É uscito venerdì 26 aprile 2024 su tutte le piattaforme digitali il nuovo singolo di Angelo Romano, musicista e cantautore itinerante che ha dedicato un brano al sentimento della noia, una canzone che parla di noia, ma che non vuol essere noiosa.
Un nuovo capitolo che ci avvicina alla pubblicazione di un nuovo disco, e che ci svela uno spaccato di vita autobiografico dello stesso Angelo che racconta che “La noia” è stata ispirata “… da una relazione nella vita reale con una partner che trovava molte cose nella vita “noiose”, me compreso probabilmente.”
Angelo Romano è un cantautore dalle numerose influenze, poliglotta ed eclettico, canta in inglese quando vuole farsi capire da tutti, per rifugiarsi nel “suo” siciliano quando non ha voglia di esporsi, mentre l’italiano è una sentita via di mezzo che vedremo anche nel disco in uscita. La sua è una vita in movimento, e la sua musica si bassa su elementi di folk e post-punk, ricordando artisti come Tom Waits o Nick Cave, passando per Rino Gaetano.
Che assomiglia a Rino Gaetano però glielo dicono gli altri, e noi gli abbiamo fatto qualche domanda in più.
- “La noia” parla a tutti gli effetti di una tua relazione? La persona interessata ha avuto modo secondo te di ascoltare questo pezzo?
Sì, è ispirata da una relazione. L’ho scritta nell’estate 2022 a Berlino insieme al grosso dell’album, ed è pertanto figlia di un momento di difficoltà che poi ha portato all’allontanarci definitivamente. Il pezzo parla dell’incomunicabilità e di due persone che vivono la relazione in modo diverso e con priorità diverse, da qui la “noia” del titolo. Sono abbastanza certo che lei non l’abbia ascoltata, o almeno non ancora, anche perché sono piuttosto sicuro che avrebbe capito di esserne la protagonista.
- Ti ritrovi più nella definizione di cantautore, o di musicista? E in che contesti si può esprimere un cantautore nel 2024?
Entrambe. Sono uno di quelli che cammina sempre con l’agendina sottobraccio, non sia mai che mi dovesse venire l’ispirazione all’improvviso, però mi diverto anche a suonare un bel po’ di strumenti. In “La Noia”, ad esempio, sono io a suonare le chitarre (persino quella solista), il synth e il basso. Se hai qualcosa di interessante e intrigante da raccontare, un pubblico disposto ad ascoltare si trova, persino nel 2024: il problema vero, casomai, è trovare gli spazi adeguati che, quelli sì, ahimè mancano.
- Che cos’hai in comune, musicalmente, con quelli che hai indicato come tuoi riferimenti musicali? Ti citiamo Tom Waits, Nick Cave, Rino Gaetano… Ce ne sono altri?
Su Rino Gaetano me lo dicono gli altri, probabilmente per lo stile di canto e un certo tipo di approccio musicale e sul palco, ma pur rispettandolo artisticamente, non lo considero un punto di riferimento personale. Sugli altri, l’ispirazione principale è data dallo stile, dall’enfasi sul voler raccontare storie anche in maniera aspra e dura. Altri punti di riferimento? Ne ho troppi… Sono cresciuto a pane e De Andrè da ragazzino, poi ho scoperto Hendrix, Battiato, i National, gli Interpol, l’elettronica e tanti altri musicisti, cantautori e non; se mi metto a fare una lista, qui non la finiamo più!
- E in che rapporti sei, da ascoltatore, con la grande scuola del cantautorato italiano? A quale nome sei particolarmente riconoscente?
A De Andrè dobbiamo essere tutti riconoscenti, non solo come musicisti ma proprio come italiani! E aggiungo, sarebbe bello se qualcuno si degnasse di leggere i testi piuttosto che limitarsi a cantarli senza capirne il messaggio portante… Poi, ascoltare Battiato mi ha insegnato ad osare a livello musicale, ed è pure siciliano come me, quindi ho il dovere di menzionarlo!
- E con quali mezzi si può promuovere la propria musica nel 2024?
Come in tutti i mestieri artistici, il segreto è trovare la propria nicchia e alimentarla. Non credo di essere la persona più adatta a spiegare come promuovere la propria musica, però una cosa che mi sento di dire è di comporre, sperimentare, sbagliare, riprovare, suonare tanto dal vivo, viaggiare e trovare i contatti giusti e le persone perfette con cui collaborare, artisticamente e non. Da soli è sicuramente più difficile farsi notare.