FERRARA – A cento anni dall’inizio dell’impegno coloniale fascista in Africa, non una data da celebrare bensì una data su cui riflettere, l’Istituto di Storia Contemporanea in Vicolo Santo Spirito 11, presenta l’ultimo volume dello storico militare pratese Niccolò Lucarelli, Le Camicie Nere in Africa 1923-1943, pubblicato per i tipi di Mursia.
L’evento, in collaborazione con Libreria Libraccio di Piazza Trento e Trieste, si terrà martedì 12 dicembre alle ore 17, e insieme all’autore interverranno Anna Quarzi, direttrice dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, e Andrea Baravelli, docente associato di Storia Contemporanea all’Università di Ferrara, nonché coordinatore del Comitato Scientifico dell’Istituto; il quale, nato nel 1973 con l’obiettivo di promuovere la conoscenza critica e la divulgazione della storia, inaugurò la sua attività con il convegno del 1975, organizzato dalla Deputazione Emilia Romagna per la storia della Resistenza e della Guerra di Liberazione, sugli aspetti economico-sociali, culturali, militari e politici della Resistenza emiliano-romagnola.
Da allora, in quasi mezzo secolo, molti altri momenti di studio e di confronto si sono susseguiti. La sua biblioteca contiene ad oggi oltre 18.000 volumi.
Il volume di Lucarelli ripercorre le vicende della Milizia fascista in Africa, dalle prime operazioni in Cirenaica nel 1923, passando per l’Etiopia e terminando in Tunisia nel maggio del 1943, attraverso le testimonianze dei protagonisti, i bollettini militari, i diari storici dei vari comandi e gli articoli di stampa.
I fatti d’armi sono inquadrati dal punto di vista del contesto politico, senza tralasciare quello psicologico e morale; per quest’ultima ragione viene lasciato spazio sia alle voci di quelle Camicie Nere fino all’ultimo convinte della necessità della guerra, sia di quelle che proprio in Africa ebbero i primi dubbi sulla giustezza dell’impresa coloniale e del fascismo tutto.
Questo volume è anche una riflessione che prende le mosse dalla nascita della Milizia stessa, per capirne gli scopi e il carattere, e attraverso di essa ricostruire in controluce il percorso politico del Fascismo, la cui evoluzione in senso “staraciano” non sempre trovò d’accordo le Camicie Nere che videro svanire la portata sociale della “rivoluzione fascista”.
Come spiega l’autore «in Africa, come del resto altrove, il ruolo della Milizia è in chiaroscuro: una forza armata discretamente efficiente ma mai decisiva, anche perché mai impiegata in maniera massiccia, e che non riuscì completamente a operare quella saldatura con l’Esercito tanto auspicata da Mussolini».
Il volume intende quindi essere una trattazione esaustiva dell’impiego della Milizia in Africa dal punto di vista militare, senza però tacerne le pagine più buie, inquadrando le vicende nel contesto politico della “guerra fascista”.
Perché accanto alle Camicie Nere che commisero crimini sui quali è giustamente arrivata la condanna della storia, ce ne furono altre per le quali l’adesione al Fascismo fu una scelta portata avanti con onestà morale e intellettuale, lontana dalla violenza e dalla tirannia.
Come ha notato anche Franco Cardini, per molti di quei Militi la camicia nera fu una sorta di bandiera. Per altri, invece, quella stessa camicia fu una sorta di lasciapassare per commettere nefandi crimini.
Anche le pagine più buie della storia nazionale devono essere conosciute con il necessario spirito critico, e conservarne la memoria può essere d’aiuto per rafforzare la coscienza civile di un popolo e far sì che un certo passato non si ripeta.