A tu per tu. Quattro chiacchiere con Marco Paolucci, autore del giallo “L’inchiesta del croupier”

In libreria con il suo esordio “L’inchiesta del croupier” (Rossini Editore), Marco Paolucci – scrittore e ingegnere – ha regalato ai lettori una storia dal ritmo incessante che, attraverso la struttura tipica del genere giallo, si fa specchio di riflessioni alte e tematiche attuali.

Per Oltre le colonne abbiamo intervistato l’autore, cercando di indagare il suo rapporto con la scrittura e la genesi dell’opera.

Il tuo romanzo d’esordio, “L’inchiesta del croupier” (Rossini Editore) mescola abilmente suspense e riflessioni più alte a cui prestare attenzione, come la giustizia e la lotta alla mafia. Qual è il messaggio principale che speravi di trasmettere ai lettori attraverso questo romanzo?

Grazie, intanto, per i complimenti e per questa opportunità. L’inchiesta del croupier non voleva essere un semplice giallo ma voleva concedersi anche il lusso di attivare l’attenzione del lettore su alcuni problemi sociali che attanagliano la nostra vita. Come si diceva la giustizia e la lotta alle mafie, il dramma dei suicidi in carcere, mai così attuale come questa estate, lo sfruttamento dei lavoratori a causa del caporalato. Sono come delle piccole gocce che spero di aver lanciato. Se anche un solo lettore vorrà approfondire il tema che io ho accennato, allora avrò trasmesso il mio messaggio.

Che tipo di reazioni ti aspettavi e ti aspetti dai lettori quando leggeranno il tuo romanzo? Finora, possiamo dire che il tuo pubblico ha compreso la portata del messaggio del libro? Sei soddisfatto di come lo si sta recependo?

Sono molto contento. È già una grande soddisfazione aver pubblicato il libro, ho ricevuto delle belle recensioni sia via internet che di persona. Si sono soffermati su aspetti diversi, chi sulla trama, chi sulla suspense, chi sui messaggi che dicevamo prima. C’è una recensione in particolare che vorrei citare testualmente: stanotte ho finito il libro, mi è piaciuto tantissimo, l’ho apprezzato soprattutto dal punto di vista etico.

“L’inchiesta del croupier” è un titolo di grande impatto. Come lo hai deciso? Ha subito delle variazioni durante il processo di scrittura?

Mi fa piacere che sia piaciuto, ci ho messo tantissimo. La scelta del titolo è stata forse la cosa più difficile. Ogni tanto prendevo nota di un titolo che poteva andare bene, mi sono ritrovato con una lista di almeno una trentina di titoli, molti li ho depennati perché già usati da altri autori, alla fine ho scelto questo con il supporto della mia editor Martina Vignozzi che ringrazio.

Foto dell'autore di gialli, Marco Paolucci (in libreria con "L'inchiesta del croupier", Rossini Editore
Marco Paolucci, scrittore
Qual è il tuo rapporto con il genere giallo? Cosa ti ha spinto a scrivere un romanzo di questo tipo? È lecito ritrovare tra le righe dei tuoi romanzi una qualche affinità con la letteratura di Sciascia?

Sicuramente aver letto tanti libri mi ha spinto a volerne scrivere uno. Sono un amante di libri gialli, dai classici di Agatha Christie e Simenon, ai più moderni Manzini e Dicker. Poi ci sono i libri di Sciascia. Il cognome del protagonista del libro è un gentile omaggio al giorno della civetta, un libro che ho amato. Dire che nel mio libro c’è un’affinitià con la sua letteratura è un onore che non spetta a me concedere.

“L’inchiesta del croupier” vanta una trama che va oltre i fatti centrali e che si sviluppa sotto più piani narrativi. A che cosa ti sei ispirato per la creazione di una trama così stratificata come quella del tuo romanzo?

Mi ha aiutato la mia formazione da ingegnere. Mi sono fatto uno schema dei passaggi principali della trama in modo che fosse tutto coerente ma allo stesso tempo mantenendo i colpi di scena.

Il personaggio principale della tua opera prima ha una carica empatica assoluta: leggendo il romanzo è praticamente impossibile non affezionarsi a lui e non prendere le sue posizioni. Tuttavia, voglio concentrarmi sui personaggi secondari. C’è un personaggio secondario in particolare che hai trovato più interessante da sviluppare? C’è un personaggio in particolare che ti ha sorpreso nel corso della scrittura, prendendo una direzione diversa da quella che avevi originariamente previsto? Chi e perché?

Ogni personaggio mi ha regalato qualcosa, a partire dalla protagonista femminile, il maggiore Martini. Ma il personaggio che ha subito la maggior trasformazione è la capo procuratrice Monica Tegolini. Inizialmente era una figura marginale, nella scrittura invece è diventato un personaggio che sa consigliare in maniera opportuna il capitano Bellodì soprattutto negli attimi di sconforto. C’è una persona a cui mi sono ispirato che in un momento di crisi ha saputo fornire a me e alle persone a me vicino i giusti consigli per superare le criticità.

Entrando nel merito del processo creativo che ti ha guidato dall’idea del romanzo fino alla sua effettiva realizzazione, considerando che per professione ti occupi di ingegneria, che rapporto hai sviluppato con il tempo della scrittura? In quali momenti sei riuscito a dedicarti alla scrittura, e soprattutto, hai mai pensato che non fossero sufficienti? Quali sono state le sfide più grandi nel passaggio dal concepire l’idea alla pubblicazione finale?

Ogni momento di pausa o di riposo che avevo era un buon momento per buttare giù qualche idea e qualche riga, poi durante la pandemia di tempo ne ho avuto abbastanza. Come dicevo prima, la scelta del titolo è stata la sfida più grande, un’altra difficoltà l’ho incontrata durante il processo di revisione del manoscritto. L’avrò riletto così tante volte che ormai lo sapevo a memoria. È un lavoro però che ha dato i suoi frutti

Un elemento che si percepisce come autentico è l’utilizzo del dialogo nel tuo romanzo. Ogni parola, ogni frase pronunciata dai personaggi di “L’inchiesta del croupier” sembra appartenere soltanto a chi la dice. Come hai gestito la creazione dei dialoghi nel romanzo per renderli autentici e significativi per lo sviluppo dei personaggi?

Molti di questi dialoghi sono parole che avrei potuto dire io se avessi vissuto quelle determinate situazioni. Sono orgoglioso di ogni parola pronunciata, soprattutto dal protagonista. Forse tutti i personaggi, insieme, con i loro punti di forza e le loro fragilità, compongono il mosaico della mia personalità.

Qual è stato il momento più gratificante nel processo di pubblicazione e promozione di “L’inchiesta del croupier” finora?

I numerosi e differenti complimenti di ogni lettore, assolutamente!

Hai già in mente il prossimo progetto letterario? Puoi darci qualche anticipazione su cosa possiamo aspettarci dal tuo prossimo libro? Ci sono dei temi e/o degli aspetti che ti piacerebbe approfondire attraverso le tue future pubblicazioni?

Dal finale dell’inchiesta del croupier, penso che si intuisca la voglia di continuare ad approfondire le storie del capitano Bellodì. Mi piacerebbe proseguire su questo tracciato: un giallo con elementi utili per favorire la riflessione.

Hai qualche consiglio per gli scrittori esordienti che stanno lavorando al loro primo romanzo?

Non so se sono la persona più adatta, alla fine sono un esordiente anche io. Nel caso direi solo tre parole: leggere, leggere, leggere.

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