Biagio Accardi: faremo in modo che accada il bello

Da tempo non inciampavo dentro dischi densi di spiritualità. Quello di Biagio Accardi è un viaggio onirico nell’ES profondo, dove un mantra torna sempre, cambiando forme e colori. “Fai che accada” non è solo un titolo e non è solo un credo, una filosofia. È una chimica di fortissima intensità, è un suono che l’artista, il performer e polistrumentista (nel disco Accardi oltre alla voce suona mandola, guitalele, tamburi, synth, arpa lira, gong, campane tibetane, bastone della pioggia, shaker, rami di alloro, timpani) lascia fluttuare come un messaggio di etere e di consapevolezza inconscia. Insomma non è solo un disco di canzoni. Cercate di afferrarne il senso prima che la quotidianità del consumismo materiale prenda di nuovo il sopravvento.

Più che un disco sembra un viaggio intimo nella consapevolezza nuova… vero?
Per me sono preghiere o dei mantra se si preferisce. È un disco che supplica di recuperare la saggezza e tornare ad inebriarci dinanzi la bellezza; che tutto questo avvenga prima nel proprio immaginario e facendolo diventare un atteggiamento mentale diffuso. Non siamo solo collegati con il Tutto ma siamo il Tutto. “Fai che accada” vuole anche sottolineare il potere delle vibrazioni: anche il pensiero è vibrazione e può modificare lo stato delle cose. Noi siamo ciò che pensiamo.

Quanto buddismo c’è nella sua scrittura?
La parola “spiritualità” mi sta un poco stretta, è un termine troppo abusato di questi tempi. Mentre le religioni intese come dogmi non mi hanno mai convinto. Mi impegno a comporre una musica che fa bene al cuore e che ha come obiettivo indurre chi ascolta alla meditazione, al rilassamento e alla serenità predisponendo alla bellezza. Credo nel potere delle parole, che poi sono suono e prima ancora vibrazioni. Tutto quello che ci circonda è vibrazione, anche il nostro pensiero, questo è scientificamente provato; “la forza della mente è straordinaria”, questo è il mio mantra!

La natura come centro… ma il futuro delle macchine? Da rifiutare o da controllare ancora? Che tipo di rapporto hai con loro?
Nel disco utilizzo spesso sintetizzatori e drum machine, assolutamente la tecnologia usata bene può essere molto d’aiuto. Inoltre oggi è quasi inevitabile incidere un disco senza il supporto di un computer. L’elettronica ci può dare una grande opportunità per allargare gli orizzonti, a patto che la parte creativa e le doti artistiche compositive siano affidate prevalentemente all’essere umano e non alla macchina.

E in genere con l’uomo che rapporto hai? – Nel suono di questo disco ci sono davvero pochissime cose che arrivano dall’Italia… che mondo c’è dietro?
Quando non sono in viaggio per concerti, passo il mio tempo in un posto appartato, circondato dalla natura e immerso nel verde; contemplo le piante, respiro la brezza del mare che ho sempre di fronte e mi concedo molto tempo per meditare. Il terreno dove poggiano i miei piedi è cosparso di cristalli e fossili che hanno un’energia antica e con la loro presenza mi consentono di connettermi a qualcosa di atavico. Possiamo dire che mi “alimento con gli elementi”; che mi circondano. Sono questi gli ingredienti che contribuiscono alla realizzazione delle mie musiche, tutto concorre alla scrittura: l’osservare il movimento del sole dalle prime luci dell’alba fino al tramonto, lo spuntare della luna da dietro le montagne, il roteare delle costellazioni attorno alla Stella Polare. Infine quello che della Natura più mi affascina è osservare cosa gira intorno all’uomo, che considero innanzitutto un Essere Vibrante. Ed è già attraverso questa prospettiva che cambia la nostra relazione con gli altri.

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