Natacha Atlas e Transglobal Underground all’Estragon di Bologna – Mercoledì 23 novembre all’Estragon – Parco Nord – Bologna
Sonorità etniche al ritmo di dance. Natacha Atlas, belga di nascita ma egiziana di origini, all’apice della carriera solista torna momentaneamente alla guida dei “suoi” Transglobal Underground. Fu proprio con il collettivo multietnico di dj e strumentisti che Natacha, negli anni Novanta, si impegnò nel dare alla tradizione sonora araba e nordafricana una sferzata di ispirazione dance, tramite la fusione delle sue radici musicali con certa elettronica occidentale. Un melting pot di influenze in cui si mescolano elementi di world-music, ambient, house, dub, hip hop e techno, recuperando idee della musica new age, che portò in breve i Transglobal Underground a diventare gli alfieri del movimento definito “World dance fusion”. Il carisma esotico di Natacha Atlas poi, ha aggiunto al melange, nel corso degli anni, un tocco sensuale e femminile.
Natacha Atlas è stata nominata dalle Nazioni Unite ambasciatrice contro il razzismo e il suo brano “Egypt – Rise to freedom” è diventato la colonna sonora della rivoluzione egiziana di piazza Tahrir.
Natacha Atlas e i Transglobal Underground saranno sul palco dell’Estragon mercoledì 23 novembre a partire dalle ore 22,30.
I biglietti per il concerto costano 15 euro.
Per informazioni: 051 323490, 051 19980427 (Estragon Shop). www.estragon.it
Natacha Atlas, cantante acclamata a livello internazionale, che ha messo a punto i caposaldi fondamentali dello “shaabi” (cioè del pop egiziano di questi ultimi anni) e della “belly dance”, o danza del ventre che dir si voglia, ha pubblicato nel 2010 il suo ottavo disco da solista. Registrato con ospiti illustri quali il pianista Zoe Rahman, un ensemble turca composta da venti musicisti e un’orchestra da camera in grado di integrare stili della tradizione araba ed occidentale, “Mounqaliba” – ‘essere in uno stato di involuzione’ in arabo – è costruito con il suono acustico, orchestrale del celebrato Ana Hina del 2007 con una serie di nuove canzoni, interludi evocativi e una lucida, limpida lettura di The Riverman, di Nick Drake. Ora, con il suo nuovo album, Natacha porta il modus operandi acustico di Ana Hina ad un nuovo livello. “Il nuovo album trova seguito da El Nown, ultimo brano di Ana Hima, in parte ispirato dalla musica di Zad Moultaka”, rivela la cantante. Molutaka è un pianista e compositore libanese che vive a Parigi, ed è specialista nel creare un’armonia fra oriente e Occidente – il suo piano con l’oud, per esempio.
Anche se in gran parte acustico, con la presenza di ney, fisarmonica e piano e la fusione tra ensemble e orchestre d’archi dell’est e dell’ovest, Natacha in quest’album fa ritorno anche al digital beat. “C’è una traccia in cui abbiamo trattato le percussioni arabe con una programmazione elettronica. Spesso quando musica araba ed occidentale vengono fatte incontrare il beat arabo viene uniformato a quello occidentale perché è uno dei modi più semplici di far convergere questi due mondi, ma noi non abbiamo fatto questo, li abbiamo fatti scivolare in parallelo, così da ottenere un sound moderno senza perdere l’identità araba.”
Tocchi di sound design elettronico – uniti a registrazioni sul campo fatte al Cairo, a Marrakech e in altri luoghi – appaiono nei sei ‘interludi’ cinematografici, così come il suo tastierista turco che canta nel potente ed intricato stile dei muezzin, così come parole ed idee di Peter Joseph, appartenente al movimento Zeitgeist.
Transglobal Underground. Nei primi anni ’90 basso e drums erano due cose ben distinte. La “asian music” era ancora etichettata come esotica, il dub e il reggae venivano considerati morti e chiunque suonasse dance music a qualsiasi altro ritmo che non fosse 100 bpm veniva giustiziato nella pubblica piazza. In questa triste epoca emerse un line-up in continua evoluzione di DJ, produttori e musicisti provenienti da differenti background ed estrazioni culturali uniti dal rifiuto di essere inquadrati in uno stile e convinti che mescolare generi musicali non dovesse essere una oscura presa di posizione artistica.
Da allora i TGU sono noti per la loro capacità unica di mescolare stili e ritmi musicali fregandosene dei generi musicali, barriere tecnologiche o del buon senso. A volte sono stati superesposti ed altre di nicchia ma non hanno mai smesso di essere influenti. Hanno mixato tutto ciò che, se non fosse stato per il loro coraggio artistico, nessuno mai avrebbe pensato di mettere insieme; adesso quel “mash-up” è la regola. Loro invece, sono già un passo oltre…
Nello spazio sonoro nato dal sincretismo dell’ensemble, si odono gli echi del miglior nu asian sound per attraversare tutti i territori possibili e dialogare con tutti gli strumenti, i suoni e le voci di ogni ‘contrada’ mondiale.
Il primo LP del gruppo, intitolato Dream of 100 Nations, rimane uno dei capolavori insuperati del nuovo breakbeat mondiale. Alla sua uscita le musiche apolidi, senza margini, con suoni estrapolati dalle frontiere dilatate del mondo pop dei TGU divennero paradigmatiche di una nuova stagione sonora. Rimescolando elementi di world-music, ambient, dub, hip hop e techno, e recuperando idee della musica new age, l’ensemble ha messo in pista sonorità etniche al ritmo di dance. Il carisma esotico di Natacha Atlas poi, ha aggiunto al melange, nel corso degli anni, un tocco sensuale e femminile.
La musica dei Transglobal è, a tutti gli effetti, un caleidoscopico viaggio fra riti liberatori, segreti ritmici, estetiche gioiose, scarti improvvisi e fantasiosi. Il tutto con unico obiettivo: l’esaltazione del groove più profondo, trovando il filo rosso che interseca sensibilità diverse e che collega lo sfaccettato universo sonoro mondiale.
Estragon – Via Stalingrado 83 (Parco Nord) tel. 051 323490