No, Oreste, No! Diari da un archivio impossibile a cura di Serena Carbone MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
Project Room 8 marzo – 5 maggio 2019
Inaugurazione giovedì 7 marzo 2019 h 18.00 Bologna, 6 marzo 2019.
Nello spazio espositivo della Project Room, dedicato alla riscoperta di alcuni degli episodi artistici più stimolanti e innovativi originati in ambito bolognese e regionale, il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna presenta No, Oreste, No! Diari da un archivio impossibile, progetto espositivo a cura di Serena Carbone incentrato sull’esperienza artistico-relazionale di Progetto Oreste, nata nel 1997 e conclusasi nel 2001, con particolare attenzione alle vicende bolognesi.
Oreste non era un collettivo, non era un sindacato ma, come spesso hanno ribadito i suoi ideatori, era “un insieme variabile di persone”, di artisti che si sono scelti e trovati per un determinato tempo per condividere una certa maniera di vedere il mondo. Oreste ha agito da precursore, ha sperimentato e anticipato un modus operandi indipendente, alternativo a quello istituzionale, totalmente orizzontale e non gerarchico, ponendo l’accento sul processo e anticipando tendenze oggi date per scontate come la ricerca in spazi non profit e le residenze d’artista.
Alla base del progetto vi erano le relazioni, il dialogo e le interconnessioni nella cornice di un “spazio” libero in cui stimolare l’incontro, la discussione, l’aggregazione, l’esplorazione di nuovi territori sentendosi parte di una comunità multiforme accomunata dal linguaggio condiviso dell’arte. Da Oreste non scaturivano opere né mostre ma luoghi e momenti di confronto, come i quattro progetti di residenza organizzati tra il 1997 e il 2000: due a Paliano (Frosinone) e due a Montescaglioso (Matera), con l’obiettivo di “far parlare direttamente gli artisti”, come già da tempo stava cercando di fare, insieme a Salvatore Falci, Cesare Pietroiusti, tra i primi ad essere contattati, insieme a Giancarlo Norese che rimase in Oreste fino alla fine, proclamata ufficialmente nel 2001.
Oreste ha prodotto tre pubblicazioni – Oreste zero nel 1998, Oreste uno nel 1999 e Oreste alla Biennale nel 2000 – e ha organizzato due convegni che hanno fatto storia perché per la prima volta gli artisti raccontarono e parlarono di sé in prima persona, senza la mediazione di critici, curatori e finanche dell’opera stessa: Come spiegare a mia madre che ciò che faccio serve a qualcosa? al Link di Bologna nel 1997 e OAI-Organismi d’arte indipendenti a Lecce nel 2000.
1 Harald Szeemann, che aveva sentito parlare del progetto da più fonti, dopo aver preso contatti con Cesare Pietroiusti, Mario Pieroni e Dora Stiefelmeier per avere maggiori informazioni su quella che gli appariva un’esperienza unica e da valorizzare in un panorama italiano poco aperto alle organizzazioni artistiche indipendenti, invita Oreste alla 48a Biennale di Venezia dAPERTutt0, da lui curata nel 1999. All’interno dello spazio centrale del Padiglione Italia, in una zona aperta allestita con tavoli e sedie, gli artisti coinvolti realizzarono un articolato programma di circa ottanta eventi tra incontri, presentazioni, dibattiti, proiezioni, concerti, convegni. Dopo la Biennale, Oreste è stato invitato a partecipare ad altre due rassegne: Democracy! al Royal College of Art di Londra nel 2000 e Le Tribù dell’Arte, a cura di Achille Bonito Oliva, a Roma (Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea, spazi dell’ex fabbrica Peroni, poi MACRO) nel 2001, ma la Biennale rimane un momento di snodo fondamentale. Come scrive Serena Carbone: “La Biennale, come lo si era intuito fin da subito, fu il momento di massima visibilità e rese evidenti le potenzialità ma anche le criticità di Oreste. La volontà di connessione che si chiedeva a tutti coloro i quali entravano in contatto con il progetto, aveva fatto sentire tutti parte di un’idea comune: tutti erano Oreste e tutti si sentivano anche responsabilizzati dal farne parte, ma proprio quel principio di orizzontalità (assenza di selezione e accesso libero principalmente), punto di forza iniziale, era divenuto il punto di maggiore debolezza”.
