Quel groove di chitarre che cercano la grinta roots americana. Quel drumming etereo e futurista che compatta tutto dentro finiture inglesi. E poi la psichedelia che fa capolinea dentro gli angoli del suono, smagliature che arricchiscono di carattere il tutto. È l’esordio dei campani Black Whale dal titolo “Spaceship” che facciamo girare oggi, ricco anche di un bel video ufficiale del singolo “Machine”, animazione grafica a cura di Nico Vecchione (@quepodlab). Il futuro dei cyborg secondo il suono e il rock di antiche generazioni a firma dei Black Whale.
Esordio ufficiale che arriva oggi… e che tempo è per voi quest’oggi?
È un tempo strano e difficile in cui bisogna tenere acceso il fuoco della musica suonata nonostante siano rimasti pochi club appassionati del genere che proponiamo. Lo sapevamo fin dall’inizio, è una partita che vogliamo giocare.
Una narrazione futuristica, tanta la letteratura che andremmo a citare. Il futuro invece per voi cos’è?
Il futuro è fatto di liquidità elettronica. Concerti online o direttamente nel metaverso: è importante adattarci alla realtà, ma manteniamo forte il desiderio di restare a contatto con il pubblico per poter guardare negli occhi le persone e capire se e quanto apprezzano ciò che suoniamo. Mi viene in mente l’immagine del mare che si infrange sugli scogli, la forma viene plasmata ma l’identità resta.
E che suono ha il futuro? Un post rock antico o una stesa di elettronica digitale estrema?
Nelle nuove produzioni stiamo lavorando ad un migliore bilanciamento elettronico, ma non con un fare estremo. Per il semplice motivo che andremmo fuori genere, sradicare un albero che ha la radici negli anni 90 e che ha il desiderio di crescere è un processo molto difficile o addirittura pericoloso per la vita stessa della band.
Indubbiamente guardiamo al futuro, ma in maniera razionale.
E in un tempo di cyborg, la musica che posto avrà secondo la vostra allegoria?
Speriamo che la musica mantenga quello che secondo noi è il suo potere: dare sollievo, affascinare, ispirare. Allo stesso tempo però, speriamo anche che includa delle sonorità inattese derivanti da scenari futuristici che sempre di più appartengono alla realtà in cui viviamo.
“Spaceship” giungerà in un qualche dove con la sua navigazione? Un full length ufficiale che propone una soluzione o un finale al viaggio?
Per il momento vaghiamo nello spazio alla scoperta di luoghi in cui portare la nostra musica. Ci piacerebbe, di certo, dare seguito alla storia di YanV7, ma in questo caso lasciamo parlare il tempo.