A tu per tu con Giuseppe Lapadula, autore del romanzo “La Piaga. Un romanzo nell’Universo Barocco”

Giuseppe Lapadula, autore di La Piaga. Un romanzo nell’universo barocco, si racconta in un’intervista per Oltre Le Colonne, esplorando i temi e le ispirazioni alla base della sua opera d’esordio.

Con una scrittura ricca e densa, Lapadula riesce a trasportare il lettore nel cuore della narrazione, muovendosi tra passato, presente e futuro, un’epoca affascinante e contraddittoria, segnata da sfarzi e decadenza, fede e inquietudini profonde.

In questa conversazione, emergono i dettagli e i retroscena di un’opera che va oltre la semplice narrazione storica, immergendo chi legge in un universo barocco dove bellezza e tormento si intrecciano senza tregua.

Ogni autore ha un proprio stile distintivo che contribuisce a dare vita alla narrazione. A partire dal genere proprio di “La Piaga” potremmo definire il tuo a metà tra la fantasia e la scienza. Quali elementi caratterizzano il tuo stile di scrittura in “La Piaga”? Puoi condividere come hai sviluppato la tua voce narrativa e quale impatto speri che abbia sui lettori?

Volevo sviluppare una voce narrativa che fosse capace di comunicare concetti complessi e una storia corale con un certo intreccio nel modo più semplice possibile. Al tempo stesso ho cercato di creare un contrasto molto forte descrivendo eventi drammatici intervallati da un tono leggero, attingendo a piene mani dal grottesco.

Spero di comunicare al pubblico i temi che mi stanno a cuore come mettere a nudo l’ipocrisia prendere coscienza sulla povertà, disuguaglianza, leggerezza nel provocare conflitti, senza rinunciare all’intrattenimento tipico della letteratura di genere. Idealmente l’opera dovrebbe potersi leggere su diversi livelli.

Il Barocco è un periodo storico ricco di contrasti e complessità. In che modo hai cercato di catturare l’essenza del barocco nella tua narrazione, sia nei temi che nello stile? Quali elementi hai considerato essenziali per trasmettere l’atmosfera di quel periodo? Per ultimo: c’è una ragione precisa che ti ha portato a voler inventare questo periodo storico sospeso tra passato, futuro – e finanche presente?

Non sono una di quelle persone che sostiene che la storia si ripeta, ma è innegabile che alcune dinamiche continuano a ricorrere. Con questa opera ho cercato di metterne a nudo alcune.

L’Universo Barocco si chiama così per un motivo preciso, ed è proprio per l’estetica. Suppellettili e vestiti sono rari, di solito oggetti di artigianato o fatti in casa, questo perché il popolo, soprattutto quello che vive nelle colonie rurali, non ha abbastanza soldi per permettersi di avere più di un vestito buono per andare ad assistere alla funzione domenicale o per le grandi occasioni come matrimoni o feste religiose. Piatti, posate, qualsiasi oggetto usa e getta dato così per scontato nelle epoche passate, sono solo un ricordo, anzi spesso nemmeno quello.

La fame che spesso soffre la fascia della popolazione più umile nelle frequenti carestie dei pianeti extrasolari, ha anche spinto i canoni di bellezza nella direzione dell’abbondanza. Rotondità femminili sono segno di benessere. Per gli uomini invece, il fisico asciutto da spadaccino è spesso preferito a muscoli imponenti che sono segno dell’infamante attività del lavoro.

La nobiltà in un contesto di tremenda disparità sociale sfoggia velluti, broccati, sbuffi di seta per rimarcare il più possibile la differenza con i poveracci in un’opulenza sfrenata, appunto barocca.

Il tuo romanzo, infatti, è ambientato in un futuro lontano (precisamente nel tra il 2500 e il 2600), eppure durante la narrazione si rilevano continui riferimenti – più o meno impliciti – a dinamiche sociali e politiche contemporanee. Senza fare anticipazioni o crearti nemici, ti va di provare a raccontarci ciò che hai voluto dire sulla nostra attuale società?

Il motivo che mi ha spinto a immaginare un periodo di questo tipo è vedere ai giorni nostri una parte del mondo che butta via cose per cui in altri posti si ucciderebbero; oppure una ristretta minoranza di persone che potrebbero permettere a decine di generazioni di vivere senza alzare un dito, mentre la gente normale fatica in un mondo dove il divario tra ricchi e poveri aumenta sempre di più. Ho deciso di immaginare un mondo simile, ma in cui cade l’ultimo velo di ipocrisia e questo divario è rivendicato come diritto divino.

La tua esperienza nel mondo dei giochi di ruolo e dei videogiochi è evidente nella costituzione e creazione dell’Universo Barocco. Ti va di raccontare in che modo queste esperienze personali abbiano influenzato la struttura narrativa di La Piaga?

Ho avuto il privilegio di lavorare come freelance per la scrittura di manuali di giochi di ruolo, videogiochi e giochi da tavolo. Questo mi ha insegnato a dosare le informazioni in modo adatto a contesti differenti e usare diversi registri. Lavorando poi con editor di casa editrice e altri autori, ho imparato a non affezionarmi al testo che scrivevo, senza contare poi il principio di funzionalità. Se una parte non è necessaria (e non aggiunge nulla di utile o piacevole), va tolta. È stato un bagno di realtà che mi ha aiutato a migliorare.