Oreste si spegne naturalmente nel 2001, dopo aver ospitato, sostenuto e prodotto un numero indefinito di progetti, realizzati e non, nelle città in cui si installava e altrove. Il progetto ha coinvolto quasi trecento persone tra artisti italiani e stranieri, critici, galleristi, collezionisti e persone interessate, ma coloro che lo hanno accompagnato con continuità nelle diverse fasi della sua vita in verità sono stati poco più di una decina.
No, Oreste, No! Diari da un archivio impossibile ha come fulcro ciò che resta oggi di Oreste: gli artisti con le loro vite e le loro ricerche, l’archivio composto da materiale audio-video e cartaceo, il materiale sulle pagine ancora navigabili di UnDo.Net e la vitalità che ne animava gli incontri e i dialoghi.
L’Archivio Oreste si realizza grazie al lavoro di raccolta e manutenzione dei documenti da parte di Emilio Fantin, Giancarlo Norese, Luigi Negro e Cesare Pietroiusti, artisti che hanno partecipato attivamente al progetto, grazie alla cui iniziativa si è avviata già da un anno la riscoperta delle fonti e delle dinamiche che lo attraversarono.
Quello presentato al MAMbo è però, per forza di cose, un archivio incompleto e per certi versi impossibile: proprio a causa della natura fluida di Oreste, parte di esso è infatti inevitabilmente andata dispersa o è rimasta nei singoli archivi dei partecipanti.
In mostra vengono esposti testi, fotografie, libri, cataloghi, riviste, flyers, locandine, lettere, e-mail, per ricostruire il grande network che l’invisibile Oreste, in pochi anni, ha intrecciato con il mondo dell’arte. Particolare attenzione viene riservata ai momenti e alle relazioni bolognesi, come il già citato convegno tenutosi al Link dal 31 ottobre al 2 novembre 1997, organiz – 2 zato da Salvatore Falci, Eva Marisaldi, Giancarlo Norese, Cesare Pietroiusti, Anteo Radovan, Cesare Viel e Luca Vitone. Bologna non fu una città scelta a caso, molti degli artisti che gravitavano intorno al progetto avevano frequentato l’Accademia di Belle Arti in città e qui continuavano a risiedere. Era il contesto ideale, in cui fin dagli anni Settanta la Galleria d’Arte Moderna aveva portato avanti le pratiche più innovative del contemporaneo e la vita culturale e artistica era animata dall’Accademia, dal DAMS, da importanti gallerie storiche e da spazi indipendenti autogestiti.
Nell’ambito dell’esposizione sono visibili anche diversi video di documentazione sulle residenze e la partecipazione alla Biennale e due installazioni: la prima è Oreste Vision di Mario Gorni e Paola Di Bello, realizzata ed esposta in occasione della mostra Le Tribù dell’Arte, a Roma, nel 2001; la seconda, Illustre Scultura Polimaterica di Lu Cafausu, realizzata al Link nel 2010 con “scarti di produzione” messi a disposizione da più di 30 artisti, sarà nuovamente in mostra in una versione parziale che verrà completata domenica 14 aprile con nuove aggiunte.
La mostra è accompagnata da una pubblicazione in distribuzione gratuita al MAMbo con un testo istituzionale di Lorenzo Balbi, l’introduzione di Serena Carbone e una serie di interviste a: a.titolo (Francesca Comisso e Luisa Perlo), Caroline Bachmann, Fabrizio Basso, Pino Boresta, Zefferina Castoldi, Annalisa Cattani, Silvia Cini, Salvatore Falci, Emilio Fantin, Daniele Gasparinetti, Mario Gorni, Meri Gorni, Viviana Gravano, Ferdinando Mazzitelli, Fabiola Naldi, Luigi Negro, Giancarlo Norese, Laura Palmieri, Mario Pieroni e Dora Stiefelmeier, Cesare Pietroiusti, Alessandra Pioselli, Premiata Ditta (Anna Stuart Tovini e Vincenzo Chiarandà), Anteo Radovan.
