La Fondazione Biscozzi | Rimbaud dedica la nuova mostra temporanea a Salvatore Sava, classe 1966, scultore salentino tra i più significativi della propria generazione in Italia.
Due sue opere – Sentieri interrotti del 1998 e Rosa selvatica del 1999 – sono già presenti nell’allestimento permanente della sede museale della nuova Fondazione leccese, in virtù dell’ammirazione nutrita per lui, fin dagli esordi, dalla coppia di collezionisti costituita da Luigi Biscozzi (scomparso nel settembre del 2018) e dalla moglie Dominique Rimbaud, attuale presidente della Fondazione.
La mostra, a cura del direttore scientifico della Fondazione Paolo Bolpagni, comprende oltre trenta lavori che coprono un ampio arco della produzione dell’artista, oggetto delle acute investigazioni critiche, tra gli altri, di Luciano Caramel e di Giuseppe Appella.
L’intento del curatore è quello di esporre anche diverse opere – di datazione fra gli anni Novanta e oggi – rimaste finora inedite, che svelano aspetti e ricerche di Sava restati in ombra, ma meritevoli di grande attenzione. Ormai proverbiale è infatti il ricorso, nelle sue sculture, al ferro, alla pietra leccese, all’acciaio, più di recente ai colori fluorescenti, ma in realtà l’universo creativo di questo originale artista comprende anche materiali e media differenti.
In particolare, sono presentati per la prima volta i cicl i dei “neri” polimaterici, dei lavori in legno, in resina, in fibra di vetro e smalto, dei collages metallici su cartone, che rivelano un volto diverso del l ’artista, la cui potenza espressiva costituisce una sorpresa sia per quanti già lo conoscono, sia per chi si accosta senza precognizioni alla sua produzione.
Come scrive Bolpagni: centrale è e resta comunque il tema della natura, che però non è rappresentata, ma emblematizzata in forme pure e talvolta rudi, vissuta con la consapevolezza appassionata di chi ha le proprie radici in una terra profondamente “sentita”, quella del Salento, cui Sava è voluto rimanere fedele. Perciò anche il dramma della xylella, il batterio che ha distrutto una grande parte dei secolari ulivi, non è evocato in termini retorici, né tanto meno politici, bensì è vissuto, per così dire, dal di dentro, in maniera autentica e sofferta, interiorizzata. Capita che alcune delle recenti sculture di Salvatore Sava ricordino arbusti disseccati, nei quali la natura vegetale è stata sostituita dal metallo e dalla pietra, come a seguito di una metamorfosi dovuta ai disastri ambientali che ci minacciano. Il pensiero corre a un celebre episodio del film Sogni di Akira Kurosawa, ma tutta l’opera di Sava possiede una forza singolare e personalissima, che rende arduo l’accostamento a modelli e l’istituzione di parallelismi.
La Fondazione Biscozzi | Rimbaud, aperta a Lecce dal marzo del 2021 in piazzetta Baglivi in un palazzetto storico ristrutturato nel rispetto dell’architettura locale e accolta con entusiasmo e partecipazione dal pubblico e dalla critica, pur nell’alternanza di aperture e chiusure dovute alla pandemia, annovera opere importanti di grandi nomi italiani e internazionali dell’arte del Novecento (Filippo de Pisis, Arturo Martini, Enrico Prampolini, Josef Albers, Alberto Magnelli, Luigi Veronesi), con particolare riferimento agli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta: Fausto Melotti, Alberto Burri, Piero Dorazio, Renato Birolli, Tancredi, Emilio Scanavino, Pietro Consagra, Kengiro Azuma, Dadamaino, Agostino Bonalumi, Angelo Savelli, Mario Schifano e molti altri.
La mostra di Sava rappresenta anche un’occasione per vedere la collezione permanente.
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