Arrangements & Haze, il secondo solo show in galleria di Apparatus 22. Appuntamento alla GALLERIAPIU’ di Bologna – GALLLERIAPIÙ ha il piacere di annunciare “Arrangements & Haze”, il secondo solo show in galleria di Apparatus 22, collettivo artistico che lavora tra Bucarest e Bruxelles.
Mentre i lavori della serie precedente “Several Laws. The Elastic Test” si collocano nei tempi nebulosi in cui stiamo vivendo attraverso una critica alle innumerevoli norme che modellano il corpo nella società contemporanea, “Arrangements & Haze” cambia il punto di vista. Spostando la riflessione sul corpo in un futuro lontano, il collettivo anticipa pensieri poetici che si snodano tra il viscerale e il digitale, tra il piacere e l’abuso e, soprattutto, tra l’impossibile e ciò che potrebbe essere plausibile solo attraverso una radicale immaginazione.
Una sezione della mostra è composta da “Arrangements & Haze”, la serie di otto testi su grandi ritagli di pelle che esplorano scenari di corpi radicali in relazione al lavoro, alla tecnologia, alla spiritualità, all’ergonomia estrema e all’economia.
Nessun freno all’immaginazione, né tracce lineari di realismo.
Apparatus 22 ha coniato il termine hardcore minimalism per evidenziare la tensione tra il semplice mezzo formale – un rettangolo di pelle bianca – e l’intensa quintessenza del messaggio tatuato su di esso.
L’intensità veicolata da una forma così sobria risulta possibile, paradossalmente, attraverso un eccesso di immaginazione, amore e criticità combinati insieme: un processo strettamente collegato a SUPRAINFINIT, ovvero il tentativo di Apparatus 22 di immaginare un universo in cui la speranza venga usata come strumento critico. Questo tentativo si oggettivizza in mostra con l’altro corpo di lavori: oggetti e installazioni che sono allo stesso tempo duri e fragili, organici e artificiali, acuti e peculiari, sciamanici e imbevuti di logica (interiore) per prepararsi ad un rituale perturbante.
Protesi per l’immaginazione radicale, queste opere sono tutte incentrate sul processo di mettere insieme e intrecciare pensieri, energie, oggetti ed elementi al di là di ciò che è conosciuto, inconfutabile e manifesto al fine di evocare (le possibili) realtà del corpo nel futuro secondo Apparatus 22.
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Apparatus 22 è un collettivo artistico transdisciplinare fondato nel gennaio 2011 dagli attuali membri Erika Olea, Maria Farcas, Dragos Olea insieme a Ioana Nemes (1979-2011) a Bucarest, Romania.
Dal 2015 tra Bucarest e Bruxelles, Apparatus 22 si definisce come un collettivo di sognatori, ricercatori, attivisti poetici e futurologi (falliti) interessati all’esplorazione delle intricate relazioni tra economia, politica, studi di genere, movimenti sociali, religione e moda al fine di comprendere la società contemporanea. Un recente argomento di ricerca e di riflessione nella pratica di Apparatus 22 è l’universo SUPRAINFINIT: un tentativo di immaginare un universo tra presente e futuro in cui la speranza venga usata come strumento critico.
Nei diversi lavori di Apparatus 22 – installazioni, performance, testi – la realtà si mescola con la finzione e la narrazione, e tutto si fonde con un approccio critico che attinge conoscenza ed esperienza dal mondo del design, della sociologia, della letteratura e dell’economia.