Durante il periodo dell’esposizione, dall’8 marzo al 5 maggio, la Project Room, ricreando la capacità di fare rete propria di Oreste, si trasformerà in spazio di relazioni che incoraggerà anche fisicamente – con l’allestimento di tavoli e sedute – l’incontro e il dialogo. Una serie di appuntamenti aperti al pubblico inizia da domenica 10 marzo:
domenica 10 marzo 2019 h 15.00 – 18.00 Arte e pedagogia: per la formazione di un pensiero critico a cura di Serena Carbone e Annalisa Cattani con Bianco-Valente e Ferdinando Mazzitelli e la collaborazione di giovani artisti e studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bologna Cos’è un pensiero critico e come nasce? Incastrati in un tempo che va troppo in fretta, si rifletterà sulle esperienze di formazione in cui l’artista stesso è docente e discente. Far vedere le cose come se fosse la prima volta, capovolgerne il significato, rinominarle, questo è lo sguardo di un’arte che non è sola apparenza ma scottante apparizione, complice di un momento che devia lo sguardo ordinario spostandolo altrove, ingarbugliando le consuete logiche di interpretazione e aprendo a delle nuove, divergenti. La formazione di un pensiero critico mette in campo la formazione di un giudizio di valore, ma quale valore oggi è dell’opera d’arte?
3 domenica 17 marzo 2019 h 15.00 – 18.00 L’eccesso Performance dei Fratelli Broche a cura di Adiacenze a seguire una breve presentazione sulla factory Fratelli Broche e un dibattito riguardante l’utilizzo di materiali di scarto in ambito artistico e non solo La performance porta allo spettatore un’immagine visionaria sul rapporto tra l’uomo e i rifiuti della produzione umana. Se l’eccesso di rifiuti per lunghi anni ha portato all’accumulo in strada del surplus consumistico, ora, nella trasposizione scenica, l’essere umano convive con l’eccesso di scarto dato dall’acquisto di beni non essenziali e non necessari. La problematica è data dal fatto che l’uomo ha mantenute intatte le stesse abitudini e lo stesso atteggiamento che l’hanno portato a formare e ad avere intorno a sé una geografia apocalittica e, come se niente fosse, invece di migliorare le proprie condizioni, in maniera recidiva perpetua lo stesso comportamento in un circolo continuo che lo porta comunque e sempre al punto di partenza, ovvero all’eccesso dell’accumulo.
domenica 24 marzo 2019 h 15.00 – 18.00 SBATTESIMO, un antirito pantagruelico a cura di ? (former FatStudio) con Lite Orchestra Abbattiamo c-oralmente i limiti della parola. Con musica, semiotica, linguaggio dei segni, azioni liberamente orchestrate e tese a un unico obiettivo: la palingenesi.
domenica 31 marzo 2019 h 15.00 – 18.00 Performance sonora Millis () di Josè Angelino e Simone Pappalardo a cura di Giuliana Benassi a seguire tavola rotonda: Che cosa intendiamo quando parliamo del rapporto Arte e Scienza? con Josè Angelino (artista), Giuliana Benassi (curatrice), Alessandro Chiarucci (Università di Bologna – professore Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali), Simone Pappalardo (artista).
Millis è un’orchestra di strumenti automatici, i cui parametri sono fortemente interconnessi e tendono a creare un singolo ecosistema a forte biodiversità. La performance nasce dalla suggestione visiva e concettuale di “tiers paysage” e “jardin en mouvement” per interpretarne i meccanismi evolutivi attraverso un sistema di feedback. L’orchestra è controllata sia da algoritmi non deterministici che monitorano e modificano matrici di feedback, sia da forme elettromeccaniche di modulazione e timing, in modo fortemente interdipendente.
L’idea di riciclo e più in generale di “spazio residuale” e di “timbro residuale”, è fortemente replicata su più livelli della performance. Ogni singolo strumento/installazione è costruito per esplorare differenti materiali primari, cercando una completa fusione, in tempo reale, fra parametri di controllo della forma musicale e meccanismi di generazione del suono. Tutto ciò crea un vocabolario di timbri elettromeccanici in continua trasformazione. L’orchestra può generare 4 forme sonore indipendentemente o può prevedere la presenza di più performer che saranno a loro volta integrati nel sistema di feedback.
domenica 7 aprile 2019 h 15.00 – 18.00
Dal curatore al produttore
Elisa Del Prete e Silvia Litardi in dialogo con Gaspare Caliri (Kilowatt) e Francesco Rovaldi (Alto Fragile)
Come (e se) sta cambiando il lavoro nell’arte. L’introduzione della figura del producer nelle arti visive può essere letta come un segno di cambiamento nella gestione della produzione artistica attuale. A partire dall’esperienza di Nosadella.due, prima residenza per artisti a Bologna, che tra 2006 e 2016 opera in modo indipendente e scarsamente formalizzato facendosi erede (forse inconsapevole) di una pratica irregolare come quella di Oreste, nasce nel 2018 NOS, soggetto dedito alla produzione. Ispirandosi a modelli anglosassoni e tedeschi NOS desidera innestare in Italia un profilo professionale ancora non standardizzato.
