La forza delle donne di Laura Aprati e Marco Bova: le donne che incontrano le donne. Il 13 ottobre prossimo a Torino (Polo del ‘900, ore 20,30) e il 21 a Milano (Università Statale, via Dionigi Bussola 4, Milano, ore 20,30), all’interno delle iniziative che corredano la mostra internazionale Nome in codice: Caesar. Detenuti siriani vittime di tortura, verrà presentato La forza delle donne di Laura Aprati e Marco Bova.
Prende così l’avvio il tour di questo il documentario che racconta la drammatica quanto magica esperienza vissuta a contatto di un mondo tutto al femminile: dal Kurdistan al Libano, un viaggio fra le donne, le donne che migrano e le donne che accolgono. “Con Focsiv, che ci supporta – ci spiega Laura Aprati -, abbiamo deciso di cogliere l’occasione della proiezione di questo lavoro per riprodurre, ad ogni tappa di questo che vuole essere un vero e proprio tour, la situazione di incontro fra donne che abbiamo vissuto in prima persona girando: la forza delle donne rifugiate, da una parte, e quella delle donne dei paesi ospitanti, dall’altra. Ciascuna con i propri problemi.” Uno squarcio su una realtà, quella della guerra, che spesso ci sfugge perché in Europa da oltre 60 anni non si combatte. Per l’analisi della quale, uno dei punti di forza è stato il confronto generazionale fra i suoi due autori: Laura Aprati, giornalista e autrice televisiva con una lunga storia alle spalle; e Marco Bova, giovanissimo e brillante regista.
Il valore di questo documentario è proprio in questo confronto profondo e disincantato: La forza delle donne racconta i problemi di conflitti e migrazioni attraverso uno sguardo tutto al femminile, attraverso la diversità di genere delle sue protagoniste.
Donne di tutti gli strati sociali, di religioni diverse, di etnie diverse accomunate dalle difficoltà quotidiane, dalla gestione delle famiglie, da responsabilità sempre più gravose. Il rapporto con i figli in una società dove l’uomo è dominante ma in tempi di guerra diventa l’anello debole.
Come si convive con la fame, la perdita di tutto ciò che si ha, con le bombe, con la necessità di lasciare la propria casa e la propria terra. Quale futuro si cerca.
Donne musulmane, yazide, cristiane, siriane rispondo a queste domande. A fare loro da cornice Rima Karaki, libanese, giornalista anche lei, cresciuta a Beirut. In Libano si sono rifugiati palestinesi, siriani e convivono più religioni. Lei va in onda senza velo ed è diventata famosa per aver tolto la linea in diretta ad uno sceicco che non rispettava la parità di genere.
FOCSIV è la Federazione degli organismi cristiani servizio internazionale volontariato di cui oggi fanno parte 80 ONG che operano in oltre 80 paesi del mondo compresa l’Italia. Focsiv ha supportato questo documentario all’interno delle iniziative di Humanity – Esseri umani per gli esseri umani, una campagna di 7 soci della FOCSIV insieme alla Federazione, un consorzio che supporta migliaia di persone in fuga dalla guerra siriana ed irachena in terra curda, libanese, giordana turca e siriana.
Ricordiamo che la mostra Nome in codice: Caesar. Detenuti siriani vittime di tortura è voluta e promossa in Italia da FNSI – Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Amnesty International Italia, FOCSIV – Volontari nel Mondo, Un Ponte Per, Unimed – Unione delle Università del Mediterraneo ed Articolo21.