Le opere del collettivo sono state esposte in mostre e festival tra cui: La Biennale di Venezia 2013, MUMOK, Vienna (AT), Brukenthal Museum Contemporary Art Gallery, Sibiu (RO), MAK, Vienna (AT), Steirischer Herbst, Graz (AT), Akademie Schloss Solitude, Stuttgart (DE), Salonul de Proiecte, Bucharest (RO), Museion, Bolzano (IT), Kunsthalle Wien (AT), Onomatopee Eindhoven (NL), La Triennale di Milano (IT), BOZAR – Centre for Fine Arts, Brussels (BE), TIME MACHINE BIENNIAL OF CONTEMPORARY ART, D-0 ARK UNDERGROUND, Konji (BIH), Académie Royale des Beaux-Arts de Bruxelles (BE), TRAFO Gallery, Budapest (HU), Futura, Prague (CZ), Ujazdowski Castle – Centre for Contemporary Art, Warsaw (PL), Württembergischer Kunstverein Stuttgart (DE), Contemporary Art Museum (MNAC), Bucharest (RO), KunstMuseum Linz (AT), Osage Foundation (Hong Kong), Progetto Diogene, Turin (IT), Drodesera Festival, Dro (IT), Young Artists Biennial, Bucharest (RO), Oberwelt, Stuttgart (DE), Galeria Nicodim, Bucharest (RO), Nieuwe Vide, Haarlem (NL), Nest, Den Haag, (NL), CIAP, Hasselt (BE), Barriera, Turin (IT), De Appel (NL), Suprainfinit Gallery, Bucharest (RO), GALLLERIAPIÙ, Bologna (IT) etc.; ma anche al di fuori degli spazi istituzionali, con performance in luoghi pubblici, interventi in spazi privati e altre modalità ibride.
GALLLERIAPIÙ è una realtà poliedrica per l’arte contemporanea con un focus sulla ricerca e la sperimentazione artistica. Nata da un’idea di Veronica Veronesi, GALLLERIAPIÙ opera come galleria commerciale dal 2013 nel distretto culturale della Manifattura delle Arti a Bologna in Italia. Ci dedichiamo a presentare sulla scena nazionale e non quello che definiamo come estetica con conseguenze – ovvero, pratiche artistiche perturbanti che analizzano aspetti essenziali per un’indagine critica della società attuale e futura. La galleria supporta l’autenticità, l’audacia e la coscienziosità, sostenendo il lavoro che celebra l’approfondimento delle voci nel tempo in cui viviamo.
Come esempi della recente attività espositiva: Yves Scherer, artista visivo il cui lavoro affronta questioni di genere, il mondo delle celebrità e le realtà mediate, lavora principalmente con scultura e installazione, creando ambienti immersivi che combinano narrazioni personali e fan fiction per offrire allo spettatore una lente e una prospettiva spesso romantica sul sé, sulle relazioni e sul quotidiano. Le sue opere sono state esposte a livello internazionale in gallerie e istituzioni come l’ICA di Londra, la Kunsthalle di Basilea e lo Swiss Institute di New York e sarà oggetto di una ricerca presso il Kunstverein di Wiesen nel 2018. Ha ottenuto nel 2012 il Förderpreis Bildende Kunst des Kanton Solothurn, lo Swiss Art Award nel 2015 e nel 2016 è stato inserito da Forbes nella lista 30 under 30 “Art & Design”. Emilio Vavarella, giovane artista italiano ricercatore alla Harvard University in Film and Visual Studies and Critical Media Practice, il cui lavoro combina pratica artistica interdisciplinare e ricerca teorica, si concentra attorno allo studio del rapporto tra l’uomo e il potere della tecnologia ed è stato esposto in molti dei più prestigiosi festival delle arti mediatiche e, tra le altre sedi, a Harvard Art Museums, the European Parliament, Museo de Arte de Caldas, Villa Manin, attualmente in mostra al MAMbo (Bologna) in “That’s IT! Sull’ultima generazione di artisti in Italia e ad un metro e Ottanta dal confine” a cura di Lorenzo Balbi e recentemente selezionato per la collettiva “Low Form” a cura di Bartolomeo Pietromarchi al MAXXI (Roma, ottobre 2018). Ann Hirsch, artista americana che lavora con video e performance anche online, esaminando l’influenza della tecnologia sulla cultura popolare, sulla sessualità e sulle questioni di genere; le sue opere sono state recentemente esposte a Zabludowicz Collection, Londra; Whitechapel Gallery, Londra; MOCA, Los Angeles; New Museum, New York. Gluklya (Natalia Pershina-Yakimanskaya), pioniera della pratica performativa e dell’attivismo femminista in Russia, presente in numerose mostre istituzionali tra cui “All The World’s Futures” curata da Okwui Enwezor alla 56ᵃ Biennale di Venezia nel 2015 programma pubblico di Manifesta 10, MMOMA Mosca, MUMOC Vienna, Shedhalle Zurigo, ACC Galerie Weimar, HOME Manchester, Pratt Institute New York, MOMA New York (talk).