Si tratta dell’obiettivo più ampio di finalizzare le energie di un lavoro sommerso di chi in Italia si pone al servizio dell’arte? Oppure del non voler rinunciare a prender parte al processo artistico quale accesso (personale e collettivo) alla conoscenza?
domenica 14 aprile 2019 h 11.00 – 18.00
Miracolo I S P a cura di Lu Cafausu
Dopo averla salvata da morte in discarica (con l’aiuto di Anna Scalfi), ISP ovvero l’Illustre Scultura Polimaterica risorge a nuova vita attraverso la passione di chiunque voglia rivitalizzare, senza limiti di fantasia, anche aggiungendone altri, gli scarti di cui è fatta, donati da più di trenta artisti, molti dei quali già in Oreste (Giorgio Andreotta Calò, Alessandra Andrini, Stefano Arienti, Emanuela Ascari, Emilia Badalà, Sergio Breviario, Annalisa Cattani, Umberto Cavenago, Cuoghi Corsello, Francesca Grilli, Nazzareno Guglielmi, Arianna Fantin, Luca Francesconi, Andrés Galeano, Matteo Guidi, Lucia Leuci, Michele Lombardelli, Eva Marisaldi, Maurizio Mercuri, Margherita Morgantin, Stefano Pasquini, Alberta Pellacani, Nicola Pellegrini, Luigi Presicce, Fabrizio Rivola, Mili Romano, Marco Samoré, Luca Scarabelli, Daniela Spagna Musso, Undo.Net, Luca Vitone, ZimmerFrei). Felici di allungare la già sostanziosa lista vi aspettiamo fiduciosi.
domenica 5 maggio 2019 h 15.00 – 18.00
Gli archivi digitali oggi: come e perché conservare
a cura di Serena Carbone e Luca Cinquemani con Mario Gorni e Zefferina Castoldi (Careof), Anna Stuart Tovini e Vincenzo Chirandà (UnDo.Net) 5 No, Oreste, No! Diari da un archivio impossibile racconta la storia di Oreste attraverso i documenti raccolti e conservati in questi anni da Emilio Fantin, Luigi Negro, Giancarlo Norese e Cesare Pietroiusti: vi sono al suo interno materiali video, cartacei, digitali. I video in mostra sono stati gentilmente messi a disposizione da Mario Gorni e Zefferina Castoldi, il cui archivio Careof custodisce, dopo averla digitalizzata, una mole importante di video di artisti italiani e internazionali degli ultimi trent’anni. Ma una fondamentale costola di Oreste è stato UnDo.Net, il sito – curato da Anna Stuart Tovini e Vincenzo Chiarandà (Premiata Ditta) – che per più di un decennio è stato un punto di riferimento nel mondo dell’arte e ha ospitato, nel nostro caso specifico, il vero e proprio network che Oreste intesseva da una parte all’altra del continente. Come funzionano oggi questi archivi? Qual è la loro fruibilità? E soprattutto tra ricordo e oblio cosa resta e cosa sfugge al tempo?
6 SCHEDA TECNICA
No, Oreste, No! Diari da un archivio impossibile A cura di: Serena Carbone
Promosso da: Istituzione Bologna Musei | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna Con il sostegno di:
Periodo di apertura: 8 marzo – 5 maggio 2019
Inaugurazione: giovedì 7 marzo 2019 h 18.00
Sede: MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | Project Room via Don Minzoni 14 – 40121 Bologna
Orari di apertura: martedì, mercoledì, venerdì, sabato, domenica e festivi h 10.00 – 18.30 giovedì h 10.00 – 22.00 lunedì chiuso
Ingresso: intero € 6 | ridotto € 4 gratuito
Card Musei Metropolitani Bologna 7 Informazioni generali: MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna via Don Minzoni 14 – 40121 Bologna
tel. +39 051 6496611
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