri, secondo te, chi sono per davvero nella nostra vita? Sono persine che viviamo ogni giorno?
Credo che ogni scrittore metta un po’ di sé stesso nei personaggi che scrive. Personalmente, io l’ho sempre fatto, ma deve essere una cosa naturale, senza forzature. Credo di assomigliare a Harry nel carattere e negli atteggiamenti, e nella visione che ha lui della vita. Non ti nascondo che per alcuni dei personaggi che ho scritto nelle mie storie, ho tratto ispirazione da persone che sono presenti nella mia vita.

E se fosse in Italia, questo romanzo? Se fosse ambientato qui… qual è la prima cosa che cambieresti della storia, riferimenti a parte s’intenda…?
Beh, essendo siciliano e considerato il tema trattato con richiami al mondo della malavita, mi viene naturale risponderti che lo avrei ambientato proprio in Sicilia. È ovvio che avrei dovuto modificare il colore della pelle della maggior parte dei personaggi e tutte le loro abitudini, così come le ambientazioni, e ti dico che paradossalmente questo mi avrebbe pure agevolato nel lavoro, ma sono felice di aver ambientato la storia proprio in Louisiana.

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