I personaggi sono il cuore di ogni storia. Come hai sviluppato i personaggi principali del tuo romanzo? Quali sfide hai affrontato per renderli autentici e tridimensionali, e come hai cercato di riflettere le complessità umane nelle loro interazioni? C’è qualche persona a cui hai guardato per strutturare i tuoi personaggi?

Ho cercato di estrarre sentimenti, paure e aspirazioni universali che valgono in tutte le epoche, per poi unirle ai conflitti con il mondo narrativo in cui sono costretti a vivere. Renderli autentici e tridimensionali è stata una delle sfide più grandi. Ho cercato di andare oltre gli archetipi e immaginarli come persone in carne e ossa. Ho scritto il loro passato, gli eventi che li hanno cambiati e molte cose che rimangono come fili invisibili dietro le quinte.

Più che a persone del mondo reale, ho preso pezzettini di personaggi che mi erano piaciuti di altre opere e poi li ho rimischiati cercando di filtrare la nuova creazione attraverso i miei occhi.

Il dialogo è fondamentale per far progredire la trama e rivelare il carattere dei personaggi. Che ruolo gioca il dialogo nella tua narrazione e come hai lavorato per rendere il linguaggio dei tuoi personaggi autentico rispetto all’epoca in cui vivono?

Ho preso ispirazione dai classici ambientati in epoche passate, tenendo conto del livello di educazione dei vari protagonisti della vicenda. Ho cercato di riflettere, oltre al loro carattere, il substrato sociale di riferimento in come si esprimono per far capire al lettore chi parla senza il bisogno di ribadirlo a ogni battuta.

Oltre per fare progredire la storia, ho usato il dialogo come stratagemma per alleggerire e dosare le informazioni che potevano risultare complicate o ostiche da digerire e usare le diverse competenze (o mancanza di esse) dei personaggi per cercare di essere il più chiaro possibile.

Ogni autore è influenzato da altri scrittori e opere. Ci sono autori o opere che ti hanno ispirato nella scrittura di “La Piaga”? In che modo queste influenze si riflettono nel tuo lavoro e nella tua narrativa?

Ce ne sono molti. Dai classici come Guerra e Pace, Delitto e castigo, i capolavori di Dumas, Tolkien e i Promessi Sposi, Umberto Eco, a opere di genere fantastico come il Georges Martin degli anni ’70-80 quando scriveva fantascienza.

Di contemporaneo ho apprezzato la saga di the Expanse di Corey, poi John Scalzi, Stanislav Lem per superare l’antropocentrismo, Jack Vance di cui adoro l’umorismo e la prosa lirica di Dan Simmons.

Leggo anche volentieri fantasy per adulti (quello che di recente chiamano “grimdark”) come Glen Cook, Abercrombie o storici come Cornwell e ogni tanto qualche thriller di autori come Jeffrey Deaver e altri che sicuramente sto dimenticando. Mi piace pensare che ognuno di questi autori mi influenzi stratificando la mia narrativa.

La ricezione di un’opera può essere un indicatore importante del suo impatto. Qual è stata la reazione dei lettori e della critica riguardo alla tua scelta stilistica e tematica? Ci sono stati feedback inaspettati che ti hanno colpito particolarmente?

Dopo aver finito di scrivere e sottoposto la mia opera a un editing professionista, mi sono rivolto a diverse case editrici senza ricevere risposta. L’unica reazione della critica, avendo partecipato a un premio, è stata piuttosto negativa, pur riconoscendo alcune qualità dell’opera. Per questo motivo ho deciso di pubblicare come indipendente e proporre il romanzo direttamente al pubblico, e devo dire che è una scelta che mi ha premiato. La risposta dei lettori e lettrici è stata decisamente oltre le mie aspettative.

Oltre i feedback quasi interamente positivi che mi hanno fatto molto piacere, quello che non mi aspettavo è stato ricevere un affetto genuino da persone che non avevo mai visto né incontrato prima, parlare sui social del mio libro e della mia ambientazione e avere un supporto incrollabile e una curiosità che mi ha quasi commosso.

C’è un elemento o tema del romanzo che ti piacerebbe esplorare più a fondo in una futura opera? Ma soprattutto: possiamo aspettarci nuove storie ambientate nell’Universo Barocco? Oppure stai già pensando a nuovi spazi-temporali da colonizzare in qualità di scrittore?

Ci sono diversi progetti su cui sto lavorando. Sto terminando la prima stesura del mio secondo romanzo, sempre ambientato nell’Universo Barocco. La storia è chiaramente diversa ed esplora altre tematiche sia del mondo narrativo, che delle persone che vi abitano. Ci sarà più spazio per i personaggi e di esplorare alcune dinamiche, e la struttura sarà più semplice da seguire anche se l’opera sarà molto corposa.

Dopo di quello ho in programma un terzo romanzo che sarà più breve, di nuovo nello stesso universo narrativo. Ho il soggetto pronto, ma devo ancora sciogliere alcune parti dell’intreccio. Una volta finiti questi due, a medio termine sto lavorando su un’altra ambientazione, sempre collegata a questa, ma con un salto temporale di diverse decine di migliaia di anni. Sarà di fantascienza, ma molto più pop e variegata in estetica.

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