Allevatori in ginocchio – Sono circa tremila le aziende agricole e le stalle sepolte dalla neve nelle aree colpite dal terremoto dove si contano casi di isolamento, nuovi crolli, decine di mucche e pecore morte e ferite, difficoltà per garantire l’alimentazione degli animali. A Gualdo, nel Maceratese, due aziende hanno circa 400 animali sepolti sotto le macerie e delle stalle crollate con l’ultimo sisma di mercoledì 18 gennaio. “Da agosto aspettiamo stalle e casette, c’era il tempo. Invece adesso siamo di nuovo a questo punto”. Marco Scolastici ha la sua azienda agricola a 7 chilometri da Visso, in provincia di Macerata e anche lui sta vivendo il dramma della morte dei suoi animali. La strada provinciale è bloccata da martedì pomeriggio. “Le mie capre e i miei asini non bevono e mangiano poco da due giorni. – dice l’allevatore marchigiano – Ieri hanno percorso quasi un chilometro sotto un metro e mezzo di neve per abbeverarsi. Oggi non sono neanche riuscito ad arrivare nelle stalle per capire se sono vivi o è venuto giù tutto tra le scosse e il peso della neve”. Sono molte le aziende zootecniche in queste zone. Sono tutte isolate e abbandonate. A Belforte del Chienti, il caseificio Di Pierantonio ha subito crolli. “Sono qui da stamattina, la situazione è drammatica, allucinante. Non arriva nessuno, ci sono ancora 3 chilometri di provinciale da sgombrare. – racconta Enzo Bottos, direttore della Coldiretti Marche – Nell’azienda Lai, che aspetta le stalle provvisorie dal 24 agosto, è venuto giù tutto: ci sono 300 pecore lì sotto, almeno 25 sono sicuramente morte. Anche le stalle dell’azienda Beccerica, sempre a Gualdo, non ci sono più. Aveva 70 vacche da latte, non sappiamo le condizioni degli animali sotto il tetto crollato”. Una situazione simile a quella di Sarnano, nel Maceratese, dove un allevatore ha probabilmente perso una sessantina di bovini. Nei comuni di Arquata e Acquasanta la situazione è la stessa. “Aspettavano casette per gli allevatori e stalle per il bestiame. Abbiamo sempre detto che sarebbe stato necessario fare in fretta perché sarebbe arrivato l’inverno – afferma Alessandro Visotti, responsabile della Coldiretti di Ascoli Piceno –. C’era tutto il tempo per risolvere i problemi, invece adesso inizieremo la conta dei nuovi danni, evitabili. Ogni impresa che chiude, non riaprirà più”. Gli allevatori avevano chiesto degli stalli provvisori per i loro animali ma nonostante la Regione abbia assegnato le provvisorie, non sono mai arrivate. Ci avevano prospettato un’altra situazione. “Banalmente la situazione non è quella che ci era stata prospettata.– dice Alessandro Visotti della Coldiretti di Ascoli Piceno – Sono stato ad Acquasanta poche ore fa, mentre è impossibile arrivare ad Arquata a causa della neve. Gli animali sono lì fuori, chissà in quali condizioni”. Il 10 gennaio, sostiene Visotti, si è tenuto un nuovo summit in Regione Marche con la Protezione Civile e il commissario straordinario Vasco Errani per un nuovo piano. Il conteggio è presto fatto: mancavano ancora 700 strutture mobili, tra stalle provvisorie, moduli abitativi e fienili. “Adesso è facile nascondersi dietro il metro e mezzo di neve che non permette di raggiungere gli allevamenti. Pur nell’eccezionalità di questa ondata di maltempo, è tutto il resto che è mancato”.