Il tempo ha giocato un brutto scherzo alla tappa prevista a Napoli per il tour di Pizza Unesco che, questa volta, proverà a battere un Guinness World Record, quello della pizza più lunga del mondo, già detenuto dall’Italia e realizzato in occasione di EXPO2015 con una lunghezza di 1595,45 metri e un peso che sfiorava le 5 tonnellate. «L’Unione Fa La Pizza» questo il nome della kermesse, rimandata di un paio di giorni, che ha riunito 259 pizzaioli di tutto il mondo per impastare e cuocere 2 km di pizza, il piatto da sempre simbolo di Napoli. Dopo la delusione iniziale, il buon umore, la gioia e lo spirito d’unione ha fatto sì che alcuni dei partecipanti al tour si siano riuniti attorno al Gruppo folkloristico Zompa Cardillo Di Montemarano che, sfidando la pioggia hanno iniziato a suonare a cantare coinvolgendo buona parte dei presenti in perfetto stile di L’Unione fa la Pizza. Tra loro anche Niko Sinisgalli e la moglie Maria Rosita volati da Roma per partecipare al tour. Per Niko la tradizione, i sapori e gli ingredienti genuini sono la base per tutti i piatti anche e soprattutto per quelli che prepara quotidianamente al ristorante Tazio di Roma. Al loro fianco a sostegno di Pizza Unesco anche Osmani Garcia, il giovane cubano che ha ricevuto disco di platino digitale in Italia con sua bellissima Dayami la Musa che hanno ballato la tarantella a sostegno della Pizza Patrimonio Unesco! Nonostante la pioggia, le firme raccolte per Pizza Unesco state 2.000. La manifestazione, ideata e promossa da Pizza Village, con il Patrocinio del Comune di Napoli e della Fondazione Univerde ed in collaborazione con l’Associazione Pizzaiuoli Napoletani, ha come scopo quello di celebrare la fratellanza e l’unione tra i popoli attraverso il prodotto gastronomico italiano più famoso ed esportato al mondo. Pizza Unesco significa salvaguardare l’arte dei pizzaioli napoletani, quindi non si tratta di rendere patrimonio Unesco la pizza, ma l’arte della pizza. Chiare le parole di Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde e promotore della campagna #PizzaUnesco che ha affermato: “Chi vuole preparare una vera pizza napoletana deve venire ad imparare quest’arte a Napoli, la sua città natale, come noi che per imparare l’inglese andiamo in Inghilterra. Potrebbero essere utili anche dei corsi di aggiornamento, così da abbinare una tutela, sacrosanta, poiché in America si racconta che la pizza è stata inventata da loro, ad un valore economico.