ERISU è un gruppo Alt-idol di 4 membri, formato in Italia nel 2020. I membri sono: Nantu (Venezuela), Nenlù (Italia), Ninlìl (Italia) e Nunrim (Italia). Il genere musicale del gruppo riflette una varietà di generi alternativi, prevalentemente il progressive rock e il doom/stoner rock.
ERISU è il primo gruppo al mondo ad aver inserito testi esclusivamente in Antico Sumero. Attraverso la musica e i testi, ERISU vuole riportare in vita la fede per il femminino sacro e il sistema matriarcale.
ERISU offre uno spettacolo originale e accattivante, ricco di elementi teatrali, che fonde la musica dell’Antico Medio-Oriente con il rock, tra danze ritualistiche e contemporanee, in un viaggio tra il passato e il presente.
La vostra musica riflette un profondo legame con il femminino sacro. Cosa rappresenta per voi questo concetto?
Il femminino sacro è un tema antico che nella società attuale è andato a dissiparsi quasi totalmente. La riconnessione con l’energia femminile è importantissima per noi e pensiamo che il mondo stesso ne abbia bisogno e debba prendersene cura. Le divinità femminili hanno diverse sfaccettature, quando nella società odierna vengono ricordate solo per i loro lati negativi. Questi esistono, certamente, ma sono parte di un insieme, esattamente come noi esseri umani.
“Ishtar” è un brano molto intenso e cupo. Come bilanciate questa oscurità con elementi di speranza e rinascita?
Nel brano stesso questa cosa è molto palpabile: la traccia è ipnotica, la si potrebbe descrivere come una spirale verso il basso. Questo è proprio quello che rappresenta il brano, ossia il viaggio che Ishtar compie verso l’oltretomba per confrontarsi con la sorella regina degli inferi Ereshkigal. Il contrasto di speranza e rinascita giunge sul finale, in cui il brano si fonde in un corale morbido ed etereo: questo rappresenta il rivedere la luce, la risalita.
Questo lavoro si è potuto realizzare grazie alla preziosa revisione da parte di Steve Sylvester e Freddy Delirio (leader storico e tastiere dei Death SS).
Quali sono le influenze musicali che vi hanno portato a sviluppare il vostro stile unico?
Essendo quattro persone assai diverse e con una crescita e uno studio musicale differente, la fusione anche inconscia delle nostre influenze ha portato a questo. Lo spettro di ciò che ascoltiamo giornalmente è veramente esteso, ma ciò che più ci accomuna è una particolare inclinazione verso il rock e il metal.
Come descrivereste l’evoluzione musicale di ERISU dal vostro debutto fino a “Ishtar”?
ERISU ha subito tantissime evoluzioni, sicuramente la più massiccia è stata quella di quest’ultimo anno: la collaborazione con i Death SS, oltre che essere un punto di orgoglio, è stata una sorta di chiave di volta che ha portato alla produzione di brani dalle sonorità più oscure e distorte. Dal debutto ad ora è stato un continuo viaggio di sperimentazione, soprattutto con le nostre voci, il mai mettersi dei paletti perché ogni giorno è una ricerca ed uno studio perpetuo su quello che una vocalità può fare.
Il vostro ultimo video è visivamente potente e ricco di simbolismi. Come nasce l’idea di un video così elaborato?
L’idea nasce dal desiderio di voler inscenare in maniera nuda e cruda cosa è ERISU. ERISU è questo, è ricerca, è curiosità verso l’antico, è sporcarsi le mani. Nel video abbiamo voluto evocare il viaggio di Ishtar, abbiamo reso attraverso alcune scene l’inutilità e la mancanza di significato nell’incessante ciclo di vita e distruzione attraverso la creazione e distruzione di simulacri d’argilla. Abbiamo distrutto l’ancestrale simbolo della mela, sottolineando l’assenza di speranza nel ciclo perpetuo.
Cosa sperate che il pubblico porti con sé dopo aver ascoltato “Ishtar” e visto il suo video?
Speriamo che, dopo aver rivisto le stelle, il pubblico non dimentichi mai di questo viaggio insieme e che desideri rifarlo con noi più volte durante la giornata “on repeat”.