La chitarra di Mazzini, parole e musica dall’esilio – In occasione della Notte dei Musei presso la Biblioteca Enzo Tortora – via Zabaglia 27 Testaccio – alle ore 21.30 di sabato 14, si terrà lo spettacolo intitolato La chitarra di Mazzini. Parole e musica dall’esilio. Monologo teatrale con Marco Prosperini – attore – e Fabio Refrigeri, anche coideatore, alla chitarra. Testo e regia di Emanuele Merlino. Ingresso gratuito.
Giuseppe Mazzini visse in esilio gran parte della sua vita. Dall’estero pianificò rivolte e rivoluzioni per raggiungere il sogno di tutta la sua vita: fare dell’Italia una nazione unita e repubblicana.
Ma se della sua attività rivoluzionaria si conosce quasi tutto, meno nota è la sua passione per la musica a cui dedicò un trattato dal titolo “Filosofia della Musica”. Ancor meno nota è la sua abilità come chitarrista.
Mazzini scrive la “Filosofia della Musica” nel 1836 dopo quel momento di profonda la tempesta spirituale nota come “la tempesta del dubbio”:
…dedicata ad un “Ignoto Numin i” che, per stessa confessione dell’autore, ha il compito di “trarre la musica dal fango o dall’isolamento in che giace per ricollocarla dove glia antichi grandi, non di sapienza, ma di sublimi presentimenti l’avevano posta accanto al legislatore ed alla religione ”. Secondo Mazzini gli antichi avevano, dell’arte musicale, soltanto il germe (la melodia), non riuscivano a oltrepassare l’accompagnamento. Ma in quei popoli vi era una fede alla base alla base dell’“Istinto all’Unità ”, fondamento di tutte le grandi cose. In Italia, continua Mazzini, la musica nasce nel XVI secolo con Palestrina che “tradusse il Cristianesimo in note”. Secondo Mazzini elementi generatori della musica sono la melodia, simbolo dell’individualità il cui massimo esperto fu il bolognese G. M. Martini (vissuto nel periodo classico e maestro anche di Mozart ), e l’armonia, simbolo del pensiero sociale, magistralmente rappresentata da Rossini , “Titano di potenza e di audacia. Il napoleone d’un epoca musicale”. Mazzini vedeva in Rossini quell’“Ignoto Numini” che doveva “spiritualizzare ” la musica “riconsacrandola con una missione ”. Probabilmente quell’“Ignoto Numini” era già nato e, come ha scritto Massimo Mila : “Mazzini steso gli aveva aperto il cammino, additando agli artisti italiani un altro dei valori attraverso i quali era possibile placare la struggente ansia individualistica del Romanticismo: ‘Dio e Popolo’. ” Infatti l’individuo è naturalmente portato a tendere verso l’infinito, definito da Mazzini stesso “l’anelito delle anime nostre”, inserendo l’elemento divino e se stesso in quell’entità collettiva rappresentata dal popolo.
“I passettini incerti di un bambino, il soffio del vento, il rumore della penna che scrive versi o che proclama una costituzione, l’urlo straziato di un patriota davanti al plotone d’esecuzione non sono altro che musica.”
Lo spettacolo racconterà in forma di monologo questa passione e l’amore di Mazzini per l’Italia: tra i suoi giudizi su Rossini e il ricordo/rimpianto per gli amici caduti rivivremo la storia più intima di uno dei principali protagonisti del Risorgimento accompagnati dalle musiche che lo stesso suonava nelle notti lontano dall’Italia.
Il pubblico scoprirà che per il rivoluzionario genovese musica e rivoluzione erano un’unica corda dell’anima.