Brando Improta, classe 1990, è un talentuoso regista e sceneggiatore campano che ha ottenuto un notevole successo nel panorama del cinema italiano, nonostante la giovane età. A soli 32 anni, ha già guadagnato molte nomination e premi in diverse manifestazioni, dimostrando la sua abilità nel settore cinematografico.
16 nominations e ben 6 premi già ottenuti in manifestazioni sia italiane che internazionali, Brando Improta si è affermato come una delle promesse del cinema italiano. Il suo ultimo film, “Ed è subito commedia“, è stato candidato come miglior film al prestigioso “Pulcinella Film Festival“.
Abbiamo avuto il piacere di parlare con lui e scoprire di più sul suo lavoro creativo. La sua passione per il cinema si riflette nella sua attenzione ai dettagli e nella sua abilità nel dirigere gli attori. La sua capacità di creare storie coinvolgenti e di trattare temi profondi con sensibilità e intelligenza è ciò che lo distingue come regista.
Come sei diventato regista e cosa ti ha spinto a dedicarti al mondo del cinema?
Ero molto piccolo e stavano facendo in televisione “La banda degli onesti”, una commedia bellissima con Totò e Peppino De Filippo. Mi incuriosiva molto il fatto che la mia famiglia ridesse molto vedendolo, io ovviamente non capivo ancora tutte le battute, però decisi che volevo suscitare anche io quelle risate lì, quel tipo di emozione. Poi dopo il liceo chiaramente ho studiato, sia all’università, sia in accademie private e sia spontaneamente per approfondire il lato tecnico dell’essere regista, cosa significava al di là dell’idea affascinante di esserlo. E quando l’anno scorso ho ricevuto il premio Malafemmina, che è l’unico designato dagli eredi di Totò, mi sono sentito come se solo in quel momento lo fossi diventato davvero, come se si fosse chiuso un cerchio.
Quali sono stati i maggiori ostacoli che hai dovuto superare per diventare regista?
Io in qualche modo me li sono creati un po’ anche da solo gli ostacoli. Ho sempre cercato di portare la mia idea di storie, di quello che io volevo raccontare, senza accettare quindi vincoli e compromessi. Per farlo ho rifiutato quindi molte proposte interessanti, ma che avrebbero ridotto la mia libertà autoriale. Viene da sé che quindi decidere di intraprendere una strada autonoma rende tutto più faticoso, ma sono contento perché c’è anche molta più soddisfazione.
Hai diretto diversi film e cortometraggi di successo. C’è un progetto che hai particolarmente a cuore e perché?
Ne ho due in realtà. Il primo è “La vita come viene”, era una web serie che ho girato tra il 2018 e il 2019, in tre stagioni. Fece dei numeri grandissimi su Internet ed è stato il modo per farmi conoscere, vincendo anche i primi premi. Poi nel cast c’erano tutti amici, divisi tra attori professionisti e non professionisti, e quindi portavamo sullo schermo il nostro legame. Si parlava di una storia d’amore di una coppia da quando si incontravano fino alla morte di lui, e ancora oggi tante persone mi scrivono che si sentono toccate da quella serie, anche dall’estero ed è una cosa bellissima. Poi ebbi l’onore di avere Neri Parenti come guest di una puntata, e per me era un sogno. Il secondo è l’ultimo film “Ed è subito commedia”, che esce a maggio su Chili. Non perché è l’ultimo ma perché anche lì penso che la storia sia piena di umanità e di una tenerezza infinita. Poi i due personaggi di questi progetti son quelli che mi somigliano di più, quindi interpretarli mi ha toccato particolarmente.
Come ti approcci alla scrittura di una sceneggiatura e alla preparazione di un film?
Di solito mi viene un’idea folgorante e devo subito scriverla. Anche poche righe. Per esempio conservo ancora il foglio dove buttai giù l’incipit dell’ultimo film. Erano proprio poche parole: Marco e Giada si incontrano dopo vent’anni, erano amici da bambini e ora hanno molti problemi non risolti, affronteranno una notte assurda nel tentativo di ritrovarsi. Poi da lì comincio a pensare se è un’idea che può svilupparsi completamente, se può arrivare a toccare varie corde, se si presta ad essere sia comica che drammatica. E scrivo un soggetto ampio. Dal soggetto poi estrapolo delle scene chiave che scrivo rigorosamente a mano, su un taccuino. Quando ho le scene chiave passo alla sceneggiatura vera e propria su computer. È un processo molto intimo, la scrittura a mano avviene nei posti più disparati, da una spiaggia ad un bar, da una panchina di notte ad una fermata d’autobus all’alba. Una volta completato inizio la ricerca delle location e quindi si inizia la pre-produzione vera e propria.
Come scegli gli attori per i tuoi film? Cosa cerchi in un attore o in una attrice?
Non credo di avere un metodo nella scelta. Cerco un guizzo che mi faccia pensare che quell’attore o quell’attrice saprà interpretare tutte le sfumature di un personaggio. Poi scrivo sempre una parte su misura per me perché trovo più facile dirigere gli attori se sono anche dentro la scena. E ho un gruppo di attori e attrici di cui non farò mai a meno che faccio ruotare in ogni film nei ruoli di contorno. Quindi questo mi rende anche semplice la scelta, perché di solito sono massimo tre o quattro le parti da assegnare alle new entry. E poi cerco di capire se le persone scelte siano anche persone perbene, perché sul set mi piace ci sia un clima sereno, di convivialità, che tutti a fine riprese possano dire di essersi soprattutto divertiti. A volte ci riesco, a volte no.
Quali sono le sfide più grandi che hai dovuto affrontare nella produzione di un film?
I ritmi, sempre. Quando giri un film indipendente i giorni di riprese sono pochi, e quindi si deve correre. Basta un imprevisto poi a volte per fare in modo che i tempi si riducano ancora di più. L’ultimo film per esempio era girato quasi tutto in notturna, quindi magari lì c’era una sfida anche fotografica, di luce, che faceva si che di giorno dovessimo pensare a come rendere bene le scene che avremmo girato la notte. Quindi in pratica non si dormiva mai. Però non ho mai dovuto affrontare niente che non fosse risolvibile o che compromettesse la riuscita finale del film.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
A maggio uscirà “Ed è subito commedia”. Poi continuerò a portare in giro per i teatri la mia commedia “L’amore ai tempi del Covid”. Ho tre lavori dove sarò solo attore da svolgere, tutti interessanti. Poi a ottobre comincerò le riprese del mio prossimo film “La perfezione”, che girerò in Puglia, a Presicce. Intanto preparo il seguito a uno dei miei ultimi lavori, “Weekend per due (con delitto)”, per girarlo l’anno prossimo. Ho scritto il mio secondo romanzo, che uscirà a fine anno. Fermo non riesco a starci.
Ci sono storie o temi che ti piacerebbe esplorare in futuro attraverso il cinema?
Mi piacerebbe molto girare un horror. Anche un cortometraggio magari, come autore. Qualcosa che si rifaccia al genere slasher tipo “Halloween” o “Scream”, ma al momento non ho ancora avuto l’idea giusta. E prima o poi mi piacerebbe realizzare un film sulla prima partita di calcio avvenuta in Vaticano, tra le due squadre del posto, che finì in rissa e costrinse il Papa a interdire il gioco del calcio per anni. Però è una storia che richiederebbe un budget di un certo peso e soprattutto i permessi necessari. Mai dire mai.
Grazie per l’intervista e un’ultima domanda, cosa vuole dire ai nostri lettori?
Vi auguro di attraversare la vita con leggerezza, e quando non è così rifugiatevi in un buon film o libro, che fa sempre bene.