Alèm: i mille e un pop digitale

È un esordio ed è già formato, maturo, consapevole. Alessandro Minichino si firma Alèm per questo primo passo personale che titola “Sogni virtuali”. Decisamente figlio del mondo digitale che viviamo oggi – per quanto a questo mondo rivolge accuse e critiche velenose e già molto mature – un disco che al pop moderno si appoggia per saltare di qua e di la andando a scomodare tantissime altre cose, dal rock alla trap passando per la psichedelia (o qual che ne fa il verso oggi). Lungo quanto basta per dire che di carne al fuoco ce ne sta parecchia… e non lasciatevi ingannare dal singolo che troviamo in rete e dentro le radio. Alèm, per come la vedo io, è decisamente altro.

Partirei da questa copertina: un angelo tra due finzioni o due individui limitati e impacchettati. E da qui potremmo dirne molte sulla società moderna. Ho letto bene?
Lettura perfetta, però attenzione, non sono rappresentato come un angelo, bensì come sognatore. Le ali rappresentano la capacità di andare oltre i limiti e i canoni imposti dalla società. Riuscire a non essere adulti omologati, mantenendo fede ai propri sogni e i propri ideali. Quindi possiamo dire che rappresenta me, o chiunque altro risulti non essere ancora corrotto e omologato al popolo imprigionato nel credo del capitalismo. I due soggetti laterali infatti non presentano fattezze umane perché hanno smarrito il loro essere e la loro unicità.

Dei tre tu saresti l’angelo? Oppure al centro è quel che vorrei essere?
Lettura perfetta, però attenzione, non sono rappresentato come un angelo, bensì come sognatore. Le ali rappresentano la capacità di andare oltre i limiti e i canoni imposti dalla società. Riuscire a non essere adulti omologati, mantenendo fede ai propri sogni e i propri ideali. Quindi possiamo dire che rappresenta me, o chiunque altro risulti non essere ancora corrotto e omologato al popolo imprigionato nel credo del capitalismo. I due soggetti laterali infatti non presentano fattezze umane perché hanno smarrito il loro essere e la loro unicità.

E di tutti questi suoni? Hai mai pensato a quale ti identifica di più?
La rappresentazione dei soggetti l’ho anticipata nella risposta precedente, io sono al centro perché accerchiato da un mondo di plastica, che fa sì che i sogni appunto, restino virtuali e irrealizzabili.

Per te che significato ha il “pop”?
Non voglio pormi limiti di genere, il mondo ormai ha appreso la cosiddetta fluidità, non sarò di certo io a rappresentare un rigore di categoria nella mia musica distaccandomi da ciò che il mondo rappresenta. Cerco di creare insieme ad Artigian studio (Gianluca Zanin) per ogni idea o messaggio il vestito adatto, non sono alla ricerca di un mio linguaggio, credo che l’elemento invariato siano i testi e il mio modo di trattare i temi a cui tengo.

E parlando di social network? Una risorsa per la musica o una condanna a morte?
In senso lato parliamo di elementi di moda, nel mondo musicale oggi il rap è diventato il pop. Non solo per un fattore di numeri, ma anche per quanto riguarda gli argomenti trattati, cliché e populismo mascherati da parole di ribellione. L’arte non dipende dal mezzo, se noi non fossimo disposti a scendere a compromessi con “regole” dettate da algoritmi che ci spiegano cosa funziona e cosa no, appiattendo l’espressività e la profondità di un’opera, forse il potere del social sarebbe visto in ottica positiva. Questo vale ovviamente anche per la musica, creando canzoni con minutaggi ridotti e fatte solo per far performare al meglio il social di riferimento. Il problema alla base siamo come al solito noi, incapaci di non scavare nel sonno dei sensi.

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