Arriva Kintsugi, quinta traccia del nuovo album del romagnolo Spiro

Falsi impostori, cuori in frantumi e l’inferno terreno: dopo “Spacco più di te”, il rapper riminese di nascita e cervese d’adozione regala un altro brano “maledetto”

Sono andato in frantumi mi fumi ho tenuto i pezzi, sono andato saluti mi scusi ho perduto i mezzi, da solo quanto fatturi ho fratture non interessi, i viali dell’inferno in inverno lastricati con i miei versi”. 

Dai “falsi impostori” di un “mondo che fa schifo” al “cuore rotto” di un rapper che, tra ferite e botte, flirta sempre col dolore di un’esistenza infernale. 

Dopo “Spacco più di te”, il brano eversivo di Spiro The Pirate che, su YouTube, ha fatto il pieno di visualizzazioni e di apprezzamenti da parte di pubblico e critica, sta per uscire “Kintsugi”, quinta traccia del nuovo album del cantautore cervese (Forget vol 1 – Il Cuore) che uscirà, con dieci nuove canzoni, subito dopo l’estate. 

Un brano segnato da un sound inedito e innovativo, 2 minuti e 41 secondi di poesia burrascosa e di parole in frantumi scandite da un ritmo veloce e mai così incalzante. 

Unica sorgente, come al solito, la sofferenza di una biografia ruvida e scorticata dagli eventi, una vita da crepuscolare che Spiro – all’anagrafe Simone Giannattasio – interpreta con la caustica genialità del poeta maledetto. 

Cantante e autore dal 2010, dopo oltre dieci anni di sperimentazioni, un paio di collaborazioni importanti e tante canzoni iniziate e mai finite, con la fedele collaborazione del celebre producer Massimiliano Giorgetti, “Spiro” regala una nuova perla al suo rosario musicale, dando continuità ad un nuovo percorso artistico iniziato con “SPDT” (acronimo di “Spacco più di te”), manifesto rap contro l’arrogante vanità degli artisti moderni, quelli che – prigionieri di scale con un solo gradino – scambiano l’immagine per la sostanza, la superficie per l’abisso.   

Kintsugi, l’arte giapponese di esaltare le ferite, è un brano che sperimenta nuove vibrazioni – dice Spiro – e che, all’apparenza, c’entra poco con il resto dell’album. Ma io non credo alla ‘coerenza dell’artista’ e dunque, seguendo i miei mood, possono nascere anche canzoni diverse che spaccano il repertorio e portano la mia musica verso altre dimensioni”. 

Cambiano i frame, ma i contenuti restano sempre di spessore. Frammenti di una vita non facile, “segnata da tanti momenti down che racconto – dice – con una vena d’ironia, prendendomi anche un po’ in giro”. Un brano che, come sempre, oscilla tra spine e dannazione “anche se stavolta le ferite le cicatrizzo con l’oro”. 

Articolo precedenteIl Ministero della Cultura premia il MEI per il “Mei Superstage Jazz” e per “RiarrangiaRiz”
Articolo successivoJazz Guitar Award, al via la prima edizione