L’albero di Natale – Approssimandosi le festività natalizie e accingendoci tra non molto a fare strage di palline colorate, mi sembra opportuno prepararci all’evento dirimendo la secolare questione delle c.d. origini pagane dell’albero e la provenienza dall’America o dai fiordi scandinavi. Ebbene, cari lettori, l’albero di Natale è frutto di una sintesi tra ritualità celtica e spiritualità cristiana, mentre la sua patria sono i territori della Germania del nord, dove veniva adorata la quercia sacra. È sì, perché il nostro familiare abete in realtà era una quercia, che gli antichi germani avevano consacrato al culto di Thor, il dio del tuono figlio di Odino. Sappiamo ciò da numerose fonti: secondo Massimo di Tiro, vissuto nel sec. II a.C., le più antiche popolazioni celtiche adoravano questo imponente arbusto quale simbolo di Zeus, cui Thor venne in seguito equiparato (tanto tra tuoni e fulmini…); e ancor prima, Plinio il Vecchio attesta la sacralità della quercia nella Gallia al tempo della conquista di Cesare.
Le leggende germaniche narrano che gli abitanti dei villaggi si riunivano nei boschi ai piedi delle querce per celebrare sacrifici umani, come testimoniato da varie denominazioni geografiche del Galles. E proprio da siffatta crudele ritualità trae linfa il nostro attuale uso, conseguenza del trionfo della religione cristiana su quelle idolatre. Debbo aggiungere che un’altra usanza era assai diffusa tra i germani, vale a dire agghindarsi i vestiti con foglie di quercia il giorno 29 maggio: una tradizione connessa alle feste di primavera che avevano inizio il primo giorno di detto mese. I due costumi si fusero nel momento in cui san Bonifacio (680-754) si dedicò anima e corpo all’evangelizzazione presso i sassoni. Si racconta infatti che durante la notte di Natale dell’anno 724, il santo e un gruppo di seguaci capitarono nella cittadina di Geismar, nei cui boschi assistettero alla celebrazione di un sanguinoso rituale druidico, dove la vittima sacrificale era un bimbo: ma nell’istante fatale, Bonifacio afferrò il piccolo e assestò un violento colpo d’ascia alla base della quercia. Non solo i druidi non reagirono, ma aiutarono il sant’uomo e i suoi compagni ad abbattere il sacro albero.
Come si spiega questo improvviso mutamento di tendenza? Il fatto è che i druidi riteneva che qualsivoglia affronto a una quercia avrebbe scatenato sul colpevole l’ira di Thor: per cui, se nulla di male era successo a Bonifacio, ciò significava che il suo dio era più potente del loro. Bonifacio invitò tuttavia i nativi di Geismar a perpetuare la tradizione di radunarsi intorno a un albero, ma di non farlo nei boschi bensì nelle proprie abitazioni, di abbellirne i rami e non considerarlo più luogo di sacrifici quanto di raccolta di regali da scambiarsi durante la notte dell’Incarnazione.
Per quanto mi concerne, vivo da solo e non posseggo una cantina: il mio piccolo albero è già perfettamente addobbato con tutte le cianfrusaglie che trovo per casa. L’ho sistemato accuratamente sotto il letto e attendo trepidante il momento opportuno per piazzarlo al centro del salone. È bellissimo, con le sfere di color cangiante, le luci che mi vanno sistematicamente in corto circuito, la neve spray che calpesto con le scarpe e trascino per l’intero appartamento. L’unica cosa che manca è il puntale, perché ogni anno mi dimentico dove l’abbia inguattato.